mercoledì 2 marzo 2011
Codici e mondi
Mi capita svariate volte, lo so, grazie anche all’approccio sempre più metafumettistico di molti degli autori che amo. Eppure ringrazio John Doe 5 di Recchioni e Genovese per avermi ricordato la questione del “linguaggio”, dei “codici” o di come diavolo vogliamo chiamarli. A metà racconto, Genovese cambia stile, e ci immerge in sei tavole di puro Diabolik. Un’immersione che avviene dalla prima vignetta di quelle sei tavole, per quanto mi riguarda, e che mi ha colpito per l’efficacia e il cambio emotivo che sottende. Ecco, il fumetto seriale è spesso fatto di queste cose. Pensiamo ai fumetti Disney, per dirne una. Diabolik in questo è forse il più coerente e… rigido. John Doe no, John Doe ha un’eterogeneità talmente ampia che è difficile, per me, ritrovare un sostrato comune ai vari episodi. Scelte artistiche, difficoltà produttive e via dicendo. Punto di forza o punto di debolezza?
È di questo che ha voluto occuparsi Giancarlo Berardi con Julia, di questo codice comune, riconoscibile e trasversale alla serie che accompagna ogni storia e muove precise emozioni e aspettative. Un lavoro che come sai per anni ho sottovalutato e, perché no, poco compreso.
A marzo in edicola trovi Laura Zuccheri ai disegni di Julia. Lei è, per me, il canone di Julia. Ed è bravissima.
Per inciso, ti dico che John Doe 5 è la storia più divertente di Recchioni che mi è capitato di leggere in anni e che Luca Genovese è il complice perfetto. Puro talento.
Harry
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La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.
E grazie.
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