lunedì 31 gennaio 2011

Manuele Fior vince ad Angouleme 2011...

 (c) manuele fior


... e quindi?

Io ti ho raccontato di Cinquemila chilometri al secondo di Manuele Fior. Penso che sia il miglior fumetto europeo che è uscito lo scorso anno. La vittoria al festival francese è l'ennesima conferma (e non sarà l'ultima), un punto di partenza, un punto di non ritorno. Ma quale visibilità e credibilità ha questa premiazione per l'Italia?
Potrebbe essere interessante misurare il riscontro di tale vittoria in Francia tra qualche mese, e confrontarlo con le conseguenze della vittoria autunnale a Lucca Comics in Italia.
Perché Fior aveva vinto già anche a Lucca. Non lo ricordi, vero?
Ma i premi di Lucca contano? Pesano? Hanno consistenza, per il mondo culturale italiano? Esiste un mondo culturale italiano? Nel buco di culo dell'irresponsabilità delle istituzioni che attanaglia l'Italia in questi anni, è certo che un aiuto, una valorizzazione dal mondo istituzionale è impossibile. E allora, i premi, oltre a una scritta sulla fascetta, come già detto, che vita hanno? A volte mi sembra che le premiazioni della maggior parte dei festival (fiere, convention, ...) italiani siano un vuoto e stanco rito, dovuto ma inconsistente.

Insomma, chi vince in Italia cosa vince?
Chi vince in Francia cosa vince?
Qual è oggi la specificità dei premi per il fumetto?
Si potrebbe ripensarli e mettere nuove risorse, energie, progettualità e sinergie?

Harry

mercoledì 26 gennaio 2011

Regole d'amore

all star superman, copertina di frank quitley


Se ami davvero qualcosa o qualcuno, lascialo andare...
In queste settimane ho lasciato in giro, sui mezzi, il numero uno della ristampa di Alan Ford, i disegni di Angelo Stano nel suo ultimo Dylan Dog, lo speciale di Tex disegnato da Roberto Diso, il primo albetto in lingua originale di All-Star Superman di Morrison e Quitley, Pillole Blu di Peeters.
Sarà sciocco, ma mi sembra di seminare.

Harry

martedì 25 gennaio 2011

Cose che non cambiano

 hellblazer, pandemonium - disegni di jock, sceneggiatura di jamie delano


Parliamo di Hellblazer, Pandemonium. Ti invito a riflettere.
Pandemonium è una miniserie illustrata da Jock e scritta dal mai dimenticato Jamie Delano, autore dallo stile crudo e lirico al contempo, mistico e politico. Delano è colui che scrisse le prime, seminali storie della serie regolare di Hellblazer, quello che diede per primo forma al personaggio dopo Alan Moore. John Constantine, nell’immaginario dei lettori, è tanto di Moore quanto di Delano.
Ebbene, con Pandemonium, dopo decenni, Delano torna a scrivere il suo personaggio.
Come spesso accade, in Italia, per il materiale DC/Vertigo, hai di fronte due scelte: lo leggi in lingua originale, sereno e tranquillo; sfidi la sorte e compri la versione in italiano della Planeta De Agostini.
Fino a poco tempo fa non mi sarei neppure posto il dubbio. Leggerlo in lingua originale era la scelta obbligata. Troppo sciatta e inadeguata la cura editoriale. Il cambio del dollaro permette spesso anche di risparmiarci qualche soldo. Capita tuttavia che mi ritrovi in mano il volume in italiano e che mi metta a pensare: Planeta ha cambiato service (da Magic Press a Bao Publishing), e potrebbero essere cambiate anche traduzioni e cura editoriale. Foschini lo ha promesso, sostenendo che non sarebbe stato difficile segnare una svolta positiva. La posta era, è alta. Noto con gioia, tra l’altro, che la traduzione è curata dall’amico smoky man e da Daniele Tomasi. Qualità? Niente da fare.

Cose che non cambiano:
Jamie Delano racconta una storia che funziona. Senza novità, ma con la sua solita prosa evocativa, cruda, e con una presa di posizione sulla guerra in Iraq e le sue nefandezze che mi piace. È sempre lui. Lo ritrovo più cinico, meno immaginifico, ma tagliente. Bene.
I disegni di Jock sono quel misto così di moda tra fotorealismo e impressionismo fatto di retini photoshop, filtri, colori e china che riescono a impressionare quanto vorrebbero solo a tratti. Ma Jock sa raccontare. E il gusto non gli manca.

Cose che non cambiano:
La confezione Planeta, cartonato con carta lucida, a un prezzo più che accessibile, è ancora oggi tra le migliori in circolazione. La storia lo merita? Sì, diciamo che per questa volta il gioco può valer la pena.

Cose che non cambiano:
Il testo è pieno di terrificanti refusi. Errori di calligrafia, parole dimenticate tra una frase e l’altra (due verbi uno accanto all’altro, due parole simili, ecc. a indicare un lavoro di traduzione non limato), a capo sbagliati, parole attaccate tra loro e così via. Non li ho contati. E non ho né tempo né voglia di tornare in quella merda per postarli uno per uno nel blog. Ma sono numerosi. Continuo a pensare come accoglierebbe un qualunque lettore un romanzo con tutti quegli orrori. Inaccettabile.

Cose che non cambiano:
Il nuovo processo di lavoro non funziona. Ancora. È evidente che non solo il lavoro finale dei traduttori era sporco (le doppie parole ci possono essere solo perché scritte dai traduttori, nel work in progress, e non ripuliti a dovere), ma il lavoro di revisione è stato pessimo, se c’è stato. Il processo continua ad avere falle enormi. Tanto più che la prosa di Delano avrebbe richiesto una cura e un’attenzione del dettaglio molto diversa. Per certi versi Pandemonium è un lavoro importante, in casa Vertigo. Una cura pessima come questa non sarebbe accettabile a livello amatoriale. Figuriamoci a livello professionale. Il volume l’ho comprato. E lo riporterò al mio negoziante, con richiesta che venga restituito come fallato al distributore.
Le cose non cambiano.

Harry

(ah, nel riprendere il link del blog di smoky man per inserirlo qui, mi accorgo di questo. Per non sbagliare, ti dico che si tratta di un altro volume di Hellblazer, non di Pandemonium. E in casa ho anche quello, da qualche parte. Merda.)

domenica 23 gennaio 2011

L'identità delle fumetterie

 [manifesto dell'iniziativa di Bao Publishing, vota la tua fumetteria preferita]

C'era un'idea legata alle fumetterie. Quella che la distribuzione specializzata avrebbe favorito le piccole produzioni, i piccoli editori, gli autori indipendenti, ...
Forse sbaglio, ma al contrario vedo le fumetterie diventare sempre più ulteriore cassa di risonanza dei prodotti dei grandi editori specializzati (Panini, Planeta, Star Comics, ...), a scapito dei piccoli editori.
Non è un caso che molti di questi (ex)piccoli editori abbiano creato in diverso modo sinergie con i grandi editori generalisti per trovare un nuovo spazio nelle librerie di varia.
Si pone la domanda. Qual è oggi la funzione delle fumetterie? E ancora, quali sono oggi gli interessi dei distributori per le librerie specializzate?

Harry

venerdì 21 gennaio 2011

I fumetti perché... (17)

(c) joe sacco, footnotes in gaza


... Joe Sacco inizia con una festa e una scintilla di vita quello che è un racconto di orrori e sopprusi indicibili contro la vita umana. Guardare quei volti, segmentati e stilizzati ma vivi, personalissimi... e guardare la fierezza con cui cammina joe.
Solo col fumetto si può fare.

Harry

giovedì 20 gennaio 2011

Intellettualismo

(c) joe sacco


Un amico mi dice... sto leggendo un fumetto bellissimo.
Faccio una gran fatica a finirlo, ma è bellissimo.

...

Harry

lunedì 10 gennaio 2011

Don't!




It’s not possible to know what we are trading away when we learn how to draw in a certain way, with intention.
Lynda Barry


Hullabalu è un libro immaginario, quello che non esiste perchè se esistesse sarebbe inutile. Dentro ci sono forme e disegni. Cose che ti fanno chiedere -
Cosa dà forma a una faccia?
Chi ha dato forma alla faccia?
Perché iniziamo a disegnare da bambini?
Perché si smette di disegnare?
Le forme esistono perché le vedi o le vedi perché esistono?


Questo libro di finzioni visive è realizzato da Marlys, una bambina che disegna. E basta. Ed è tutto…
A guidarla è la scimmia che c’è e non c’è, un alter ego subcosciente di Lynda Barry, cartoonist statunitense di fama mondiale.
In realtà Hullabalu è Picture This (o viceversa), il nuovo viaggio a fumetti della Barry (coaudiuvata agli acquarelli dal marito), un mosaico ampio, straordinario e ricco di suggestioni. Barry riflette sulla creatività visiva, nella propria vita e nell’esistenza umana, attraverso un libro che è fumetto, illustrazione, composizione di materiali. È autobiografia e manuale di sopravvivenza attraverso il disegno (colora con i puntini per rilassarti, lascia scorrere linee casuali per ritrovare la serenità, disegna all’infinito una scimmia per far passare i brutti momenti, puoi farlo anche davanti alla televisione, ecc.), che attraversa le quattro stagioni, che parla agli adulti (con malcelata inquietudine) e ai bambini (con malcelata verve educativa).

Picture This è un libro/esperimento, vivo, che la Barry ha realizzato per sé, offrendolo al mondo. Il mondo può reagire ad esso rielaborandolo, giocandoci su, provando i suggerimenti, da soli, da adulti, per ritrovare la spontaneità del disegno infantile, o in compagnia dei propri figli, per trovare nuovi stimoli e vagare per nuove scoperte. È un libro che apre la testa.

Ma Picture This è anche una riflessione profonda della Barry sulle proprie ossessioni, sulla propria educazione (il rapporto con la madre e l’interiorizzazione dei modelli parentali), sulla propria vocazione artistica, e sulle proprie dipendenze (il fumo di sigaretta).


Proprio attraverso la dipendenza da tabacco l’autrice ci offre un’intuizione. Non spiega, ma svela. La marca di sigaretta è Don’t (No, nel senso di non fare), che nel libro ha un doppio significato. Da un lato, Barry collega ironicamente ogni imposizione o divieto parentale all’uso del tabacco (non colorare davanti alla televisione, usa Don’t); dall’altro mette in evidenza l’antagonismo personale con il vizio, per cui al fumo è collegata l’idea di non dover fumare. Don’t è quindi contemporaneamente il frutto della frustrazione infantile (legata ai divieti) e la causa della frustrazione adulta (il rapporto combattuto con il vizio, il senso di colpa, ecc.). Con un continuo gioco narrativo, ironico e sagace, Barry ci svela senza spiegare il meccanismo psicodinamico della repressione. Un’intuizione profonda, cui ognuno di noi può dare forma in relazione alla propria esperienza personale, alle proprie ambivalenze e ai propri sensi di colpa.

Per chiudere, un dato personale. Ho provato Picture This con il mio figlio di cinque anni e funziona, come puoi vedere qui sotto. Altri lavori seguiranno!

Harry

disegno di harry naybors e figlio, sulla base dei suggerimenti di Lynda Barry 

 
e un estratto:




  








 
tutte le immagini sono (c) di lynda barry salvo dove diversamente indicato
picture this è pubblicato in lingua inglese da drawn & quaterly

domenica 9 gennaio 2011

Fumetti da disegnare

Prossimamente...

 (c) lynda barry

venerdì 7 gennaio 2011

The Newave Manifesto

Prossimamente...

Why do we go on drawing comix when there is no money in the business? We have no choice. Comix are what we do, the way we express ourselves, the way we react to reality. Ideas come and they have to be drawn, reproduced and passed around. It makes little difference if fifty or fifty thousand people read them. Ideas and their expression are the issue, not quantity or quality... Newave is about art, not money.
Clay Geerdes, January 1, 1983

Perchè continuiamo a disegnare comix quando non ci sono soldi nell'editoria specializzata? Non abbiamo alternative. I comix sono quello che facciamo, il modo in cui ci esprimiamo, in cui interpretiamo la realtà. Arrivano le idee e devono essere disegnate, riprodotte fatte circolare. Fa poca differenza se li leggonono cinquanta o cinquanta mila persone. Il punto sono le idee e la loro espressione, non la quantità o la qualità... Newave si occupa di arte, non di soldi.

 (c) XNO

Morto un caporedattore... (Marvel Comics)



Marvel Comics!?
Spero che la morte di (Ultimate) Spider-Man e quella di un membro dei Fantastici Quattro sia il colpo di coda della gestione Quesada.
Ad Axel Alonso chiederei due cose: meno uscite mensili (oggi, francamente, si è alla totale deriva); una pubblicazione in tradepaperback più economica (con meno hardcover utili solo ad alzare il costo del volume).
Nel primo caso, qualche speranza la vedo. Nel secondo, meno. Visto che al trand si sta adeguando anche la DC Comics. Ma ci tornerò su.

Harry

giovedì 6 gennaio 2011

Fuori dalle scuole?

(c) will eisner



Sergio Brancato chiacchiera con Davide Occhicone su LoSpazioBianco. Un'intervista densa e stimolante.
Prima, un chiarimento semplice quanto necessario, a proposito della critica amatoriale, che condivido completamente, perché in fondo è di questo che parlo ogni giorno:
I gior­na­li­sti che scri­vono per i gior­nali sono molto pochi, quindi la cri­tica diventa sem­pre più, oggi, un eser­ci­zio ama­to­riale. Atten­zione: non dilet­tan­ti­stico, ma ama­to­riale nel senso di moti­vato pas­sio­nal­mente, di un desi­de­rio di inte­ra­zione con la comu­nità di rife­ri­mento. 

La chisura dell'intervista, che riflette sullo specifico del fumetto nel mondo odierno, mette in luce la sua caratteristica meticcia e, forse con un moto di orgoglio quasi eccessivo, ne evidenzia una portata proto-rivoluzionaria
[...] il fumetto rie­merge in nuove forme, ad esem­pio come labo­ra­to­rio spe­ri­men­tale sot­to­stante l’evoluzione del cinema e degli audio­vi­sivi in gene­rale. Oppure, come sostiene Daniele Pane­barco, leg­gen­da­rio comic-maker degli anni ’70, intro­du­cendo nella cul­tura di massa quella moda­lità di rac­conto iper­te­stuale, basata sul costante rimando tra diversi codici di comu­ni­ca­zione, che è alla base dei lin­guaggi digi­tali. In altri ter­mini, senza la pre­e­si­stenza del fumetto, dif­fi­cil­mente si sareb­bero svi­lup­pate le forme di comu­ni­ca­zione attual­mente in voga presso i gio­vani.
Un sotto-testo culturale, quindi, quello fumettistico, che secondo Brancato sarebbe stato funzionale all'evoluzione dell'era digitale.

Infine, riprendo un passaggio che non mi sento di condividere, e che è figlio di un pessimismo educativo che potrebbe essere superato:
No, non credo che por­tare il fumetto nelle scuole por­te­rebbe grandi van­taggi, fini­rebbe per diven­tare come la Divina Com­me­dia, un’opera bel­lis­sima ed entu­sia­smante che abbiamo dav­vero sco­perto, da soli, dopo che aveva finito di essere un obbligo didat­tico.
Secondo questa logica, l'insegnamento scolastico andrebbe via via impoverendosi sempre più, senza alcuna possibilità di rinnovarsi al passo con i tempi. Piuttosto che non far entrare il fumetto nelle scuole, sarebbe importante formare gli insegnanti affinché lo sappiano insegnare. Se non è raro trovare insegnanti inadeguati a trasferire le emozioni di alcuni capolavori (come la Divina Commedia citata da Brancato), ritengo che la scuola sia ancora oggi un luogo dove i giovani possano ricevere stimoli, fascinazioni e vocazioni per il loro futuro. Non togliamo a priori questo potenziale. Piuttosto, ripensare alla scuola pubblica, senza maschere ideologiche a coprire tagli indiscriminati, potrebbe comprendere anche riflettere sul ruolo del fumetto come materia di studio e/o come strumento di insegnamento.

Harry

(tutta l'intervista qui)

Fumetti animati

Prossimamente...

(c) marvel comics

mercoledì 5 gennaio 2011

Amici

(c) gipi


Il collo migliora. Il clima peggiora.
Giorni di visite di amici.
Ieri, Charlie Brown mi ha sorriso timidamente, dicendo che non ha ancora deciso di darsi per vinto.
Minnie mi è comparsa in sogno, mezza nuda, sospirando Sono meglio di Paperina, quella troietta smorfiosa.
Lupo Alberto è andato via correndo, dopo aver soffiato sulla candela silenziosa fuori dalla porta.
Avevo un pensiero ricorrente, in questi giorni, un Lex Luthor sulle spalle, a guardarmi di traverso con il suo sorrisetto gelido. Diavolo, dov'è Supes quando serve?
Keezix ha voluto ricordarmi di quando aveva due anni, poche parole, molti passi, e muoveva gli occhi vorticosamente alla ricerca della luce e delle voci.
Con vecchi amici, poi, si è parlato di Ayako, e della sua rabbia. E della sua solitudine. Avessi provato davvero quell'isolamento, sarei molto meno sereno di oggi.
Davanti alla latta, mentre cucinavo pasta al forno con spinaci, Popeye diceva con il suo gergo robusto, Di cosa hai paura, ti difendo io.
Ma mentre i giorni delle feste passano velocemente, e il tempo è appena sufficiente a ricomporre la famiglia prima di una nuova dispersione di lavoro e fatica, è arrivato Gipi, mezzo nudo, disegnato male, e pacca sulla spalla, sguardo furbo, mi ha portato davanti al fuoco e mi ha detto La carta brucia velocemente; controlla che le tue mani non siano di carta.
Inizia.

Harry

Fumetti d'archivio

Prossimamente...


(c) alfredo castelli

martedì 4 gennaio 2011

Fumetti circolari

Prossimamente...


(c) giacomo nanni


Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
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La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.