martedì 11 ottobre 2011

Il vero finale



Ricordo molto bene come ha avuto inizio.
Harry Naybors è un personaggio di Daniel Clowes e, come molti suoi personaggi, ha lasciato un riverbero nella mia mente.
Nel frattempo era iniziato un gioco. Ho scritto diversi racconti nei quali ho immaginato incontri personali, reali, autobiografici, con personaggi dei fumetti. Ovvero, incontri con personaggi straordinari, come recitava il titolo originario del primo blog che ho aperto (oggi, incontri con manifestazioni di vita, ed è tutta un'altra roba).
Nel progetto originale, a cadenza settimanale, o bisettimanale,  avrei pubblicato un racconto inedito illustrato da un disegnatore. Quel progetto non è mai sbocciato davvero, per diverse ragioni, prime tra tutte il coinvolgimento di alcuni amici disegnatori che non sono riusciti a mantenere le promesse. E per questo non porto rancore. Perché ancora adesso ho un piccolo, divertente progetto da poter far crescere nel tempo. Se vorrò e troverò le giuste condizioni.

Ma per prepararmi a questo progetto, ho messo in cantiere diversi racconti. Al momento ce ne sono circa una trentina. Alcuni più belli, altri meno. Molti divertenti, qualcuno malinconico come mi piace essere. Dei tanti esperimenti, uno era davvero diverso. Non un vero racconto, ma una finta conversazione via mail con Harry dove il noto critico mi scriveva delle sue impressioni su un determinato fumetto. L’idea mi ha divertito molto. E da lì, in breve tempo, altre, numerose mail mi sono arrivate da Harry. La conversazione diventava fitta e il passo a immaginare un blog tenuto da Harry è stato molto breve. Così, come scritto nella presentazione, l’ho aiutato a sviluppare questa idea.

Ho sempre considerato questa scrittura critica come un esercizio personale, un gioco espressivo e dialogico, dove il mio ruolo era certo quello di analizzare, immaginare e dare forma, ma dove ho sempre tentato di utilizzare un punto di vista diverso da quello mio, strettamente personale. La mente offre intinite possibilità.
Quel che n’è uscito, dall’inaugurazione del blog a oggi, lo conosci. La sfida nella sfida era anche quella di realizzare un blog efficace, divertente, serio, che parlasse solo, esclusivamente di fumetto. Ne esistono pochi, di blog monotematici sul fumetto, in Italia. E sono ancora meno quelli che leggo con piacere. Volevo che Harry facesse quello che sa fare meglio, quindi, parlare solo di fumetto ma riversandoci dentro la vita. Vedere il fumetto in controluce per stimolare nuove letture della realtà. Uno sforzo possibile solo grazie ai tanti professionisti che realizzano fumetti e che ho avuto il piacere o la disavventura di incontrare.

Nel tempo, Harrydice… è inciampato in diversi riscontri positivi. È molto seguito dagli addetti ai lavori, e da parecchi lettori curiosi, che mi hanno spesso stimolato e incalzato. È stato l’opportunità di comprendere meglio certe dinamiche proprie della creatività del fumetto, nonché le sciocche insidie del mondo degli addetti ai lavori, che spesso parlano da sole e mal celano un grande livello di improvvisazione e di frustrazione. Giorno dopo giorno, scrivendone, ragionandoci con gli occhi di Harry, ho capito sempre più di non appartenervi, né come critico, né come pezzo del puzzle che compone le dinamiche umane di un mercato settoriale.

È arrivato quindi il momento di salutare Harry. Lui non è felice di questo. Ma sono convinto che possa farcela da solo a trovare la sua voce. Con il post di oggi, prima e unica incursione dell’autore nell’immaginario del personaggio, Harrydice… chiude. Nessun nuovo aggiornamento per il futuro.
Ho scelto di anticipare questa chiusura con le ultime strisce di tre celebri fumetti: Calvin and Hobbes, The Peanuts, Little Orphan Annie. Non è vanagloria, ma solo un modo, l’ennesimo, di sfruttare la grandezza inarrivabile di un preciso immaginario per creare un clima, per preparare un pre-testo.
È in queste piccole, enormi cose creative che mi riconosco, che ritrovo Harry. Ed è per questo che sono grato a tutti i pazzi, italiani e non, che si ostinano a creare fumetti. Tutta la mia stima (qui un esempio su tutti).

Per un po’, forse per sempre, questo blog resterà aperto, consultabile. Ma nel tempo perderà di senso. A chi volesse scrivermi, per qualunque ragione, può inviare una mail a harrynayborsdice@gmail.com. Un grazie sentito a chi mi ha letto e sostenuto. Chiedo perdono a tutte le persone che, nel tempo, ho coinvolto in progetti e idee per Harrydice… che non hanno mai trovato spazio, tempo e forza per svilupparsi. Sarà per altre vite.

Guglielmo

Finale 3

Prossimamente...

jay maeder & ted slampyak

domenica 9 ottobre 2011

Finale 2

Prossimamente...

charles shultz

venerdì 7 ottobre 2011

Finale

Prossimamente...


bill watterson

mercoledì 5 ottobre 2011

Letture postume

                                           copertina di julia 157 di marco soldi


Il ritorno del lettore qualunqu(ista)e...

Harry


Leggo su Leggo che è morto Sergio Bonelli, l’editore, non quello che truffava gli affitti.

Di Bonelli so nulla. Mai visto, neppure in foto prima d’ora. Eppure ne respiro la presenza da molto.
Io che leggo male e quel che capita, ho visto le sue firme editoriali un po’ ovunque. E mi dispiace che muore così, di colpo, in poco tempo.
Lascia un’eredità grande, seppur contenuta, raggruppata. Ma dalle moltissime ramificazioni. Quel che accadrà si vedrà. Non so, forse noi lettori non ce ne accorgeremo neppure che è andato, sparito dove se ne vanno tutti, prima o poi.
Bonelli ha la fortuna di lasciare i suoi segni al mondo. In molti non hanno questa sorte. Va e resta, tutto insieme.
Io fatico a commuovermi, perché ho talmente tante cose da fare che commuovermi mi bloccherebbe. Il mio istinto mi dice vai avanti, vai avanti. La morte è tutta intorno a te. Ma la vita è più forte.
E quindi, ripongo Leggo dove deve stare, nel cestino del riciclo della carta. E ancora mi arrabbio, mi arrabbio a vedere il cestino accanto, quello che non ricicla un cazzo, pieno zeppo di quotidiani gratuiti. Apri gli occhi, uomo che cammini sulle nuvole. La vita ti sta chiamando! Ma andiamo avanti.


Qualche giorno dopo, in edicola c’è Julia, il nuovo numero di ottobre. Di tutto, è il Bonelli che mi dà più gioia. Mi rassicura e inquieta. E io amo queste contraddizioni. Le storie sono tutte uguali, nei disegni, nell’impostazione, non so usare termini tecnici. Apro il fumetto ed è sempre la stessa cosa. Mi sento a casa. Mi sento accolto. Ogni cambio di pagina so cosa trovo, una rigida divisione in vignette con tutte quelle facce nervose ma pulite, e quei luoghi ordinati ma pieni di violenza.
Ma in ogni numero, qualcosa di nuovo accade. E qui, lo dico chiaro perché è importante, non mi sento preso per il culo. Perché raccontare all’infinito la stessa storia fantasy con una bella donna in pericolo e l’eroe che la salva numero dopo numero dopo numero è offensivo, mortale, direi. Mentre Julia non è così. Ed è coraggioso questo strano compromesso tra staticità e movimento, tra vecchio e nuovo. È una cosa che cerco. Ma non trovo quasi mai.



E mi torna in mente il sig. Bonelli, che ha dato fiducia a un fumetto così, per esserne pienamente ripagato. Di cazzate, da editore, se ne possono fare molte. Anche l’età, dopo anni e anni di trincea, può offuscare le scelte. Ma un merito questo signore ce l’ha. Quello di essersi circondato di ottimi professionisti. E, cazzo, i professionisti sono anche uomini, quindi uno si nasconderà dietro a quell’etichetta, e farà solo storie professionali e vuote, ma qualcuno userà quella particolare esperienza per spingersi ogni giorno in nuove direzioni. Quindi, tanti saluti, Bonelli. Se il male esiste, non sta qui. Forse molti sassi nelle scarpe. Qualche dolore alle anche. Ma anche eccellenti soddisfazioni.

Un lettore qualunque.

Merchandising e un cosplayer speciale


Mio figlio si vestiva di Spider-man, a una festa, mentre simulava l'arrampicata dell'arrampicamuri.
L'identificazione con l'eroe di finzione, vestirne i panni, farsi trasportare dall'immaginazione...
Maledetto merchandising!!

Harry


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La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.