lunedì 27 dicembre 2010

Marchetta



Come puoi vedere nel post precedente, Harrydice… ti ha regalato per le feste il primo capitolo del volume Alta Società di Cerebus. Perché bisogna leggerlo, lo puoi scoprire di là.
Nel riflettere sulle possibilità, Cerebus mi è sembrata una delle pubblicazioni più adatte a questo tipo di dono, per caratteristiche e importanza. Quando ho avanzato la richiesta a Black Velvet la loro risposta è stata immediata ed entusiasta. E li ringrazio, per questo.
Ma qualcuno può dubitare della mia buona fede. Immagino già persone che si chiedono se Harry lavora per l’editore, se ha qualche interesse particolare, o meglio ancora, se quell’articolo è un tentativo per iniziare una collaborazione. Per qualcuno può sembrare strano non ragionare in questi termini. Le dietrologie e le insinuazioni sono il pane della culturetta italiana. E perché Harry dovrebbe sottrarsi da tali meccanismi?
Ma per sgombrare totalmente il campo da qualunque dubbio, ho deciso di alzare la posta. Con questo articolo ti racconto perché Black Velvet è una casa editrice importante e quali pubblicazioni puoi comprare a occhi chiusi. Ho sfogliato il loro catalogo, accorgendomi di aver amato buona parte dei lavori pubblicati finora. Perché non parlartene, quindi? E non far capire da dove nasce la scelta della pubblicazione di Cerebus?
Ma prima una premessa.



Anche Omart Martini e Sergio Rossi, responsabili della casa editrice, hanno recentemente unito le forze con un editore generalista (come Coconino Press, Lizard, ecc.). Da quest’anno, Black Velvet è stata acquistata da Giunti. Questo vuol dire molte cose, ma per prima cosa più soldi e una migliore distribuzione nelle librerie di varia. Se ciò imporrà anche vincoli editoriali a Martini, si potrà valutare solo nel futuro. Certo è che da sempre dietro alle scelte di Martini si può leggere un progetto stratificato e ambizioso. Cito solo tre esempi recenti: la pubblicazione di Cerebus, appunto; l’integrale e cronologica ristampa di Doonesbury e la ristampa dei Mumin. Sono opere che richiedono molte ore di lavoro di redazione, investimenti onerosi (in termini di diritti), una certa esposizione economica e un lungo respiro. Progetti che non vivono dello sforzo di qualche mese o che si chiudono con la pubblicazione di un volume “o la va o la spacca”. Giunti può garantire  a Martini e alle sue scelte maggiore continuità e sostegno. Il resto lo farà il tempo e, spero, un cambio di mentalità ormai necessario: meno provincialismo e più iniziativa promozionale sul territorio. Ma veniamo al catalogo.


 Ho citato Doonesbury e Mumin. Nel catalogo Black Velvet la prima cosa che puoi trovare sono recuperi di opere storiche importanti. C’è la ristampa dei lavori di Gianni De Luca, straordinario e non abbastanza conosciuto autore del Commissario Spada e di altre opere interessantissime. La sua biblioteca è solo all’inizio del cammino, interrotto per il riassetto societario. Attendiamo una ripresa. C’è la ristampa di alcuni lavori giovanili di Paolo Bacilieri, che da soli mostrano l’inconsueto talento visivo dell’autore. C’è poi quel meraviglioso e seminale lavoro de I Professionisti, di Carlos Gimenez, pietra angolare del racconto meta-fumettistico spagnolo. E c’è l’antologica di Antonio Rubino sul Corrierino, che testimonia l’impossibilità genetica di dividere popolare da autoriale nella storia del fumetto.

Venendo all’oggi, Black Velvet ha selezionato alcuni autori fondamentali della scena fumettistica internazionale, per personalità e sintesi. La dolce e apprensiva Jessica Abel, autrice poco prolifica ma importante, che nel tempo ha saputo sviluppare una riflessione sempre più attenta e consapevole delle potenzialità del fumetto. La Perdida è uno dei romanzi autobiografici più interessanti degli ultimi anni, con impennate narrative sorprendenti.
Jason, che coi suoi lavori sta esplorando il fumetto come forma di espressione esistenziale dell’arte e dei rapporti umani. Il primo, commuovente Shhh! e Ehi, aspetta sono lavori intimisti unici, capaci di toccare anche i lettori più cinici. La semplicità del tratto, il potenziale iconico dei personaggi, i ritmi delicati delle sceneggiature, l’apertura dei significati fanno dei lavori di Jason vere boccate di ossigeno per l’intelligenza e la sensibilità di tutti.
E poi l'inarrivabile Thomas Ott. L’autore svizzero è un visionario, inquieto, cinico e implacabile orrorista. L’equilibrio aritmetico delle sceneggiature, sempre costantemente sperimentali e meta-comunicative; l’incalzante ritmo claustrofobico degli snodi narrativi; il gelo del tratto; la follia dei protagonisti sono gli elementi che permettono a Ott di essere uno degli autori più efficaci nel rappresentare le perversioni e l’inquietudine della nostra modernità. Il dolore come destino, la sconfitta come unica risoluzione, la morte come fuga inaccettabile ma, in definitiva, estremo rimedio e consolazione sono alcuni dei suoi temi preferiti.
Di questi tre autori, puoi chiudere gli occhi e pescare al buio un volume a caso. Non si sbaglia.

Martini e Rossi negli anni hanno pubblicato inoltre una serie di opere che potremmo definire, oggi, dei classici moderni, a conferma dell’intelligenza delle scelte, che puntano da sempre su opere non volatili, ma rappresentative e solide. L’opera prima di Craig Thompson, Addio Chunky Rice è forse la meno significativa (anche se mantiene ancora oggi una freschezza e una leggerezza che non si ritrovano nel più celebre Blankets). Ma non puoi dire di conoscere il fumetto se non hai letto Breakfast After Noon di Andi Watson (cosa ci vuoi fare, ho un debole per il suo sguardo leggero e melodrammatico); Hicksville di Dylan Horrocks (un’apologia del fumetto divertente e densissima); Giara di stolti di Jason Lutes (una delle opere prime più riuscite del fumetto statunitense, la rivelazione di un talento unico); Non mi sei mai piaciuto di Chester Brown (non la sua opera più importante, forse, ma probabilmente la più emozionante finora).


Non posso dire di apprezzare invece tutte le produzioni italiane di Black Velvet, che pure sono una parte importante del catalogo. Tuttavia, Quando tutto diventò blu di Baronciani ha più pregi che difetti, Il Viaggiatore Distante è la prova più convincente finora di Otto Gabos, Coltrane di Paolo Parisi è musicale e diretta, uno sguardo vivo su un mostro sacro del jazz. E forse dimentico qualcosa.

Quelle citate, vedi, sono basi solide per qualunque catalogo. Sono fiori in un giardino. Ma sono solo un punto di partenza su cui costruire. È strano a dirsi, forse, trattandosi di una casa editrice che pubblica fumetti da più di un decennio. Ma volenti o nolenti Martini e Rossi si sono mossi in una direzione che costringe a guardare avanti, a investire per il futuro, a lavorare per ampliare il bacino dei lettori. E, seguendo una vocazione che le appartiene da sempre, travalicare la barriera che divide gli appassionati di fumetti dai lettori generalisti. Lo impongono i progetti di ampio respiro già avviati, Cerebus e Doonesbury su tutti. Lavori dai quali non è possibile aspettarsi solo risultati immediati. Lavori che richiedono, come già detto, di muoversi trasversalmente e in modo più convincente sul piano promozionale e divulgativo. Lo impone il connubio con Giunti, la quale dovrebbe partire da un presupposto: decidere quali opere del catalogo sono da mantenere costantemente reperibili, distribuendole in modo sistematico, ristampando in modo puntuale quelle che si ritiene debbano essere sempre a disposizione dei lettori. E non dimenticare la sinergia con le fumetterie, che per quanto muovano numeri relativamente piccoli di venduto, favoriscono una fidelizzazione impossibile nelle librerie di varia. Non rinforzare anche solo uno dei tasselli attualmente a disposizione sarebbe un grosso errore. 

Harry

giovedì 23 dicembre 2010

Un pezzo di Alta Società, il regalo di Harry per te



Molti conoscono Cerebus di Dave Sim. In pochi l’hanno letto, davvero, negli States.
Figuriamoci in Italia.
Cerebus è un fumetto da intellettuali, una di quelle strano opere che ti passano accanto in molti discorsi ma sfuggono, perché non facilmente catalogabili
e perché, in sostanza, per lo più sconosciuto.
Sim è un pioniere dell’autoproduzione. Dell’autodeterminazione. Dell’autocelebrazione. Dell’autoreferenzialità. L’uomo da una sola, monumentale opera. Anche se oggi pubblica un nuovo lavoro, Glamourpuss,  che mi dicono essere totalmente fuori dai canoni. Sim è un uomo recluso, ma che non perderà mai il suo riconoscimento, sebbene in pochi abbiano il piacere di averlo tra i propri amici e pochi lo vorrebbero davvero.
Cerebus come Sim, Sim come Cerebus. Animali di razza strana, fuori dal coro, arrabbiati e determinati. Anti-istituzionali.


Se vuoi avvicinarli, Sim e Cerebus, oggi puoi andare in libreria e chiedere l’edizione italiana della Black Velvet-Giunti del primo capitolo (che è il secondo, ma di questo non ti dico, informati da solo) della lunghissima saga dell’oritteropo più famoso al mondo. Un’edizione cartonata, stampata su ottima carta. Meglio dei volumi in lingua originale. E con una traduzione rigorosa. Una traduzione che è sfida nella sfida. La conosci la storia delle traduzioni estere di Cerebus? È un’altra di quelle cose che sanno tutti. Uno dei miti del fumetto statunitense.
La faccio breve. Ma per capire davvero, devi leggere Cerebus, sul serio. Non per sentito dire. Ecco la storia.

Cerebus è un esperimento espressivo come pochi nel mondo su carta stampata. Non tutto quello che ci trovi dentro ti piacerà. Non tutto è utile alla narrazione, o necessario allo sviluppo. Ma siamo nell’avanguardia. Un pioniere, ricordi? Un’avanguardia non psichedelica, non decostruita, non underground. In questo strano mondo di illusioni, dove Sim e Cerebus sono soli contro il mondo (l’editoria, le donne, la Chiesa, lo Stato, …) l'unica cosa che conta è la sperimentazione,  è spingere più in là i limiti del fumetto, in equilibrio tra apertura e chiusura.
Ecco, in quell’illusione, che ha piena consapevolezza del Fumetto, e che vive dei codici e della loro ri-definizione, Sim si è convinto per anni che Cerebus fosse intraducibile in lingue estere. Un processo creativo al di fuori del suo totale controllo, quindi ineseguibile. Risultato? Per anni Sim non diede il permesso ad alcun editore straniero di pubblicare il suo lavoro in altra lingua.


Fino a poco tempo fa. Cosa sia successo dopo, non mi è dato sapere. Colpito dalla crisi finanziaria Sim potrebbe avere oggi un disperato bisogno di soldi? O potrebbe aver semplicemente cambiato idea, complice la convincente proposta dell’editore? Il mondo cambia giorno dopo giorno, in fondo,  no? Si dice che solo i pazzi siano coerenti fino alla morte e non cambino mai idea. E in effetti, in molti hanno pensato a Sim come a un folle. Ma c’è sempre speranza.

Alta Società è un’esibizione di intelligenza, forza e conoscenza delle umane sfortune. È un panphlet politico sul potere e il parossismo che genera. Potrai riconoscerti, potrai osservarvi i meccanismi che muovono il mondo. Riderai e ti arrabbierai. Ma soprattutto, ti accorgerai di entrare in un mondo creativo più grande di te, più grande di quanto ti sia mai capitato di frequentare prima, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti; ché l’enormità non sempre è un punto di forza. Ma in questo caso è un atto di coraggio e il risultato di un processo creativo durato decine di anni. E ricorda: per i motivi che ti ho spiegato l’edizione italiana di Cerebus è uno dei più importanti eventi editoriali del fumetto europeo del decennio; vuoi non esserne parte?

A questo punto, ti ho dato alcune ragioni per leggere davvero Cerebus. Ma credo che anche tu troverai le tue. Non ti sei ancora convinto?
Allora inizia da qui, dal leggere online tutto il primo capitolo di Alta Socità, gentilmente offerto in esclusiva da Black Velvet per il blog di Harry.
È il mio regalo di Natale per te. Non siamo soli in questo universo. 
Buone feste!
(Con un grazie sentito a Omar Martini e Claudio Calia, che hanno accolto la mia proposta)

Harry

lunedì 20 dicembre 2010

"Il futuro sarà il mondo delle idee"



Eddie Campbell ha vissuto troppo a lungo il fumetto per poterlo prendere ancora sul serio.
Dopo anni di autobiografismo (Alec) e il successo di From Hell con Alan Moore, soldi dei diritti cinematografici inclusi, l’autore inglese sembra scrivere spinto esclusivamente dal suo bisogno e dal suo divertimento.
The Amazing Rimarcable Monsieur Leotard (negli States per First Second, inedito in Italia) è un gioco di specchi con la Storia e con il Fumetto.
Non c’è verosimiglianza né pedanteria. Solo il gioco. Il divertissment, si potrebbe dire.
Il racconto è spezzato in due parti. La prima racconta le vicende del trapezista e illusionista Leotard, nipote ed emulo del celebre Louis Leotard, negli anni della giovinezza. Per vezzo e fortuna il protagonista inciampa nei piedi della Storia e di essa diventa incolpevole protagonista.
Campbell (con Dan Best, aiuto sceneggiatore) esprime lucentezza e irriverenza, ponendo le basi per il nulla, il nonsense di una storia non-storia.
La seconda parte è la malinconica sorpresa della vecchiaia, che arriva senza preavviso, con le perdite e la solitudine e la morte.
Nel mezzo, a rompere il fluire di avvenimenti che sembra ormai codificato e prevedibile,  una sequenza meravigliosa e propriamente fumettistica (che riporto per intero sotto), con elementi meta-narrativi leggeri e vezzosi.
Il disegnatore Campbell è sempre più essenziale ed evocativo, nell’uso del tratto, degli elementi iconici e dei colori. Lo sceneggiatore Campbell è fine e sensibile, per quanto ormai totalmente disilluso. L’autore sembra ormai incapace di raccontare una storia piena, che rispetti i canoni della sospensione dell’incredulità e dell’immedesimazione. Il suo gioco è un altro. È una riflessione sulla vita, sul mondo delle idee, in forma di piccoli trattati filosofici a fumetti, metaforici e surreali.


Le cose importanti accadono nei sogni. Crolla il muro tra realtà e immaginazione, come cade la divisione tra una vignetta e l’altra e i protagonisti dialogano in parallelo agli autori a margine della tavola, piena del nulla che è la pausa di una persona che agitata dorme e sogna.
Il risveglio, nell’intensità espressionista della figura e della messa in scena, è impressionante, toccante. Se non c’è serietà non vuol dire che debbano mancare emozioni autentiche.
Eddie Campbell lo sa. La serietà è il contrario della sensibilità.

Harry








tutte le tavole (c) eddie campbell

Ritrovamenti

wimbledon green (c) seth


Stamattina, in treno, ho pensato di realizzare interviste immaginarie.
Harry Naybors che intervista oggi Andrea Pazienza o Harvey Kurtzman (due nomi a caso).
Ma chi se la sente di prendersi questa responsabilità? Lascio che a parlare siano le loro eredità a fumetti e la loro assenza.
Quanto pesa l’assenza di questi autori? Quanto pesa la morte?

Hai sentito la notizia delle centinaia di tele di Picasso ritrovate? Sembra che al momento non sia in discussione la loro autenticità. Si indaga su come un normale elettricista settantenne se ne sia impossessato. Mi interrogo soprattutto sul perché quel tale abbia aspettato tutto questo tempo prima di riportarle alla luce.

Il sogno di ogni collezionista è immaginare un giorno la scoperta di fumetti di un tale autore, decenni dopo la sua scomparsa. Di qualcosa del genere ha parlato Seth in Wimbledon Green. Di qualcosa del genere si sono occupati Alfredo Castelli e Rizzoli Lizard con il ritrovamento e la pubblicazione di Sandokan di Hugo Pratt.
In questi casi, la qualità dell’opera è secondaria. L’immaginazione e la sorpresa sono il punto, qui.
I collezionisti, quelli veri, quelli che investono soldi in opere rare, vivono nell’aspettativa e nel timore che queste cose possano accadere. È possibile che una riscoperta come quella dei quadri di Picasso possa provocare una riduzione del valore di altre opere da tempo conosciute?
In ogni caso, prova a immaginare l'emozione nell'osservare per la prima volta un gruppo di lavori inediti dell'autore che più ami.

Mi è capitato più volte di sognare un ritrovamento più prosaico.
In cantina, in box, nella casa di un amico, scoprire un certo numero di cartoni pieni di fumetti che non ho mai aperto. Nel sogno, ogni volta, provavo un’emozione intensa nell’aprire quelle scatole impolverate una a una, frugarvi dentro, imperlato di sudore sulla fronte, e divorare con gli occhi ogni copertina, sfogliare con voracità, immaginando le ore di piacere immenso che tali letture future mi avrebbero procurato.
Nella mia Biblioteca di Babele sono spesso in quel luogo, dei fumetti ritrovati. Dimentico gli acquisti e li riscopro nel tempo. Senza avere davvero il tempo di poterli leggere.

L’immaginazione e la passione sono ancora oggi uno degli elementi centrali del mio leggere fumetti. E ne parlo con la stessa energia. O sto zitto.

Harry.

venerdì 17 dicembre 2010

Crash




Ci sono periodi di silenzio che servono a riprendere la rotta.
Per quel che interessa, esattamente una settimana fa sarei potuto essere morto. Finito.
CRASH.

Non sto leggendo fumetti da una settimana. Ho un prolungato e fastidioso dolore al collo che mi permette giusto giusto di lavorare. Figuriamoci se ho voglia, nel tempo libero, di affaticarmi ancora leggendo nuvolette.
CRASH.

I fumetti, a volte, sarebbe bello sentirseli raccontare. Hai presente come si fa a un bambino piccolo, quando ancora non comprende il concetto di closure, o di sviluppo lineare della narrazione. Quando il genitore, col dito, indica la vignetta alla quale si è arrivati e, con pazienza, spiega i passaggi bianchi tra una vignetta e l'altra. Ecco. Raccontare il fumetto. Mi piacerebbe ascoltare. Romperebbe un po' di gabbie.
CRASH.

Scopro che tra le schifezze che ha disegnato Alex Toth (uno dei talenti più grandi del fumetto, uno dei talenti più sprecati) c'è un storia sulle HotWheels. E penso sempre più alla differenza tra cultura alta e bassa, tra fumetto popolare e d'autore. Sono corto circuiti. Siamo sicuri che gli autori che lasciano il segno siano quelli alti?
CRASH.


 (c) alex toth


Anche perché, leggendo interviste qua e là di autori seriali italiani, trovo ancora oggi una strana ambivalenza. Una professionalità e una capacità tecnica straordinaria, accompagnata da una conoscenza del fumetto, delle sue possibilità espressive troppo spesso miope. Forse, l'esigenza del realismo a tutti i costi chiude le opportunità di riflessione e di ragionamento sulle potenzialità del fumetto. Soprattutto su quelle iconiche ed evocative. Servirebbe più apertura. Servirebbe una rottura. Qualche piccola morte.
CRASH.

Poi ascolto un po' per caso I Ministri, segnalatimi da un amico. Un giovane gruppo post-rock, post-punk, post-grunge, post... insomma, un gruppo di quelli giovani, diretti, coraggiosi, forti, semplici ma anche con poche pretese, se non quelle delle persone che li ascoltano. Ascolta Una questione politica, oppure Mangio la polvere e assaporane la chiarezza e la forza. Ecco, mi sembra che, al di là del gusto, di riflessioni tecniche, ecc. I Ministri rappresentino bene la generazione (post)adolescenziale di oggi, almeno una parte. Questo tipo di voce, così accesa, così viva, manca totalmente nell'ambito fumettistico. Non ci sono gli autori? Non ci sono gli editori interessati? Serve un Pic-Nic di rottura?
CRASH.



Oggi nevica, dove sono io. E per una volta non devo muovermi per forza. Solo stare a casa al caldo. Non credo leggerò fumetti, oggi. Forse mi riposo. Chiederò a mio figlio di raccontarmi un fumetto, magari. Senza guardare con attenzione. Senza leggere. Forse scopro qualcosa di nuovo.
CRASH.

Harry

martedì 14 dicembre 2010

I fumetti perché... (16)

 (c) makkox

... esistono fumetti di cultura politica conservatrice?
Non è contradditorio accostare il fumetto al conservatorismo?
O è ideologico pensare al fumetto come a un sistema di valori?

Forse, del fumetto non sappiamo nulla.

Harry

martedì 7 dicembre 2010

Caro figlio mio, aspirante fumettista...

 (c) marta cerizzi, aspirante fumettista


Riflessioni da padre, mentre il Governo tagli ancora i fondi alla cultura.


Caro figlio mio, aspirante fumettista,


desisti. Per quanto tu abbia il gusto per la narrazione a fumetti, ricordati che non avrai modo di guadagnarti da vivere. Troppo pochi, troppo angusti gli spazi per farti le ossa, per sperimentare, per confrontarti con persone che potrebbero aiutarti a crescere. Nella migliore delle ipotesi, potresti trovare un editore che decide di stampare il tuo libro, senza trovare tempo e modo di promuoverti. Nella peggiore, pubblicheresti online cose che dimenticherebbero tutti subito. Forse, se insisiti per caparbietà al limite della cocciutaggine, potresti fare la figura del fumettista della domenica. Lavorerai ai tuoi fumetti la notte, mentre di giorno farai quello che serve alla società e al pagamento dei tuoi debiti. E ti prenderebbero pure per il culo.


Caro figlio, aspirante musicista,


desisti. La SIAE non ti permette di esibirti senza buttare soldi che nessun locale, nessun teatro, nessuna associazione metterebbe al posto tuo. Ricordati che non avrai modo di guadagnarti da vivere, a meno che il tuo viso e le tue canzoni non servano a vendere scarpe, idee e stile. Nella migliore delle ipotesi, se le tue capacità tecniche e ideative te lo permettono, potresti insegnare musica a persone troppo giovani per avere motivazione, o troppo vecchie per poter progredire. Nella peggiore, suoneresti la domenica, in chiesa, innovando con la tua inventiva improbabili inni sacri moderni.


Caro figlio, aspirante scrittore,


desisti. I libri si pubblicano, si stampano, ma non si vendono e, peggio, non si leggono. I tuoi libri assieperebbero librerie che non saprebbero valorizzarti. Potresti arricchire il tuo curriculum o la tua pagina facebook con i titoli e le copertine dei tuoi libri, ma difficilmente troveresti un editore pronto a promuoverti realmente. A meno che il tuo romanzo non possa essere un buono spunto per una sceneggiatura cinematografica. Nella migliore delle ipotesi, potresti partecipare a qualche salotto buono. Nella peggiore, avresti scatoloni di copie dei tuoi libri nel box (eventualmente, avresti speso molti soldi per quelle copie).


Caro figlio, aspirante pittore...

OK, ferma ferma. Facciamo un passo indietro. Perché l'uomo si impegna a realizzare opere artistiche? Figlio mio, senti dentro di te un bisogno, un urgenza? Cerchi una tua voce? Cerchi una strada che ti permetta di trovarti, in questo caos esistenziale? Hai voglia di metterti alla prova? Di sviluppare la tua creatività? Di perfezionare la tua tecnica, al servizio di un diverso modo di esprimerti? Hai voglia di provarti come essere umano completo, che sperimenta, che si mette in gioco, che incontra gli altri e i propri dubbi negli altri?
Cazzo (scusa l'espressione), da che mi ricordo, le cose più importanti, appassionanti, impegnative, esaltanti, gioise, ... che ho fatto nella mia vita non avevano lo scopo di guadagnarci dei soldi.
Ma non fermarti lì. Trova la passione, e in essa il coraggio di proporti, di aprirti, di sentirti serenamente convinto di poter raggiungere gli altri. Ci sono migliaia, milioni di persone nel mondo che quella determinazione, quel coraggio, quella forza, quella vocazione non ce l'hanno. L'hanno dimenticata nelle loro esperienze pregresse, nelle loro vite passate, nei loro antenati, nelle loro paure. Ma hanno bisogno della tua arte, della tua espressività, della tua autenticità, come dell'ossigeno.
Sii serio, e ironico, e forte, e delicato, ma soprattutto chiaro e vero. Forse, troverai un varco, forse troverai i soldi, forse troverai la pace. E ti ricorderai delle ore che hai speso nel fare quello in cui credevi di più come dei momenti migliori della tua vita.

Harry


la signorina else (c) manuele fior, ispirato fumettista

lunedì 6 dicembre 2010

La Morte ti fa bella

Sandman è un'opera controversa. Amatissima o disprezzata.
Neil Gaiman è stato a suo modo un innovatore nel mondo del fumetto.
I primi tre libri della saga restano ancora oggi interessanti e appassionanti.
Ma non vorrei che qualcuno si scordasse di Mike Dringenberg, disegnatore cometa che per Sandman è stato fondamentale.

A partire dalla creazione grafica di Death.

Fino alle sue invenzioni in Doll's House.
Raffinate ed evocative.




Riguardalo meglio.
Lo apprezzeresti.

Harry

giovedì 2 dicembre 2010

Giornalismo


In un fiume di attualità, italiana, europea, mondiale... dove arriva la sensazione nausente dell'impossibilità di conoscere, comprendere e capire cosa ci accade intorno. In un mare di merda che copre quello che non si ha il coraggio di mostrare, nemmeno di fronte alle parole coperte della diplomazia, che scoperta, si rivela incauta. In un susseguirsi di interruzioni politiche, dettate dall'ambivalenza di voler strappare voti e consensi e, contemporaneamenti, di non volere autentica partecipazione...
In tutto questo, escono molti fumetti, pochi dei quali ci ricordano come funziona il potere, il giornalismo, il ricatto.
Per fortuna ci sono piccole luci, abbaglianti, come le storie di Baru.
E non servono mari di parole, o lunghi preamboli, o figure retoriche. Basta un'incredibile sensibilità e un'inarrivabile sintesi artistica, per raccontare una storia che ti esplode in faccia.
Boom!
Altro che la retorica dei lunedì sera televisivi.

Poi tutto resta come prima. Solo più chiaro.
Non c'è molto altro da aggiungere. Osserva solo con attenzione queste tavole.

Harry










povere nullità è pubblicato in italia da coconino press/fandango
tutti le tavole sono (c) di baru


Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma esplicitando sempre l'autore e/o la fonte.

La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.