martedì 31 agosto 2010

Missione civica?



Ancora sulla legge ad aziendam che riguarda Mondadori.
Mancuso replica a un comunicato di Mondadori pubblicato su Repubblica che gli risponde direttamente.
Quel che colpisce è che Mancuso è un autore e collaboratore decennale di Mondadori.
Qui l'intero articolo, da cui estrapolo un passaggio fondamentale:

Voi, cara Arnoldo Mondadori Editore, scrivete che avete agito per seguire “la strada maestra per un’impresa” e identificate tale strada nel “danno minore e certo”, invece di un lungo contenzioso. Ma per come la vedo io non è per nulla così: per un’impresa con una storia e una missione civica e culturale come quella del Gruppo editoriale che Voi rappresentate (e che controlla una sigla che si chiama Einaudi!), la strada maestra è la tutela del proprio onore, della propria correttezza, della propria limpida onestà. E a questo Voi vi siete sottratta, cara Arnoldo Mondadori Editore, approfittando di una legge che sembra proprio fatta su misura per il Vostro caso, come se il legislatore fosse il Vostro sarto di fiducia e non quello del Bene comune. Avevate la possibilità definitiva di essere al di sopra di ogni sospetto e non l’avete usata, anzi Vi siete affrettata a sfuggire: e ora, mi spiace dirlo, per la coscienza Voi siete molto più sospettabile di prima.

E gli altri autori cosa dicono?
Harry

lunedì 30 agosto 2010

Fumetti divertenti

Tra qualche giorno...

(c) altan

Fumetti misteriosi

Tra qualche giorno...

(c) eddie campbell

venerdì 27 agosto 2010

Fumetti violenti

Tra qualche giorno...

(c) gilbert hernandez

giovedì 26 agosto 2010

Fumetti luminosi

Tra qualche giorno...

(c) manuele fior

lunedì 23 agosto 2010

Irresponsabile Planeta



Ho già parlato di Hanzo, e ne ho parlato con l’entusiasmo che merita. È firmato dalla coppia di autori di Lone Wolf & Cub (Panini Comics) e i primi 4 numeri (di7?) sono della stessa, inarrivabile qualità. Si respira un amore per la narrazione, una cura per i personaggi e un’attenzione alla verosimiglianza storica che lasciano senza fiato. Per non parlare della semplice intelligenza ideativa, che spiazza costantemente il lettore capitolo dopo capitolo. Solo che, forse non ne vedremo mai il finale.
Planeta De Agostini, il colosso italo-spagnolo che ha di fatto invaso il mercato di fumetti italiano con proposte numerose e una politica editoriale spesso incoerente, avviò come di dovere la propria sezione manga circa tre anni fa. Di quelle uscite, tra cui appunto Hanzo, da mesi non si sa più nulla.
L’editore conferma la sua inadeguatezza nel tenere un livello decente di comunicazione con la filiera distributiva e, di conseguenza, con i suoi lettori. Non si hanno notizie, semplicemente. Un mese il fumetto che ami arriva, i mesi successivi no.



Abbiamo almeno due elementi sui quali riflettere. Il primo si chiama correttezza professionale, serietà e rispetto per i lettori. Trovo offensivo che di questa interruzione imprevista delle pubblicazioni non si abbia alcuna informazione ufficiale da molti mesi. E lo trovo ridicolo. E veniamo al secondo elemento.
Può un editore della portata di Planeta De Agostini continuare a comportarsi in un modo così inadeguato? È possibile continuare a inanellare errori, ritardi, sospensioni, … senza che queste abbiano serie conseguenze sui risultati dell’editore? Pongo la questione da un punto di vista strettamente aziendale. Chi è responsabile di queste storture? Chi verifica la decenza di un lavoro che ci si aspetta quanto meno proporzionato ai mezzi economici in gioco? Chi ne paga le conseguenze? E il distributore di Planeta, Alastor, cosa ne pensa? Quali rischi si assume e quali conseguenze gli ricadono addosso? Per non parlare dei negozianti, che non sanno più letteralmente come comportarsi.

Credo che Planeta abbia bisogno di almeno due cose, con urgenza estrema: un buon ufficio stampa e di PR, in grado di dare informazioni e risposte puntuali. Ma soprattutto un piano editoriale, ovvero una progettazione aziendale più mirata. Non vorrei infatti che la mancanza di informazioni derivi in definitiva dall’incapacità di fare alcun tipo di previsione. Quali sono i criteri con i quali l’editore pianifica le proprie uscite? Quali tempi ha per valutarne la riuscita commerciale? E di conseguenza, con quali dinamiche risponde alle richieste del mercato?

Se il mercato del fumetto non cresce, non diventa adulto, è anche per i comportamenti irresponsabili di editori come Planeta.

Harry

sabato 21 agosto 2010

Possibile boicottare Mondadori?



Se leggi l'articolo di Giannini, ti fai un'idea del fattaccio che coinvolge il più grande editore italiano, Mondadori, e, naturalmente il premier Berlusconi.
Ma i tanti, tantissimi scrittori che pubblicano per Mondadori, cosa ne pensano? Qui uno spunto giustamente combattuto.
E noi lettori, cosa dovremmo fare, boicottare le pubblicazioni Mondadori (ed Einaudi)?
Lasciare sullo scaffale Jimmy Corrigan, o il recente I quattro fiumi? Per non parlare di tutte le infinite opere di narrativa?

Harry

mercoledì 18 agosto 2010

Nuova confessione


Grazie a questa passione, volumi come Demo, Local, Mom's Cancer, Macanudo 1, Interni 1, Don Zauker sono stati stampati, esauriti e ristampati.
Nonostante che in giro ci dicessero che le ristampe sono un'utopia.
Per quasi tutti quei volumi la prima tiratura è stata di 1000 copie, eccetto Mom's Cancer (1500) e Don Zauker (3000).

Dopo le parole di Mario Taccolini di Edizioni Arcadia, si confessa Alessio D'Uva, dell'Associazione Double Shot. Almeno tre punti sono importanti. 
Per prima cosa l'assenza di scopo di lucro, che sembra porre l'associazione al di fuori delle solite logiche. Non vorrei che il lavoro volontario dei suoi membri possa rafforzare l'idea che certi lavori nell'ambito dell'editoria a fumetti non debbano essere retribuiti. Sarebbe un errore grosso.
Poi, i compensi agli autori. Di nuovo, l'associazionismo, l'assenza di lucro, ... la sola passione permettono questi trattamenti?
Infine, mi colpiscono molto i risultati di vendita dichiarati, che contrastano fortemente con quelli raggiunti da Arcadia Edizioni. Qualità delle proposte? Capacità promozionali? C'è qualcosa da imparare qui, credo.

Harry

martedì 17 agosto 2010

La morte e le dimensioni



 Il racconto in me si genera dall’inizio come una cosa scritta e disegnata, e in questi dieci anni c’è stato un percorso personale e artistico in cui ho costruito delle cose importanti. La conferma di essere nel giusto me la danno le parole di quelli che seguono il mio lavoro e ci si ritrovano. Scrivo e disegno per arrivare al cuore delle persone, attraverso il mio mondo, in cui i miei personaggi vivono le loro vite, e ne regalo una parte a chi legge. Che è Rimini perché è la città che amo.


Ci sono diversi modi per parlare della perdita di una persona cara.
È un argomento non facile, che riguarda tutti, e che presenta un elevato rischio di retorica.
Alcuni autori sono spinti a parlarne per fatti autobiografici, e la narrazione svolge anche funzione di auto-guarigione e catarsi. Mi viene in mente S. di Gipi, come esempio tra i più riusciti di quelli recenti. Altri lo affrontano come pura speculazione, forse per affrontare una personale sensibilità. Di questo secondo gruppo, mi viene in mente Mamma, torna a casa di Paul Horneschemeier, un racconto a fior di pelle, che mimetizza perfettamente l’autobiografia, e che è in realtà un’opera di finzione.

Non so in quale dei due gruppi si inserisca Io e te su Naboo di Mabel Morri.
Mabel Morri ha ormai una decina di anni di esperienza nell’ambito del fumetto (ha collaborato tra gli altri con il gruppo Self Comics), a fronte di una produzione per ora piuttosto ridotta. Io e te su Naboo (diretto riferimento a Guerre Stellari, passione di due protagonisti del libro) è il suo primo lavoro lungo, pubblicato con coraggio e cura da Kappa Edizioni. Cura, ma non so dire con quale impegno nella promozione. Ho l’impressione che il fumetto sia passato piuttosto inosservato, ma mi piacerebbe essere smentito.



Io e te su Naboo è un libro strano, che parla di due (tre?) rapporti di coppia speculari, entrambi alle prese con la perdita della persona amata. Ammetto di aver provato una forte ambivalenza per questo lavoro, che mi nasce in primo luogo dal disegno di Morri, per il quale provo una sorta di blocco. Fatico a capirlo. Perché fatico a leggerlo, e perché non mi è chiara la scelta stilistica verso la quale si sta muovendo l’autrice. Come lei stessa dice

Ma adesso il mio è lo stile Mabel Morri, con i suoi nasini, le scarpe, le inquadrature particolari. Ho talmente lavorato su me stessa che ci sono arrivata.

il suo non è certo uno stile casuale, ma ricercato con anni di lavoro. Uno stile però che trovo freddo, piatto (ovvero senza volumi), nel quale l’occhio perde la tridimensionalità. Le inquadrature spesso ravvicinatissime e l’assenza totale di tratteggi favoriscono questo schiacciamento alla bidimensionalità, e la lettura ne risulta faticosa. Sono certo che una colorazione intelligente, magari bicromatica, avrebbe giovato al lavoro di Morri (e questo, se non altro, è un consiglio a provarci).
A complicare ulteriormente le cose è la caratterizzazione grafica dei personaggi, che non raggiungono il giusto equilibrio tra schematizzazione e realismo. I volti, anonimi ed eccessivamente stilizzati, non riescono a riprendere vita attraverso i segni iconici tipici del disegno. E la presenza di due fratelli gemelli nel racconto non facilita l’interpretazione.
Uso il termine interpretazione con intenzione voluta, perché mi sono ritrovato in più pagine a dover fare un vero lavoro di disambiguazione di personaggi e avvenimenti. Uno sforzo che mi ha colpito, perché ormai decisamente raro nelle mie esperienze di lettura.
Da questo punto di vista, appare strano, direi incongruente il riconoscimento datole a Sarzana, nel contesto di Full-Comics, come Miglior disegnatore emergente. Se le doti ci sono, la sproporzione tra capacità tecniche e risultati raggiunti in Io e te su Naboo è, a mio avviso, davvero grande. Ma il tema delle premiazioni nell'ambito delle manifestazioni fieristiche è tutto da approfondire.


L’ambiguità di Io e te su Naboo, tuttavia, si rafforza e trova una parziale ricomposizione nell’insieme degli elementi che compongono il fumetto. La scrittura testuale, infatti, è più diretta e vera, in grado di sostenere il disegno e di dar vita a uno stile freddo ma sentito. Freddo, sentito, sono atteggiamenti in contrapposizione che permettono all’autrice romagnola di trovare una sorta di strano equilibrio, lontano da ogni possibile facile sentimentalismo e piglio retorico. E in alcune parti, Io e te su Naboo riesce a offrire autentici momenti di coinvolgimento emotivo.
Come si può osservare dalle tavole di esempio che posto, tuttavia, la parte scritta è in alcune tavole davvero imponente. Credo che una maggiore sintesi avrebbe giovato al racconto, anche perché, a volte, le calde parole dei protagonisti sembrano compensare la freddezza dei disegni.
Una prova quindi del tutto interlocutoria, a mio avviso. Che non merita di passare inosservata, ma di essere analizzata come significativa dell’evoluzione artistica di un’autrice che, forse, malgrado le sue dichiarazioni, deve ancora trovare la sua voce più autentica. 

Harry

tutti i disegni (c) mabel morri

sabato 14 agosto 2010

Lo Spazio Bianco in movimento


Dalla redazione:

Rilanciato il 1 luglio con un sito completamente rinnovato, su cui capeggia la testata disegnata da Squaz, LoSpazioBianco.it ha ripreso dopo qualche settimana di pausa forzata i suoi aggiornamenti, ancora più costanti e vari.

Hanno preso il via due nuovi spazi editoriali, SCRIVERE DI FUMETTO (http://www.lospaziobianco.it/?cat=49), dedicato all’analisi del fare critica sul fumetto, partita con un’intervista a Gianni Brunoro e proseguito con un intervento di Marcello Napoli su un proto-fumetto, con piccolo contributo di Daniele Barberi (http://www.lospaziobianco.it/?p=16912), e OLTRE LA CRISI, uno spazio di analisi e sviluppo di possibili idee e scenari per abbandonare l’atmosfera di eterna crisi del fumetto, iniziando a parlare delle potenzialità del fumetto nelle esibizioni dal vivo (http://www.lospaziobianco.it/?p=16735); a ispirare quest’ultimo pezzo, una performance live di Gianluca Costantini a Firenze ampiamente trattata con video, foto, cronaca dell’evento (http://www.lospaziobianco.it/?p=16709) e intervista all’autore (http://www.lospaziobianco.it/?p=16724).

Abbiamo offerto spunti per discutere sul fumetto con gli EDITORIALI su Leo Ortolani e il suo futuro dopo Rat-Man (http://www.lospaziobianco.it/?p=16051) e sulla necessità di superare la crisi del fumetto (http://www.lospaziobianco.it/?p=16689).

Per ricordare Harvey Pekar, capostipite del fumetto autobiografico recentemente scomparso colpevolmente poco conosciuto in Italia, abbiamo presentato un sentito ricordo (http://www.lospaziobianco.it/?p=15417) e l’omaggio illustrato di autori come Giacomo Nanni, Giulia Sagramola, Tuono Pettinato, Maicol & Mirco, Paul Hornschemeier e Koren Shadmi (http://www.lospaziobianco.it/?p=15432).

Abbiamo parlato di iPad, la tavoletta “magica” ideata dalla Apple, sia in una lunga intervista con Carmine Di Giandomenico, disegnatore del primo fumetto Marvel distribuito in contemporanea su iBook (http://www.lospaziobianco.it/?p=14338) , sia con due articoli dedicati al ruolo di questa nuovo canale per il fumetto: un’analisi generale (http://www.lospaziobianco.it/?p=14460) e uno scambio di battute con Barbieri, Gallinari, Gine-vra, Lupoi, Naybors, Plazzi e Stefanelli (http://www.lospaziobianco.it/?p=14760).

Tante le INTERVISTE per i nostri lettori, oltre a quelle già citate: con Paolo Cossi abbiamo parlato del suo ultimo volume e della nuova collana di “carnet di vita” (http://www.lospaziobianco.it/?p=15222); Matteo Casali è stato protagonista di un’intervista fiume in cui abbiamo spaziato dalla sua carriera al fumetto tra Italia e USA (http://www.lospaziobianco.it/?p=15710), e di un’altra in coppia con Giuseppe Camuncoli condotta da Valentina Semprini (http://www.lospaziobianco.it/?p=15932); Marco Ficarra ha parlato con noi del suo “Stalag X” (http://www.lospaziobianco.it/?p=16298); abbiamo incontrato poi il talentuoso Matt Kindt, autore di “Super Spy” (http://www.lospaziobianco.it/?p=16466), di cui abbiamo pubblicato anche la recensione (http://www.lospaziobianco.it/?p=16351) di Michele R. Serra; con Giuseppe Manunta e Giulia Bocci si è chiacchierato del premio Giunchiglia 2010 (http://www.lospaziobianco.it/?p=16936); abbiamo infine ospitato Sergio Algozzino per parlare dei suoi “Pioggia d’Aprile” e “Comix Show” (http://www.lospaziobianco.it/?p=16993), quest’ultimo anche recensito (http://www.lospaziobianco.it/?p=16168).

Ancora, spazio agli APPROFONDIMENTI, con l’analisi del ruolo di Paolo Bacilieri sul mensile Napoleone della Bonelli (http://www.lospaziobianco.it/?p=14504), una retrospettiva su Le Bizzarre Avventure di JoJo, il più longevo manga pubblicato in Italia (http://www.lospaziobianco.it/?p=15309), un excursus storico su Jim Steranko (http://www.lospaziobianco.it/?p=16177) a opera dell’ANAFI, un articolo per riscoprire Bacchus di Eddie Campbell (http://www.lospaziobianco.it/?p=16508), e una nuova tappa alla riscoperta di Sandman di Neil Gaiman (http://www.lospaziobianco.it/?p=15038).

Anche se in sordina, abbiamo lanciato lo spazio della POSTA, per rispondere alle vostre curiosità e ai vostri dubbi sul fumetto (http://www.lospaziobianco.it/?cat=48), e abbiamo aperto ai commenti per instaurare un dialogo con lettori e addetti al settore.

Infine, RECENSIONI e BREVISIONI a volontà!
Il Canemucco di Makkox (http://www.lospaziobianco.it/?p=15029)
Il risveglio dello Zelfiro (http://www.lospaziobianco.it/?p=15252)
L’ultimo dei Mohicani (http://www.lospaziobianco.it/?p=15573)
Non mi uccise la morte (http://www.lospaziobianco.it/?p=15821)
Il ciclo di Hellblazer di Denise Mina (http://www.lospaziobianco.it/?p=15947)
El Gaucho di Pratt e Manara (http://www.lospaziobianco.it/?p=15305)
Il piccolo Christian di Blutch (http://www.lospaziobianco.it/?p=16972)
Classici DC: House of Mystery # 1 (http://www.lospaziobianco.it/?p=16287)
L'eredità del colonnello; Dylan Dog Color Fest #4: Humor; Dibbuk; Capitan America #1 (http://www.lospaziobianco.it/?p=14686 )
Black Blizzard; Iron Man e gli oscuri Vendicatori #27; Thor e i nuovi Vendicatori #135; Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro (http://www.lospaziobianco.it/?p=15139)
Il Morto #1; Dampyr #124: Nel Covo del Maestro; 299+1; Vicky Acidoacida #1 (http://www.lospaziobianco.it/?p=15908)
Black Summer; Greystorm #10; Cos’è successo al Cavaliere Oscuro?; Le strade di sabbia (http://www.lospaziobianco.it/?p=16146)
Holmes — libro 1: L’addio a Baker Street; iComics #1; Ultimate Comics: Armor Wars; Devil & Hulk #163 (http://www.lospaziobianco.it/?p=16688)

Tutto questo senza contare il nostro circuito SOCIAL NETWORK: la nostra pagina Facebook (http://www.facebook.com/loSpazioBianco.it), che ha superato in scioltezza i 600 fan, il nostro servizio di flash-news con Twitter (http://twitter.com/lospaziobianco), con centinaia di cinguettii pubblicati, e i nostri canali YouTube (http://www.youtube.com/user/lospaziobianco) e Flickr (http://www.flickr.com/people/lospaziobianco).

Insomma, LoSpazioBianco.it sta dimostrando sempre più di essere proprio “Nel Cuore Del Fumetto”!

venerdì 13 agosto 2010

Abbandoni



Dei treni non sopporto l’odore. Scendi e te lo senti ancora addosso. Ma permettono di evitare inutili code nel traffico, soprattutto in alcuni periodi dell’anno. E si sa, le code possono far emergere il peggio di noi.
Prendo spesso il treno per muovermi, quindi convivo con l’odore che si mischia al piacere della lettura, felicemente improvvisata ogni mattina. Mi avvicino alla mia libreria di casa, stracolma di fumetti e libri non letti, e scelgo. Che poi la scelta può rivelarsi inadatta oppure essere soppiantata da un imprevisto acquisto nel tragitto alla stazione. E così accade.

Mi accomodo in un vagone vuoto per il vuoto estivo con in mano un fumetto compulsivo, uno dei tanti che puoi acquistare in edicola, uno di quelli che forse si attendono più di altri. Puoi indovinare, in questo mese sono uscite diverse cose attese, tutte per le ragioni sbagliate: il nuovo Tex di Ruju, il nuovo Dylan Dog di Recchioni, il nuovo Dylan Dog Color Fest, l’ultimo numero di Jan Dix, il penultimo della miniserie di Serra, … Tutte cose in bianco e nero (anche il Color Fest, metaforicamente parlando), con tante pagine e più parole del necessario. Alcuni di questi non li leggerò proprio (Ruju su Tex?!), altri mi hanno colpito per la loro siderale distanza dalla vita, in una malinconia che arriva dove deve e che rivela una voce, quella di Ambrosini, che sa colpire in faccia (al cuore?) per quanto non sappia progettare un personaggio o una serie.

Leggo il fumetto (o lo guardo?! Cazzo me ne frega! Faccio quel che si fa con un fumetto). Escludo le distrazioni da belle gambe, da voci di amicizie di viaggio (relazioni pendolari), da facce che forse lo conosco ma non lo saluto, da cosa sta leggendo quello di fronte, e così via. Arrivo al termine della lettura che sono quasi a destinazione, un po’ annoiato e addormentato, rimpiangendo, questa volta sì, di non aver dedicato il mio tempo al secondo volume di Unknown Soldier o a Petrolio di Pasolini (ecco le mie scelte di oggi). Osservo la copertina del fumetto compulsivo che ho in mano, un tempo sapevi disegnare copertine più belle, caro disegnatore professionista, quando hai perso la passione per il tuo lavoro?

Il treno si ferma. Le mie mani sono forti, sono agili, sono sensibili. Sanno sorreggere e lasciare andare, quando serve sorreggere, quando serve lasciare andare. Le mie mani non dimenticano mai. Ed eccole lì, sul sedile di un vagone vuoto di pochi volti, le mie mani, che abbandonano senza dolori quel fumetto compulsivo. Sono fiduciose che nel vuoto estivo quel piccolo oggetto rettangolare possa lo stesso andare in mano a qualcun altro, che potrà farne l’uso che preferisce. È questo, mi chiedo, un modo per diffondere il virus del fumetto? In Giappone li abbandonano ancora i manga? O la febbre collezionistica ha preso il sopravvento, anche lì, tra le manie di accumulo del nostro millennio?
Io non lo so. Ricordo un sogno. Pasquale Ruggiero un tempo, su Vertigo Presenta, lo rivelò con l’innocenza di un amico: Vertigo Presenta come una rivista usa e getta, da abbandonare su un sedile e lasciar passare di mano in mano, compensando la perdita con un successivo acquisto in volume della serie preferita. Un romantico sogno di riciclo, un romantico sogno consumistico. Il riciclo di Vertigo Presenta e il consumismo dell’acquisto patinato del paperback. Ma Vertigo Presenta non era stampato su carta patinata?! Merda! Non ci capisco più nulla.

Scendo dal treno, scacciando i ricordi (di Ruggiero, del fumetto compulsivo), e cammino sereno, testa alta, per le strade di una città più grigia di quanto agosto desidererebbe mai. L’aria ha un buon profumo. E alla fine, mi sento anche un po’ in colpa.
Che errore, abbandonare quel fumetto. Sarebbe stato meglio farlo sparire. Servono fumetti buoni per diffondere il virus. Ma chi ha il coraggio di abbandonare sul treno un buon fumetto?

Harry

giovedì 12 agosto 2010

Amo le confessioni



Quindi: secondo la mia personale esperienza, non vale la pena investire del denaro nella produzione di fumetti italiani, perlomeno per noi micro editori.
Mario Taccolini



Chi non ama le confessioni? In un ambito, poi, come quello dell’editoria a fumetti dove i segreti sono all’ordine del giorno, sono vere boccate di ossigeno. In particolare quando alla confessione si associa un atto di verità, ché non tutte funzionano così, purtroppo.
Mario Taccolini è da tanti anni nel mondo del fumetto. Ha una fumetteria che funziona e qualche anno fa ha deciso di pubblicare fumetti. Conosci le Edizioni Arcadia, vero? Bene. Prova a dirmi un titolo che ha pubblicato nei suoi pochi anni di vita? Uno solo.

La confessione di Taccolini è lucida, spietata, concreta, veritiera, emblematica, anti-consolatoria e definitiva. E porta a un’unica conclusione: non ci si improvvisa editori. Non si può. Non se si vuole fare gli editori onesti e avere un bilancio in attivo.
Le Edizioni Arcadia hanno pagato almeno per due errori grossolani ma fondamentali (e ahimè ricorrenti): la qualità delle proposte; la mancanza di promozione.
Il primo punto può essere un mero giudizio soggettivo, e non è mia intenzione fare un’analisi di ogni proposta uscita. Tuttavia, ho letto ognuna delle prime uscite della casa editrice, 2007, e non ho trovato nessuna idea forte che potesse affermarsi al di sopra della media di quanto proposto in Italia. Al contrario, e grafica a parte, mi sono sembrate tutte inoffensive, sia sul piano culturale che, come si dice, dell’evasione. Non conosco le dinamiche (professionali e personali) che hanno portato a quei prodotti, ma qualcosa a mio avviso ha annebbiato il giudizio di Taccolini e compagnia. Erano fumetti sbagliati, sia in termini di validità di per sé, sia in termini di possibile posizionamento nel mercato italiano.

Il secondo punto, invece, non rischia di essere messo in discussione da soggettivismi. Lo dice lo stesso Taccolini nella sua confessione, quasi di sfuggita

Ovviamente, ammetto le mie colpe: in particolare, non sono riuscito a "pubblicizzare" abbastanza gli albi, usciti tra l'indifferenza quasi generale della critica e dei forum.

E lo mette in evidenza quando, citando costi ed entrate del suo bilancio imprenditoriale, non accenna mai a “investimenti” (economici, ma soprattutto di tempo e risorse personali) in termini promozionali. L’indifferenza generale, un dato di fatto costitutivo di un mercato saturo, ristretto e abituato ai clamori, può essere superata solo creando iniziative rilevanti che possano promuovere i propri prodotti. E prima che Bottero si arrabbi, chiarisco che non mi riferisco a pubblicità stracostose su TV o riviste o quotidiani. No, parlo di iniziative territoriali che arrivino alle persone, che possano colpire l’immaginario delle persone, che creino interesse e facciano muovere le opinioni.

Sia chiaro, una promozione costruita nel modo che intendo sopra vive solo su un prodotto buono e, sinergicamente, un prodotto buono trova spazio, credibilità e lettori attraverso un lavoro promozionale deciso, originale, coerente e in movimento.
Ma questo richiede tempo, idee, sinergie e progettualità imprenditoriale. Cose che un micro editore (o un editore a tempo perso?) non ha.

Harry.

lunedì 2 agosto 2010

Non succede nulla



In Italia non ci sono meccanismi produttivi che permettano ai giovani autori di creare i propri fumetti e all’editore di dargli visibilità, soprattutto nei prodotti di genere e di ampia tiratura.
Se ambisci a fare fumetti seriali, infatti, devi adeguarti a realizzare storie per personaggi inventati da altri. Dopo anni, se sarai fortunato e… diciamo affidabile, come insegnano le maxi-serie affidate a Ruiu in Bonelli, potrai creare un tuo personaggio e dar forma a una tua mini/maxi-serie (oggi, le serie senza scadenza non sono più previste, il lettore non gradirebbe). Ci sono autori come Diego Cajelli che perdono mensilmente tempo a raccontare inutili storie di anonimi vampiri (o "dampiri" che dir si voglia. Trovo Dampyr uno dei personaggi più insignificanti della Bonelli) senza poter dar forma alla propria idea di fumetto. Perdere tempo, e accontentarsi del serial Milano Criminale, dalla periodicità talmente dilatata e dalla velocità di lettura talmente alta da essere dimenticata dopo ogni uscita.
Se ambisci a fare fumetti “d’autore”, le occasioni ci sono, la visibilità è ridotta. Pochi, pochissimi editori saranno disponibili a investire sui tuoi prodotti. A corto di soldi e di idee, aspettano Lucca Comics, e poi qualche altra fiera meno rilevante. Qualcuno punta su Ipad, prima che Ipad sia nelle mani di un numero di persone tale da rendere credibile che, tra loro, ci sia un gruppo di lettori a cui il tuo lavoro interessa.
Uno scenario cupo?
Chi è causa del suo mal… Mancano investimenti e idee, lo sappiamo. Anche dove soldi e creativi ci sono.

Pensavo a queste cose mentre leggevo Sweet Tooth di Jeff Lemire, pubblicato in USA da Vertigo (DC Comics).
La sua vicenda è interessante. Dopo qualche lavoretto qua e là, Top Shelf Productions pubblica il suo Essex County, mostrando coraggio e intuito, come già in occasioni precedenti (Matt Kindt, Robert Venditti, Craig Thompson, ecc.). Essex County si fa notare, e nel giro di poco tempo Vertigo pubblica The Nobody, una storia di 140 pagine sull'Uomo Invisibile, prima di affidargli una serie regolare da lui ideata, Sweet Tooth appunto.
Sulla falsariga di Walking Dead, Sweet Tooth è un racconto post-apocalittico con protagonista un ragazzo cervo, mutato in modo misterioso. Mi colpisce che lo stile di Lemire in Essex County è talmente intimista, malinconico e sospeso che mai avrei pensato a un lavoro come Sweet Tooth, un fumetto di genere molto chiaro e diretto, dove d’altra parte Lemire mantiene intatte tutte le sue caratteristiche più riconoscibili. Tanto di cappello all’autore e alla Vertigo, che ha visto in lui qualcosa di più di quel che Essex County mostrava, ovvero le qualità di un narratore duttile e vario.




Ancora, quando Walking Dead e Invincible videro la luce per la Image, anni fa, Robert Kirkman era uno sconosciuto. Oggi sono i best-seller della Image e il suo autore è entrato nel gruppo dirigenziale dell’etichetta. Nel frattempo i Luna Bros. compaiono dal nulla con una miniserie luminosa (Ultra), ancora Image, e prima un Bill Willingham già veterano ma misconosciuto crea Fables per la Vertigo. Un tale Vaughan si mette in luce con alcune delle serie più intelligenti degli ultimi vent’anni (Y l’ultimo uomo, Runaways, Ex Machina) per editori ed etichette differenti. E molti altri li tralascio.
Insomma, nel mercato fumettistico statunitense, nell’ambito del fumetto mainstream le cose si muovono alla velocità della luce, e nuovi talenti trovano spazio per mettersi in luce e creare nuovi stili e nuovi trend che altri inizieranno a copiare. Ma nel mercato statunitense c’è la crisi? Eccome. Ne parlano ogni giorno. E molte altre distorsioni produttive e ditributive complicano un mercato dalle potenzialità enormi (e dal bacino di potenziali lettori incomparabile rispetto a quello italiano). Però c’è una vitalità e una freschezza di proposte davvero invidiabile.

In Italia ci accontentiamo di commentare "sorpresi e infastiditi" l’intimismo di Caravan o il suicidio di Jan Dix o la colonna sonora di Cassidy, mentre nulla altro si muove.
Nulla altro si muove.

Harry


Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
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La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.