

ti scrivo per dirti che non ci casco più.
Ti ho seguito con entusiasmo quando un Coyote si è messo sulla strada di Animal Man, rompendo la griglia, sovvertendo significato e significante, interno ed esterno, verità e finzione. Avevi deciso di entrare nel quadro, di sporcarti di inchiostro. Ti ho seguito quando hai deciso di farci entrare in un quadro surrealista e di trasformare il gioco dei supertizi in calzamaglia in un’esperienza esistenziale. Ti ho seguito quando, abbandonata la Doom Patrol da molti anni, hai deciso di alzare il tiro, svelare il complotto e la verità dell’arte con Invinsibles. Ti ho seguito quando hai preso i mutanti, li hai mutati, tolti i mutandoni, li hai rivoltati e risollevati, tornando al mistero che li ha generati e alla loro potente malinconica fragilità.
Con The Filth ho immaginato di perdermi. Con i Sette Soldati mi sono perso. Con Final Crisis ho smesso di crederti.

Grant, sei tornato una volta di troppo al gioco della meta-narrazione, al potere infinito della creatività, all’immaginario come espressione di potenza. Con Final Crisis mi hai giocato per l’ultima volta. Tutte quelle maschere messe in fila, messe in scena, legate da un soggetto fragile e semplice, reso mastodontico e complesso, inutilmente complesso, per fingere una sostanza assente, quando l’unica cosa che funziona è, di nuovo, la nostalgia per storie passate, prima tra tutte la famosa (famigerata?) prima Crisis. Il Countdown era stato involuto, lento e letargico, con qualche piccolo guizzo. La Crisi Finale è diversa ma uguale, e il giochino si è rotto. Esattamente come il cubo di Rubik in 17 mosse della tua storia. Bene, ottima idea sprecata dietro alla complessità inutile.

Il crepuscolo degli eroi è Final Crisis, dove il narratore, persa fiducia nei suoi personaggi, sente la necessità di mascherare l’inutile con l’aria pneumatica di filosofia relativista e meta-narrativa, senza una storia da raccontare, se non l’ennesima sconfitta di un tremendo nemico.
La muscolarità dei supereroi è nei gesti, nelle parole, nei colori, nel dinamismo statico delle pose da wrestling, come i tuoi disegnatori hanno ampiamente mostrato, e non si può più fare sottigliezze con questi mezzi, in questi contesti. Per cui basta. L’ultima crisi si è compiuta, e la tua presunta arditezza che rasenta la scorrettezza fetale dell’incesto si spegne nel nulla da cui è venuta, di cui è fatta.
Harry
p.s. ai lettori – se trovate Final Crisis complessa, non preoccupatevi, non soffermatevi, nel caso, non proseguite, altrimenti correte alla fine e non guardatevi indietro. Poi scrivete a Grant una lettera.
