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martedì 19 aprile 2011
Palmiro è il nome mio
Ero convinto di averti già parlato di Palmiro.
Ma ho controllato e non l'ho fatto. E se non l'ho fatto è colpa di Palmiro. Lo sai, è un tipo così, che si dimentica. Di Palmiro c'è una storia editoriale, una storia sentimentale, una storia cronologica e una storia diacronica.
Le sue tracce più recenti e consistenti le trovi in due libretti pubblicati da Double Shot, si intitolano My Name Is Palmiro 1 e 2, una cosa semplice, che dimentichi.
Ti parlerò di quel che trovi nel primo libro. Il secondo è una storia a parte, forse anche più bella e sarà per un'altra volta. Ma il primo ha una copertina gialla, ha per sottotitolo A la recherche du temps perdu, in francese, così come vuole il poeta, ed è un piccolo viaggio nel tempo.
Il libretto ha molti strati, come le cipolle.
Primo strato, le singole strisce di Palmiro, il paperotto sfortunato, idolo delle fidanzate lontane. E ci sorridi.
Il secondo, è una ricostruzione sentimentale della storia di Palmiro, come è diventato quel che è, ovvero un perdente in amore, e come è nata la sua relazione a distanza. Ci sorridi meno. Perché ti immedesimi.
Il terzo, è un percorso editoriale, implicito, sghembo, su come Palmiro il personaggio a fumetti è nato e si è evoluto. E qui, a posteriori, ti chiedi come il suo papà Ciantini sia riuscito a coniugare Kandinsky e Barks, ma te lo chiedi con quel sorrisino compiaciuto che nasconde un pensiero: certo, è un fumetto, è naturale che succeda. Il fumetto è proprio questo (e se non sei convinto, chiedi a Faeti e te lo sa spiegare molto bene). Palmiro, insomma, è una scoria di immaginario che esiste perché Ciantini lo ha generato, perché Double Shot lo ha riproposto in libro.
Il primo libro ha un gusto leggero, divertito, vagamente ma radicalmente metanarrativo, che ricorda (anticipa) uno stile narrativo leggero divertito e metanarrativo che ritrovi per esempio in Makkox e in autori così, quelli che non stanno tanto a farsi le menate sulla complessità di una produzione, di quelli che improvvisano, che lasciano che le cose gli accadano, le invenzioni arrivino. Ci sono molti precedenti, ci sono alcuni esempi recenti. Palmiro è lì, forse a marcare un segno in questa direzione.
E forse potremmo parlare anche del quarto strato, che è filosofico, che ha a che fare con la crescita, con il nichilismo post-adolescenziale che rimugina sugli amori inutili dell'adolescenza. Oppure fermarci al gioco linguistico della variazione sul tema, di come la ricorsività si rinnova, striscia dopo striscia. Ma preferisco fermarmi qui, anche perché alla fine arriva il colore e poi il secondo volume che, come ti ho detto, è una storia diversa.
Ed è vero, anche le cipolle fanno scendere le lacrime quando le sbucci, ma purifica, serve a purificare.
Harry
tutti i disegni sono di sauro ciantini
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mercoledì 18 agosto 2010
Nuova confessione
Grazie a questa passione, volumi come Demo, Local, Mom's Cancer, Macanudo 1, Interni 1, Don Zauker sono stati stampati, esauriti e ristampati.
Nonostante che in giro ci dicessero che le ristampe sono un'utopia.
Per quasi tutti quei volumi la prima tiratura è stata di 1000 copie, eccetto Mom's Cancer (1500) e Don Zauker (3000).
Dopo le parole di Mario Taccolini di Edizioni Arcadia, si confessa Alessio D'Uva, dell'Associazione Double Shot. Almeno tre punti sono importanti.
Per prima cosa l'assenza di scopo di lucro, che sembra porre l'associazione al di fuori delle solite logiche. Non vorrei che il lavoro volontario dei suoi membri possa rafforzare l'idea che certi lavori nell'ambito dell'editoria a fumetti non debbano essere retribuiti. Sarebbe un errore grosso.
Poi, i compensi agli autori. Di nuovo, l'associazionismo, l'assenza di lucro, ... la sola passione permettono questi trattamenti?
Infine, mi colpiscono molto i risultati di vendita dichiarati, che contrastano fortemente con quelli raggiunti da Arcadia Edizioni. Qualità delle proposte? Capacità promozionali? C'è qualcosa da imparare qui, credo.
Harry
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