martedì 1 marzo 2011
Panini diabolica?
Un amico mi racconta...
sta discutendo con il suo fumettaro di fiducia degli orrori di traduzione, lettering, ecc. di Planeta De Agostini, dopo avergli riportato gli ultimi due volumi di Hellblazer (leggi cosa ne dice smoky man qui e qui). Il mio amico sosteneva che il numero e la qualità degli errori è tale da poter ritenere quelle copie fallate. E che sono indice di una estrema superficialità del lavoro redazionale. Per questa ragione, le restituiva. Il fumettaro, persona di fiducia ed estremamente trasparente, ha accolto le copie e restituito i soldi. Concordando in linea generale col punto di vista del mio amico.
Poi il mio amico dice, hai mai visto errori simili nelle produzioni Panini Comics, quello che rappresenta a tutti gli effetti il principale concorrente di Planeta? Il paragone è corretto. Panini ha dimostrato in molti anni di lavoro un'attenzione a questo tipo di errori adeguata alla professionalità. Raro, rarissimo trovare fumetti con errori di ortografia, per non parlare di baloon in altre lingue o altre amenità.
Il fumettaro del mio amico però si accende. Panini Comics è il male, dice. Non farà quel livello di errori, dice, ma ha abituato negli anni i lettori a leggere le cose più brutte e confezionate nei modi peggiori. Per fare un esempio al mio amico, prende uno degli ultimi fumetti dei Vendicatori, con copertine a tre o quattro ante ripiegate, per fargli vedere come le pagine siano più grandi della copertina, che ripiegata non arriva a coprirle totalmente. Sì, pensa il mio amico, un lavoro davvero brutto. Un lavoro che Panini ha sempre fatto in quel modo. Necessità produttive, dice al fumettaro. Inaccettabili, risponde il fumettaro. Per non parlare, prosegue, della qualità dei manga che pubblica e della qualità di altre produzioni, come per esempio i 100%, a partire dai volumi francesi rimpiccioliti.
Si può concordare, eppure il paragone con Planeta non regge. Planeta pubblica un lavoro pieno di errori. Il lettore, consapevolmente, compra un prodotto e quando lo legge lo trova diverso da come dovrebbe essere. Fallato. Panini segue una linea editoriale, discutibile, ma prodotta con professionalità. Quello che vedi e ti aspetti osservando il prodotto all'acquisto, è quello che troverai leggendolo. Piuttosto, sta al lettore non acquistare un prodotto che non gli piace.
Il fumettaro però ribadisce, Panini è il male. Per colpa sua, i lettori si sono abituati a tutto.
Mi chiedo, tenendo ben saldo il rispetto che ho per la libertà di scelta dei lettori, della responsabilità all'acquisto che tutti abbiamo, da dove nasce questa percezione di un addetto ai lavori?
Il problema è legato all'insofferenza di doversi riempire il negozio di prodotti che non apprezza, a scapito di altri che lui valuterebbe più importanti, interessanti, perché in definitiva sono quelli che il lettore cerca? Oppure, esiste davvero un meccanismo di diseducazione al ribasso?
Harry
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Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma esplicitando sempre l'autore e/o la fonte.
La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.
La mancata possibilità di richiedere arretrati di alcuni titoli, anche solo un mese dopo dalla loro uscita, ha incattivito tutti i fumettari.
RispondiEliminaMa il paragone con la Planeta non regge né in cielo né in terra. Dirò di più. Per quanto non capisco la volontà di lamentarsi in modo "gratuito", al contrario non capisco nemmeno chi continua a comprare i volumi Planeta, dimostrando un feroce stoicismo masochistico.
Ma tant'è... Sappiamo come sono 'sti lettori di fumetti.
oppure, dove è scritto che il venditore di fumetti deve porsi il problema di educare?
RispondiEliminao meglio, il suo primo fine è vendere o sbaglio?
se vuole che i lettori leggano altro è disposto a rinucniare al guadagno proponendo solo l'altro? ovviamente no perchè altrimenti non campa...
indi, discorso molto interessante ma non è proprio responsabilità del venditore di fumetti... facciamo parziale va.... potrebbe aiutare le persone ad aprire la mente e leggere altro... ma non certo rinunciare ai prodotti che vendono
o no?
Harry, dove ti sei messo...
RispondiEliminaA me sembra che la Panini stia educando gli editori al rialzo dei prezzi!
RispondiEliminaGugu
Se la Panini è male, è il male minore, questo è sicuro.
RispondiEliminaChe Panini abbia abbassato i suoi standard di supervisione è sotto gli occhi di tutti: refusi vari ed errori di traduzione stanno affiorando come relitti del tempo che fu in molti prodotti (americani come giapponesi) della casa di Modena.
RispondiEliminaChe però sia arrivata, o solo anche vicina, al livello di errori ed orrori della sua concorrente spagnola mi sembra fortunatamente (ancora?) inesatto.
C'è un preoccupante livellamento verso il basso della cura di un prodotto editoriale, principalmente per risparmiare su editor e supervisori: quello senz'altro.
E sta peggiorando.
al di là delle impressioni, non voglio fare un discorso qualunquista o generalizzato.
RispondiEliminaè chiaro che gli errori planeta e l'impostazione panini sono due cose ben diverse.
i punti importanti per me sono due:
1. è vero che panini ha abbassato progressivamente la qualità delle sue proposte (e della cura editoriale, come suggerisce skull)?
2. per le fumetterie esiste una "sofferenza" riferita alla necessità di trovare spazio e visibilità per i molti prodotti panini a scapito degli altri?
un terzo, tangenziale, lo coglie davide. esiste o ha senso parlare di "responsabilità" in merito alla qualità delle proposte di un editore e a come questi condizionano aspettative e gusti dei lettori?
harry
diseducazione dal basso, frase molto azzeccata...!
RispondiEliminacome fa ad essere dal basso?
RispondiEliminaè la proposta di una casa editrice, è per forza dall'alto.
il basso sono i lettori, mica decidono loro cosa viene pubblicato.
a scanso di equivoci, io ho scritto "diseducazione al ribasso", non dal basso.
RispondiEliminaharry
"esiste o ha senso parlare di "responsabilità" in merito alla qualità delle proposte di un editore e a come questi condizionano aspettative e gusti dei lettori?"
RispondiEliminaun po' mi stupisce questo dubbio esistenziale sull'impatto che l'industria editoriale (e non solo) produce sul proprio pubblico.
mi stupisce perche' mi sembra una delle cose piu' ovvie che si possano affermare, e mi sembra vagamente ingenuo (o confuso) attribuire il problema a qualche tipo di premura etica del mercato.
non credo sia necessario fare ipotesi o previsioni per affermare che l'investimento che si sceglie di fare nei confronti dei propri fruitori, per un editore di contenuti, e' fondamentale prima di tutto alla propria sopravvivenza. non e' necessario perche' di esempi a riprova di questo fatto ce ne sono parecchi: si pensi al mondo delle major discografiche, che si ritrova a fronteggiare incapace il fenomeno del p2p cercando di fare leva sulla capacita' da parte del pubblico di riconoscere un valore soggettivo (economico e non) nei propri ascolti, dopo aver investito, per due generazioni, la propria prosperita' economica sull'annullamento "edonistico" all'esercizio di questo giudizio.
stando poi al fumetto, uno dei casi piu' eclatanti e' il folle periodo delle variant cover al di la' dell'atlantico, e sappiamo bene tutti che impatto ebbe sul mercato (dalle tirature al numero di punti vendita) quella strategia editoriale.
il ricambio dei lettori, l'accompagnarli lungo la loro crescita e stimolarli alla ricerca di cio' che apprezzano e' un'investimento da parte di un editore: perche' significa poter contare su piu' fronti, diversificare e quindi aumentare l'interesse che il lettore puo' avere verso le proprie pubblicazioni. questo significa mettersi al riparo (per quanto possibile) dai mutamenti inevitabili che si verificano nell'attenzione del pubblico verso generi, forme e contenuti polarizzati. per il semplice fatto che cercare di costruire un parco lettori cristallizzato nel gusto e nelle scelte e' una pura chimera, e puntare sulla "speculazione" (legittima) di un solo pubblico e di un solo gusto e' la premessa migliore per destinarsi all'oblio del mercato (magari dopo una soddisfacentissimo ingrasso economico, non lo escludo).
da questo punto di vista mi sembra chiaro il punto di vista di chi ritiene panini peggiore di planeta. quest'ultima danneggia chiaramente se stessa con l'esecrabile incuria editoriale delle proprie pubblicazione, ma, di contro (e perche' no, anche inconsapevolmente), con la varieta' della propria proposta editoriale riversa un effetto benefico di cui tutto il mercato puo' (potenzialmente) godere: aprendo gli spazi (di cui evidentemente c'era e c'e' molta fame, se planeta continua a vendere nonostante gli evidenti limiti di qualita' editoriale), gli spazi, dicevo, per editori concorrenti che vogliano giocare sul medesimo investimento nei confronti del proprio pubblico. di contro panini erode questo spazio, mettendo una forte ipoteca sul proprio pubblico e asfissiando in maniera generale le potenzialita' del mercato.
questo non vuol dire che planeta e' il bene e panini il male, ma semplicemente che si scontrano due sistemi (e direi due visioni) di prosperita' economica differenti, e' la soddisfazione finale dell'acquirente (intesa come disposizione a nuovi acquisti), nella contingenza del presente, a decidere chi "stia vincendo": e mi sembra che piu' o meno lo stiano facendo entrambe. ed entrambe si stiano adeguando alla concorrenza che la presenza reciproca impone.
ps: ovviamente esistono case editrici alternative a panini e planeta, che ne condividono o meno i metodi e le "capacita'", ma mi sembra che limitare il discorso alle prime due possa avere un senso, per il ruolo piu' o meno equivalente che ricoprono nel mercato del fumetto in italia.
Arrivo in ritardo alla lettura di questo post, spero di poter dire la mia.
RispondiEliminaSono daccordo con il libraio che espone la sua difficoltà e che ribadisce che la Panini ha creato una diseducazione al ribasso..
Si è creato un dualismo strano e pericoloso, da un lato un editore, la Panini, che pubblica molte cose in una forma apparentemente perfetta, e che ha "creato" dei lettori poco capaci di guardarsi attorno ed avvicinarsi agli altri fumetti presenti sul mercato; e dall'altro lato c'è la Planeta che è l'editore più scandaloso degli ultimi trent'anni, per le traduzioni, per il rapporto con i lettori, con i librai e con la distribuzione, etc. ma, (come ha scritto Andrea spacca) che ha aperto degli spazi che prima non esistevano...
Quindi non è detto che il male sia solo Planeta, anche Panini fa la sua parte ed è dibolica.
Getto un'ultimo sasso nello stagno: e la critica fumettistica come si posiziona rispetto alle pubblicazioni di Panini e Planeta? siamo sempre sinceri nella recensione o nell'approfondimento di un volume oppure anche noi facciamo parte della diseducazione verso il basso...
mario di fumettomania.net
lontano dal blog, il tempo passa. mi scuso per le risposte tardive. ma ringrazio andrea e mabe per il le loro riflessioni.
RispondiElimina@ andrea: la mia era (forse) una domanda retorica. trovo molto chiara la distinzione che fai tra un editore che rinchiude i lettori in spazi angusti e quello che si muove in modo più aperto e, perché no, più faticoso e rischioso nel breve termine.
eppure, faccio fatica a inserire planeta nel secondo gruppo. mi spiego, la politica editoriale di planeta, per quanto ampia e variegata che vuoi, è stata finora a mio avviso un diluvio incontrollato. era fin troppo chiara la volontà di sommergere il mercato e occupare spazi di altri. questo secondo me non è "educare" i lettori o crescerli. è qualcosa che ha più a che fare con il "potere" e il "denaro". che poi una parte di queste scelte siano buone se non ottime, è parte del processo. ciò detto, il fatto che si "manometta" da sola inficia tutto il lavoro e i soldi investiti. l'esempio più importante che mi riguarda? non spenderò mai tutti quei soldi per le opere omnia di hellblazer, sandman, o simili anche se sono pubblicazioni che amerei avere, per il semplice fatto che NON MI FIDO.
e panini? panini ha il grande difetto di non voler correre più rischi. e di non essere strutturata sul piano produttivo per reinvestire i capali fatti negli anni in nuove proposte, più differenziate.
@ mabe: il capitolo dell'indipendenza della critica fumettistica è stato più volte discusso altrove. io posso solo parlare per me e per quel pezzo di addetti ai lavori che conosco e con cui collaboro. di cui posso assicurare la piena correttezza e libertà di pensiero. ma non parlo per tutti, ovviamente.
harry