Proseguendo da qui...
E Panini Comics? A parte aver rinunciato a un gioiello, Hanzo la via dell’assassino, della coppia Kazuo Koike e Goseki Kojima (gli stessi autori di Lone Wolf and Cub, pubblicato proprio da Panini e a mio avviso una delle opere di ingegno più belle di tutti i tempi - qui) che è in corso di pubblicazione dalla rivale numero uno, Planeta De Agostini, la casa editrice modenese non rinuncia a confermare la sua difficoltà a sviluppare progetti editoriali autoctoni efficaci.
Dopo i clamorosi errori in Murphy 911 di Recchioni e Cremona (proprio a livello di progettazione editoriale), di cui ho parlato e che ha quanto meno mostrato superficialità nella definizione dei tempi di realizzazione, si imbarca in un altro episodio imbarazzante con Cronache dal Mondo Emerso. L’intenzione, interessante in termini di marketing, era di dare forma fumettistica ai best seller Mondadori di Licia Troisi. Di nuovo Recchioni alla sceneggiatura, viene scelto per i disegni Giuseppe Ferrario, che aveva già dato interessanti prove di sé altrove (per esempio su Milano Criminale).
Il disegnatore spiazza tutti con una virata nello stile che, per quanto sorprendente a confronto con le prove precedenti, appare coerente con il progetto e con la moda che vuole tutto, o quasi, “sporcato di manga”. Peccato che per ottimizzare questa evoluzione (?) del proprio tratto abbia letteralmente copiato, ricalcato disegni di Hayao Miyazaki. L’ingenuità del disegnatore è evidente. Scegliere uno dei più celebri autori giapponesi nel mondo da ricalcare, tra l’altro ampiamente pubblicato proprio da Panini Comics, appare pura follia. Si poteva prevedere che la stessa Panini Comics, nel lavoro di supervisione, avrebbe notato tale scelta e interpellato gli autori in merito. La cosa non avviene se non ex-post, dopo le segnalazioni di alcuni fan italiani dell’autore giapponese. Questa la storia a grandi linee (e spero che il riassunto non vi abbia annoiato). Ecco alcune considerazioni personali.
Innanzitutto Panini Comics dimostra di non saper fare l’editore di un progetto inedito. La leggerezza è tale da essere imperdonabile. E questo, anche alla luce delle sue scelte a posteriori. Senza minimizzare o ingigantire l’accaduto, decide di sospendere la pubblicazione per approfondimenti. Una scelta che indica senza giri di parole che il fatto è anche per la casa editrice piuttosto grave.
Recchioni dichiara di essere all’oscuro delle scelte del disegnatore e ne difende la buonafede. Ma mi chiedo, possibile che non abbiano discusso in alcun modo della caratterizzazione grafica del lavoro? Al di là della sceneggiatura consegnata, possibile che per un progetto simile non sia stato ragionato a priori quale sviluppo stilistico dare, quale impostazione, a quali lettori strizzare l’occhio? Un dubbio non poteva nascere?
Ferrario si dichiara colpevole, per ingenuità. Vero. Malafede o ingenuità poco contano, in questo ambito.
Ma una riflessione in merito trovo sia necessaria e la sviluppo volutamente a partire da un mondo diverso da quello italiano e giapponese. Chi ricorda gli X-Men di Jim Lee di inizio anni ’90?
Tutti, e sapete perché? Perché ancora oggi la Marvel produce gli X-Men “clonando” Lee senza posa. Organico alla casa editrice Lee non lo è mai stato, semplicemente per ragioni economiche. Da lì la scelta di fondare la Image Comics. E Lee aveva ragione. Sulla forza del suo stile, sulle sue caratterizzazioni, sulle sue pose la Marvel guadagna e capitalizza, ahimé, ancora oggi. Solo Grant Morrison, forte della sua credibilità e personalità, ha saputo allontanarsi totalmente e in modo efficace da questo modello, grazie anche all’apporto di autori eccellenti (primo tra tutti Frank Quitly). Il punto è che Jim Lee e gli X-Men sono diventati essi stessi uno stile. E non si contano davvero gli autori che per tutti gli anni ’90 e dopo hanno ricalcato (letteralmente) pose e impostazioni grafiche.
Certo, lo stesso Lee, per capitalizzare a sua volta tale successo, ha dato vita a una “scuola” di talenti in seno al progetto Image, di cui vale la pena ricordare quanto meno il talentuoso e poco professionale Travis Charest, che più ha saputo personalizzare e allontanarsi dal modello. Ma alcuni dei cloni creati dallo stesso Lee negli anni hanno lavorato proprio agli X-Men della Marvel, con un circolo vizioso che, per lo meno sul piano creativo, ha avvilito e ancora avvilisce quella che è stata per alcuni anni una delle famiglie di personaggi più in fermento del fumetto popolare americano.
Non mi voglio allontanare. Citazione, stile, ricalco, copiatura, omaggio… la linea è sottile e quello che, al solito, marca davvero la differenza sono i soldi e la trasparenza.
Ferrario, facendo propria la lezione di Miyazaki in questo modo, oltre all’ingenuità con la quale ha macchiato la sua serietà professionale, ha tuttavia commesso altri due errori che reputo ancora più importanti e dolenti per il mercato fumettistico italiano: non ha saputo far propria tale lezione, spersonalizzandosi e banalizzandosi invece di svilupparsi ed evolvere; ha rinnovato l’idea della (presunta) necessità della copia, della ripetizione anonima di modelli per dare forma a successi editoriali. Un concetto che mi sembra essere uno dei mali peggiori dell’attuale cultura mediatica e popolare mondiale, e che, forse, è ancora più rilevante del problema del diritto di autore.
Harry.
E Panini Comics? A parte aver rinunciato a un gioiello, Hanzo la via dell’assassino, della coppia Kazuo Koike e Goseki Kojima (gli stessi autori di Lone Wolf and Cub, pubblicato proprio da Panini e a mio avviso una delle opere di ingegno più belle di tutti i tempi - qui) che è in corso di pubblicazione dalla rivale numero uno, Planeta De Agostini, la casa editrice modenese non rinuncia a confermare la sua difficoltà a sviluppare progetti editoriali autoctoni efficaci.
Dopo i clamorosi errori in Murphy 911 di Recchioni e Cremona (proprio a livello di progettazione editoriale), di cui ho parlato e che ha quanto meno mostrato superficialità nella definizione dei tempi di realizzazione, si imbarca in un altro episodio imbarazzante con Cronache dal Mondo Emerso. L’intenzione, interessante in termini di marketing, era di dare forma fumettistica ai best seller Mondadori di Licia Troisi. Di nuovo Recchioni alla sceneggiatura, viene scelto per i disegni Giuseppe Ferrario, che aveva già dato interessanti prove di sé altrove (per esempio su Milano Criminale).
Il disegnatore spiazza tutti con una virata nello stile che, per quanto sorprendente a confronto con le prove precedenti, appare coerente con il progetto e con la moda che vuole tutto, o quasi, “sporcato di manga”. Peccato che per ottimizzare questa evoluzione (?) del proprio tratto abbia letteralmente copiato, ricalcato disegni di Hayao Miyazaki. L’ingenuità del disegnatore è evidente. Scegliere uno dei più celebri autori giapponesi nel mondo da ricalcare, tra l’altro ampiamente pubblicato proprio da Panini Comics, appare pura follia. Si poteva prevedere che la stessa Panini Comics, nel lavoro di supervisione, avrebbe notato tale scelta e interpellato gli autori in merito. La cosa non avviene se non ex-post, dopo le segnalazioni di alcuni fan italiani dell’autore giapponese. Questa la storia a grandi linee (e spero che il riassunto non vi abbia annoiato). Ecco alcune considerazioni personali.
Innanzitutto Panini Comics dimostra di non saper fare l’editore di un progetto inedito. La leggerezza è tale da essere imperdonabile. E questo, anche alla luce delle sue scelte a posteriori. Senza minimizzare o ingigantire l’accaduto, decide di sospendere la pubblicazione per approfondimenti. Una scelta che indica senza giri di parole che il fatto è anche per la casa editrice piuttosto grave.
Recchioni dichiara di essere all’oscuro delle scelte del disegnatore e ne difende la buonafede. Ma mi chiedo, possibile che non abbiano discusso in alcun modo della caratterizzazione grafica del lavoro? Al di là della sceneggiatura consegnata, possibile che per un progetto simile non sia stato ragionato a priori quale sviluppo stilistico dare, quale impostazione, a quali lettori strizzare l’occhio? Un dubbio non poteva nascere?
Ferrario si dichiara colpevole, per ingenuità. Vero. Malafede o ingenuità poco contano, in questo ambito.
Ma una riflessione in merito trovo sia necessaria e la sviluppo volutamente a partire da un mondo diverso da quello italiano e giapponese. Chi ricorda gli X-Men di Jim Lee di inizio anni ’90?
Tutti, e sapete perché? Perché ancora oggi la Marvel produce gli X-Men “clonando” Lee senza posa. Organico alla casa editrice Lee non lo è mai stato, semplicemente per ragioni economiche. Da lì la scelta di fondare la Image Comics. E Lee aveva ragione. Sulla forza del suo stile, sulle sue caratterizzazioni, sulle sue pose la Marvel guadagna e capitalizza, ahimé, ancora oggi. Solo Grant Morrison, forte della sua credibilità e personalità, ha saputo allontanarsi totalmente e in modo efficace da questo modello, grazie anche all’apporto di autori eccellenti (primo tra tutti Frank Quitly). Il punto è che Jim Lee e gli X-Men sono diventati essi stessi uno stile. E non si contano davvero gli autori che per tutti gli anni ’90 e dopo hanno ricalcato (letteralmente) pose e impostazioni grafiche.
Certo, lo stesso Lee, per capitalizzare a sua volta tale successo, ha dato vita a una “scuola” di talenti in seno al progetto Image, di cui vale la pena ricordare quanto meno il talentuoso e poco professionale Travis Charest, che più ha saputo personalizzare e allontanarsi dal modello. Ma alcuni dei cloni creati dallo stesso Lee negli anni hanno lavorato proprio agli X-Men della Marvel, con un circolo vizioso che, per lo meno sul piano creativo, ha avvilito e ancora avvilisce quella che è stata per alcuni anni una delle famiglie di personaggi più in fermento del fumetto popolare americano.
Non mi voglio allontanare. Citazione, stile, ricalco, copiatura, omaggio… la linea è sottile e quello che, al solito, marca davvero la differenza sono i soldi e la trasparenza.
Ferrario, facendo propria la lezione di Miyazaki in questo modo, oltre all’ingenuità con la quale ha macchiato la sua serietà professionale, ha tuttavia commesso altri due errori che reputo ancora più importanti e dolenti per il mercato fumettistico italiano: non ha saputo far propria tale lezione, spersonalizzandosi e banalizzandosi invece di svilupparsi ed evolvere; ha rinnovato l’idea della (presunta) necessità della copia, della ripetizione anonima di modelli per dare forma a successi editoriali. Un concetto che mi sembra essere uno dei mali peggiori dell’attuale cultura mediatica e popolare mondiale, e che, forse, è ancora più rilevante del problema del diritto di autore.
Harry.
Interessante. Per cui domani sarai su www.afnews.info .
RispondiElimina- Sì, la Panini ha dei problemi d'esperienza nel reparto produttivo. E' una cosa di cui ho parlato cin tranquillità anche per 911.
RispondiElimina- Ferrario ha fatto prove e studi e no, nessuno di noi ha notato che erano copiati e non solamente ispirati, errore nostro che ho ammesso sin dall'inizio.
- Ferrario non si è limitato a copiare o ispirarsi ma ha ricalcato le figure e copia-incollato i fondali. Per tutto il lavoro.
- Ferrario non si è mai dichiarato colpevole di niente. Dice che sono omaggi.
- La differenza tra copia, omaggio e plagio non è per nulla sottile.
- Copiare roba che ti appartiene (come hanno fatto e fanno la DIsney e la Marvel) è un pelo diverso che andare a rubare in giro senza chiedere il permesso.
- Non iniziamo a tirare in ballo il post-modernismo che è un discorso che prevede una progettualità artistica e di linguaggio. E non è proprio questo il caso.
Scopro oggi questo blog da afnews e da quel che ho letto mi piace un sacco!
RispondiEliminaSaluti,
c.
Analisi efficaci e, spesso, condivisibili. Tornerò di certo da queste parti.
RispondiEliminasmok!
@ goria, smoky e calia: grazie.
RispondiElimina@ rrobe: i tuoi chiarimenti sintetici sono molto efficaci e ti ringrazio. non aggiungo altro. se non che non avevo intenzione di entrare nel merito di un discorso post-moderno.
riflettevo solo su una cosa: appropriarsi di uno stile nuovo è una scelta non semplice, che richiede una grande apertura mentale e molto studio. in questo senso, oltre al misfatto ci vedo una grande occasione persa. copiare, scimmittare, oltre ai problemi legali, è culturalmente aberrante (ma sempre più frequente).
harry
rrobe,
RispondiEliminail postmoderno non e' una progettualita' artistica e di linguaggio, ormai, ma una forma della cultura occidentale. siamo postmoderni, volenti o nolenti, e continuare a fare del sofismo tra l'intenzione, il plagio e la coincidenza mi sembra discutere del sesso degli angeli.
se segui ancora it.arti.fumetti puoi leggere la mia opinione in merito, che non e' un'opinione su ferrario, l'editing panini e il tuo lavoro, ma un richiamare l'attenzione sul fatto che episodi del genere sono l'ennesimo sintomo di crisi della culturale della proprieta' intellattuale. che (mi ripeto da altrove) e' una parentesi breve e recente della storia della creazione umana.
se guttenberg fosse vissuto in epoca di brevetti e copyright oggi forse tu faresti fatica a trovare un editore, perche' l'evoluzione del mercato tipografico sarebbe indietro di un secolo almeno.
Ottimo lavoro, Harry, ora ti linko.
RispondiElimina^___^
@ andrea: il tuo punto è molto interessante. leggerò il tuo articolo.
RispondiElimina@ michele: grazie
harry.
Se come mi pare Panini ha ammesso il problema HA l'obbligo morale di riprendersi indietro tutte le copie, ad iniziare dall'invenduto delle fumetterie ma anche da quelle dei lettori che hanno acquistato un prodotto del genere in completa buona fede.
RispondiEliminaOppure rifare gli albi incriminati e darli in omaggio con i numeri successivi.
Le sole scuse non bastano.