Julia 130, Myrna sono io, (Sergio Bonelli Editore) di Berardi, Montero e Zuccheri è un piccolo gioiello di efficacia narrativa. Giocare con le aspettative dei lettori è l’arte più complessa e nobile della fiction. E ha grossi, enormi rischi. Perché al lettore piace sentirsi “ingannato” quando ci legge dietro intelligenza e passione, e quando genera vivo coinvolgimento. Tutto questo, in Myrna sono io, accade, a conferma di un team di lavoro ormai collaudato e per molti versi raro nel fumetto italiano. Da avere.
Gravel, TP1, di Warren Ellis è un fumetto edito in USA dalla Avatar Press. Un fumetto horror incentrato sul protagonista omonimo, un britannico che per mestiere fa il mago combattente. Il soggetto non brilla per originalità, ma la freschezza della sceneggiatura e la cura per le pieghe psicologiche del personaggio rendono Gravel una lettura coinvolgente. Un punto di vista originale sull’horror, che richiama le migliori sequenze narrative di Hellblazer della Vertigo. Soprattutto se paragonato a…
Rourke 2, di Memola (Star Comics) che si conferma superficiale, poco convincente. La vaga somiglianza fisica di Gravel con Rourke, le origini anglosassoni, la passione comune per gli alcolici e il fatto che ho letto le due storie in parallelo, mi hanno creato una leggera vertigine e sovrapposizione. E il paragone è stato immediato. Troppe le somiglianze superficiali, troppe le differenze nel trattamento narrativo. Tanto è disturbante e caratterizzato Gravel, tanto è anonimo e scialbo Rourke. Peccato, perché la matrice generica sarebbe buona. Ma i temi trattati sembrano lontanissimi dalle corde di Memola. Momento meno felice: la filippica dell’assistente sociale belloccia, che non si può leggere per qualunquismo e scarso realismo. Per me, ultimo appello.
Caravan 2, di Medda e Raffaele (Sergio Bonelli Editore) prosegue da dove si era concluso il precedente. Il movimento resta efficace. La tensione cala. Succede troppo poco forse in questo numero per colpire davvero il lettore. Ma la cura nella sceneggiatura e gli ottimi disegni di un Raffaele che sembra trovare buona ispirazione in De Angelis sono la conferma per una miniserie da seguire.
Wimbledon Green di Seth (Draw & Quaterly) è un esplorazione meta-fumettistica sulla psicologia del collezionista di fumetti. È un gioco sofisticato nelle intenzioni, denso sul piano concettuale, ma poco significativo sul piano del risultato narrativo. Nella sua genesi, da improvvisazione espressiva, è un’opera comunque molto interessante per comprendere a che punto sia l’arte di Seth, ottimo cartoonist canadese. Speriamo in una prossima opera più “seria” e meno auto-compiacente.
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