Per l’Eura Editoriale nutro un profondo sentimento ambivalente di odio/amore.
Amo molte delle produzioni che realizza, ha nel suo catalogo alcuni dei fumetti più interessanti usciti negli ultimi 30 e più anni (con autori straordinari quali Robin Wood e Carlos Trillo, con pubblicazioni francesi degne di nota, con esperimenti coraggiosi quali John Doe, ecc.); ma non apprezzo molta parte della loro impostazione editoriale.
Attraverso meccanismi di produzione ormai assenti in altre realtà italiane, realizza prodotti davvero particolari. E ripensando a pubblicazioni come Cybersix (è appena uscito il volume Coniglio Editore con la ristampa delle prime storie) è innegabile la creatività e lo sforzo editoriale che sono state messe in campo. Eppure, sotto molti aspetti, Eura Editoriale è una casa editrice che non vuole evolvere, soprattutto sul piano della cura editoriale.
Credo abbia un concetto di fumetto popolare ancorato agli anni … sessanta? È il concetto del prodotto usa e getta, che valorizza poco o nulla gli autori, che non è interessata a un rapporto di fiducia con il lettore, che non ha apparentemente interesse a collaborare allo sviluppo di una diversa consapevolezza del fumetto come forma di comunicazione.
Altrimenti non si spiegherebbe la cura editoriale che dire sciatta è dire poco. Un esempio.
Esiste da anni in edicola la collana di ristampe I Giganti dell’Avventura, che è al top delle mie preferenze da molto tempo. Recentemente è stato fatto un restyling editoriale che è quasi ridicolo. Per la testata della collana è stato usato il più banale e brutto effetto di photoshop che possa esserci, la carta utilizzata è di scarsissima qualità, tanto che si mangia l’inchiostro come un dinosauro, perdendo la resa dei neri in modo umiliante per i disegnatori. Non ci sono note di copertina sugli autori, sugli anni di pubblicazione originale delle storie, non si sa di quanti volumi è composta l’intera ristampa, e le diverse serie vengono pubblicate a scacchiera, a singhiozzo, senza alcuna logica apparente.
L’esempio più recente è la pubblicazione del primo volume di Detective Abbeyard, di Viviana Centol e dell’immenso Carlos Enrique Vogt (del quale amo particolarmente i primi cicli di storie di Mojado con Robin Wood, reperibili anch’essi in questa collana, ma che ha realizzato altre opere assolutamente uniche).
La prima cosa che mi sono chiesto è stata, chi è Viviana Centol?
Poi, Detective Abbeyard quando è stato pubblicato in origine?
Quante storie sono state realizzate finora?
Quanti volumi occuperà?
Quando uscirà il prossimo volume (sottolineo che il volume non è autoconclusivo e che la storia rimane sospesa)?
Potrei andare avanti.
Io non amo particolarmente la rete, anche se Guglielmo Nigro mi ha convinto ad aprire questo blog (che mi aiuta a gestire). Però so effettuare una ricerca con google. Ci provo, prima con “Detective Abbeyard”, poi con “Viviana Centol”. Trovo poco o nulla. O meglio, non trovo nulla di più di quanto possa sapere dal volume che ho in mano. Il sito dell’Eura Editoriale a cui accedo quasi per caso è altrettanto povero (provate, partendo da qui).
Mi rassegno. E mi chiedo, di nuovo, che servizio ha reso Eura Editoriale ai suoi autori e ai suoi lettori? Oggi il fumetto popolare è cambiato. Diamo visibilità agli autori, ai contenuti.
E soprattutto, che politica è quella di una casa editrice che non fa sapere quando uscirà il prossimo volume di un’opera non conclusa, che non comunica se esistono nel suo catalogo e quali sono altri volumi realizzati dagli stessi autori, che non favorisce, per quanto possibile, con brevi introduzioni o note alle pubblicazioni, la consapevolezza del lettore rispetto all’opera che ha in mano?
Tanto più che Detective Abbeyard è un lavoro assolutamente originale, fuori dagli schemi, divertente, ricco di idee, coinvolgente. Come molte, moltissime altre produzioni di Eura Editoriale (soprattutto sudamericane).
Si tratta come minimo di un’enorme occasione persa, perché non favorisce il dialogo e l’attaccamento del lettore verso la casa editrice, perché non fidelizza e non aiuta; ma dal punto di vista del mezzo di comunicazione, si tratta di una vera manifestazione di superficialità e di scarsa professionalità.
Ciò detto, reperite e leggetevi l’ottimo Detective Abbeyard, I Giganti dell’Avventura n. 74.
Amo molte delle produzioni che realizza, ha nel suo catalogo alcuni dei fumetti più interessanti usciti negli ultimi 30 e più anni (con autori straordinari quali Robin Wood e Carlos Trillo, con pubblicazioni francesi degne di nota, con esperimenti coraggiosi quali John Doe, ecc.); ma non apprezzo molta parte della loro impostazione editoriale.
Attraverso meccanismi di produzione ormai assenti in altre realtà italiane, realizza prodotti davvero particolari. E ripensando a pubblicazioni come Cybersix (è appena uscito il volume Coniglio Editore con la ristampa delle prime storie) è innegabile la creatività e lo sforzo editoriale che sono state messe in campo. Eppure, sotto molti aspetti, Eura Editoriale è una casa editrice che non vuole evolvere, soprattutto sul piano della cura editoriale.
Credo abbia un concetto di fumetto popolare ancorato agli anni … sessanta? È il concetto del prodotto usa e getta, che valorizza poco o nulla gli autori, che non è interessata a un rapporto di fiducia con il lettore, che non ha apparentemente interesse a collaborare allo sviluppo di una diversa consapevolezza del fumetto come forma di comunicazione.
Altrimenti non si spiegherebbe la cura editoriale che dire sciatta è dire poco. Un esempio.
Esiste da anni in edicola la collana di ristampe I Giganti dell’Avventura, che è al top delle mie preferenze da molto tempo. Recentemente è stato fatto un restyling editoriale che è quasi ridicolo. Per la testata della collana è stato usato il più banale e brutto effetto di photoshop che possa esserci, la carta utilizzata è di scarsissima qualità, tanto che si mangia l’inchiostro come un dinosauro, perdendo la resa dei neri in modo umiliante per i disegnatori. Non ci sono note di copertina sugli autori, sugli anni di pubblicazione originale delle storie, non si sa di quanti volumi è composta l’intera ristampa, e le diverse serie vengono pubblicate a scacchiera, a singhiozzo, senza alcuna logica apparente.
L’esempio più recente è la pubblicazione del primo volume di Detective Abbeyard, di Viviana Centol e dell’immenso Carlos Enrique Vogt (del quale amo particolarmente i primi cicli di storie di Mojado con Robin Wood, reperibili anch’essi in questa collana, ma che ha realizzato altre opere assolutamente uniche).
La prima cosa che mi sono chiesto è stata, chi è Viviana Centol?
Poi, Detective Abbeyard quando è stato pubblicato in origine?
Quante storie sono state realizzate finora?
Quanti volumi occuperà?
Quando uscirà il prossimo volume (sottolineo che il volume non è autoconclusivo e che la storia rimane sospesa)?
Potrei andare avanti.
Io non amo particolarmente la rete, anche se Guglielmo Nigro mi ha convinto ad aprire questo blog (che mi aiuta a gestire). Però so effettuare una ricerca con google. Ci provo, prima con “Detective Abbeyard”, poi con “Viviana Centol”. Trovo poco o nulla. O meglio, non trovo nulla di più di quanto possa sapere dal volume che ho in mano. Il sito dell’Eura Editoriale a cui accedo quasi per caso è altrettanto povero (provate, partendo da qui).
Mi rassegno. E mi chiedo, di nuovo, che servizio ha reso Eura Editoriale ai suoi autori e ai suoi lettori? Oggi il fumetto popolare è cambiato. Diamo visibilità agli autori, ai contenuti.
E soprattutto, che politica è quella di una casa editrice che non fa sapere quando uscirà il prossimo volume di un’opera non conclusa, che non comunica se esistono nel suo catalogo e quali sono altri volumi realizzati dagli stessi autori, che non favorisce, per quanto possibile, con brevi introduzioni o note alle pubblicazioni, la consapevolezza del lettore rispetto all’opera che ha in mano?
Tanto più che Detective Abbeyard è un lavoro assolutamente originale, fuori dagli schemi, divertente, ricco di idee, coinvolgente. Come molte, moltissime altre produzioni di Eura Editoriale (soprattutto sudamericane).
Si tratta come minimo di un’enorme occasione persa, perché non favorisce il dialogo e l’attaccamento del lettore verso la casa editrice, perché non fidelizza e non aiuta; ma dal punto di vista del mezzo di comunicazione, si tratta di una vera manifestazione di superficialità e di scarsa professionalità.
Ciò detto, reperite e leggetevi l’ottimo Detective Abbeyard, I Giganti dell’Avventura n. 74.
Stimolante. Per cui oggi sei su afNews http://www.afnews.info
RispondiEliminaMi trovo d'accordo in toto.
RispondiEliminaPiù volte negli anni ho provato ad acquistare i volumi proposti in edicola dall'Eura, che mi attiravano solo per la curiosità dato che la veste grafica tutto poteva tranne che affascinare. La scarsità di informazioni e il limbo a cui le storie venivano(e vengono ancora a quanto pare) abbandonate mi ha portato a non interessarmi più ai loro prodotti. Nella veste di queste pubblicazioni c'è questo mix di aria vecchia, ristampa per sbaglio, pubblicazione azzardata, tentativo maldestro di riciclo, quando invece spesso e volentieri il contenuto è di livelli altissimi!
Possibile mai che non mettano alcuno straccio di informazione nei volumi?
Mi chiedo quale sia il motivo per cui proseguano in questo modo, possibile che non incida sulle vendite?
Resta per me un mistero da anni ormai...
Salve "Harry".
RispondiEliminaHo letto con attenzione il tuo scritto (su segnalazione AFNews).
Credo che le tue, diciamo così "proteste" siano quelle di un appassionato di fumetti, o meglio di Fumetto, che poco hanno a che fare con la realtà del lettore-di-fumetti, che non è una bestia rara, ma è invece proprio colui che compra (e legge) i fumetti. I quali prosperano, o falliscono, proprio grazie ai lettori acquirenti, non alle giuste critiche di un pugno di appassionati che su forum e blog "se le canta e se le suona", per così dire.
Io sono un lettore (beh, anche un appassionato... ma più un lettore, direi) e ho comprato e letto Detective Abbeyard, mi è piaciuto moltissimo e, se usciranno, comprerò altri volumi. Perché proprio in quanto lettore so benissimo come l'Eura gestisce le sue uscite: periodicamente, ogni "tot" di tempo, fa uscire un volume dei "Giganti". Come me, ti assicuro, lo sa qualche altro migliaio di lettori, visto che l'Eura prospera da oltre trent'anni e ha una distribuzione in edicola abbastanza capillare.
Tu dici che l'Eura "non vuole evolvere". Ma "evolvere" secondo quale modello? Io azzardo l'ipotesi che per qualche migliaio di lettori non sia così fondamentale sapere l'anno di pubblicazione e la rivista dove originariamente sono state pubblicate le storie del Detective svampito che vede i fantasmi. Azzardo ancora: alla stragrande maggioranza dei lettori Eura le cose stanno bene come sono.
Forse certe esigenze sono date per scontate dagli appassionati, ma non lo sono affatto per i lettori, gli acquirenti, coloro insomma che decretano il successo i o il fallimento di una proposta editoriale.
Non voglio dire che "il pubblico ha sempre ragione", so che così non è e so che certi capolavori, del fumetto e non solo, sono conosciuti e amati da una minoranza.
Voglio solo riflettere sul come certe "proteste" riferite ai fumetti, consaiderate dagli appassionati come "universali", "obiettivamente giuste" ecc. siano, forse, più una questione soggettiva che altro.
Continuo a credere che un bel fumetto si regga da solo, senza note, rimandi, spiegazioni, articoli di approfondimento ecc.
Ciò non significa che io disprezzi le note e gli articoli.
Insomma, a molti piace mangiare, ma non tutti si interessano di gastronomia, e non necessariamente i gastronomi debbono decidere come e cosa io debba mangiare :)
Ciao.
@afNews, grazie.
RispondiElimina@rocco, concordo. propongono autentici capolavori senza la minima cura (tra l'altro opere per lo più fuori dagli schemi e sopra la media per intelligenza e qualità globale rispetto alla maggior parte delle proposte italiane)
@anonimo, capisco molto bene il tuo punto di vista. ma non sono assolutamente d'accordo.
io non voglio essere uno chef, ma voglio sapere quali ingredienti ci sono nel mio cibo.
non solo, se le case editrici la vedessero come dici tu, il fumetto sarebbe fermo, per riconoscibilità del medium, per attenzione agli autori, per credibilità delle case editrici, a 50 anni fa. e questo non è un buon servizio per il medium. innanzitutto.
da lettore non ti interessa? allora aggiungo, da lettore e non da appassionato, che non sapere quando potrò leggere il seguito della storia e di quanti volumi è composta, è un disservizio enorme.
ancora: su john doe non so quante volte (almeno 3!) hanno scritto sceneggiatura di recchioni al posto di bartoli. la qualità di stampa è complessivamente scarsa, con impaginazione povera, neri che non sono neri ma grigetti, ecc. ecc. anche questi sono disservizi per i lettori. almeno stampateli bene, i fumetti.
aggiungo: la veste editoriale serve a vendere un prodotto. perché devo vendere a 1000 se potrei vendere a 1200?! (dico numeri a caso) solo per disattenzione editoriale?! stante così le cose, come minimo non so fare bene il mio mestiere di imprenditore.
infine: siamo sicuri che il punto di vista dell'appassionato conti così poco?! è lo zoccolo duro che mantiente in piedi alcune proposte, che fa il passaparola, che viene a cercarti anche quando ti nascondi, che è il primo a essere ricettivo. è un processo di continuo dare/avere che va sostenuto con fiducia e credibilità. è così indifferente per una casa editrice? credo proprio di no.
Harry
Ciao, Sono Alessandro Gottardo. Arrivo qui grazie alla segnalazione di AFnews. Concordo con Harry e vorrei sottolineare come tante strategie di marketing fatte sull'ambitissimo target adolescenziale gli diano ragione. Gli adolescenti fans di Harry Potter, ad esempio, sono voraci anche di notizie e vengono tenuti "caldi" tra un film e l'altro con una sapiente orchestrazione di rumors su interpreti, registi, autori, etc. La Disney, per cui lavoro, ha risollevato le sue sorti editoriali proprio grazie anche a un intenso lavoro di fidelizzazione. Lavoro che viene fatto proprio come dice Harry. Voglio dire che la Disney fa tutt'altro che un lavoro indirizzato ai cosiddetti appassionati, ma anzi concerta una serie di informazioni su autori, continuity delle storie,etc. Qualcuno direbbe che a volte lo faccia in modo che può far storcere il naso, ma lo fa. Non c'è in questo meccanismo nessun tentativo di blandire l'appassionato, ma invece si cerca di tener desta l'attenzione del comune lettore. Io rispetto l'Eura, come credo si debba rispettare ed ammirare un editore che sta sul mercato da tanti anni e proponendo spesso opere di grande qualità. Sono però come Harry convinto che una cura maggiore porterebbe lettori in più. Penso inoltre che chi compra un fumetto solo per consumarlo e gettarlo sia una minoranza. Quando eravamo bimbi ancora inconsapevoli che il germe della passione per i comics ci avrebbe contagiato, eravamo comunque incuriositi dai volti dei vari Bonvi, Jacovitti, Magnus, Kirby, Bonelli, Galep, etc. Volti che apparivano in quegli anni raramente e in foto in bianco e nero di scarsa chiarezza.
RispondiEliminaCiao a tutti.
Credo che il target di lettori di Harry Potter sia diverso da quello dei lettori Eura.
RispondiEliminaCosì come credo (abito in una grande città, piena di bancarelle dell'usato, le vedo le tonnellate di fumetti) che la maggior parte dei lettori di certo fumetto popolare non abbia altra velleità che quella di essere intrattenuto.
Conosco decine di "lettori comuni" (che non è una brutta parola ^__^) e non sono interessati a chi ha scritto o disegnato la storia: leggono il fumetto, se gli è piaciuto comprano anche il numero successivo. Non tutti (anzi) diventano appassionati.
Certo è diverso per i lettori Coconino.
Quello che voglio dire è che secondo me le vostre recriminazioni non le trovo affatto sbagliate, solo che sono recriminazioni di una minoranza, non i desideri di una maggioranza, non "la regola, così si dovrebbe fare".
L'Anonimo di cui sopra :-) [Morfeo, d'ora in poi]
Concordo al 100% con questo post e allo stesso tempo non posso dare torto a chi sostiene che la politica editoriale povera dell'Eura paga, nel senso che le ha finora consentito di galleggiare egregiamente per oltre trent'anni nel tempestoso mare del fumetto.
RispondiEliminaio non credo che con una maggiore attenzione all'appassionato di fumetti si acqusterebbero lettori in più. Purtroppo, se voglio leggere le storie di Jessica Blandy sono obbligato a comperare le pubblicazioni dell'Eura, anche se ho impiegato sei anni per capire chi dei due autori fosse quello dei disegni e come si chiamasse di nome. Così come ho atteso altrettanti anni per leggere sette righe sette sul misterioso Robin Wood, al quale Lancio Story deve almeno il 90% della sua fortuna. Io non credo che chi acquista i volumi cartonati pagandoli una cifra non indifferente di 10 euro lo faccia per abbandonarli sul sedile della metro, anzi.
Ritengo invece che il costo aggiunto di una miglior attenzione editoriale non sia tale da mandare a picco i profitti. In fondo basterebbero poche cose. Conosco decine di persone che comprano l'edizione storica a colori di Tex unicamente per leggere le introduzioni di Raffaelli e di Bonelli.
Se il lettore tipo dell'Eura fosse un qualsiasi leggitutto, non ci sarebbe stato bisogno di estrarre dal cilindro capolavori come Dago e L'Eternauta (per citarne due a caso).
Invece Eura ha sfornato a ritmo continuo il meglio delle pubblicazioni francofone e sudamericane, il che denota che dietro c'è qualcuno che sa fare molto bene le sue scelte. Eppure, il sito internet dell'Eura è stringato all'osso. Qualche anno c'era un forum ufficiale che è stato chiuso malamente perchè si facevano troppi commenti sui fumetti pubblicati.
Per tamponare il passo falso, iniziarono ad organizzare cene annuali con i lettori più fedeli. Wood, Recchioni &c partecipavano attivamente ma la redazione presenziava solo per pagare il conto.
Veramente molto irritante.
Vorrei dire che non ho RECRIMINAZIONI nei confronti di Eura, anzi: sono grato a chi confeziona dei bei fumetti permettendomi di accedervi. Ci aggiungo che, forse snobisticamente, a me piace come si presenta il "prodotto" Eura. Mi piace perchè mi ricorda l'epoca eroica del fumetto popolare inteso come manufatto industriale. Siccome però faccio il fumettista da 25 anni e il pubblicitario da quasi 30, mi sono permesso di rispondere alla provocazione di Harry dicendo cose che mi sembrano di buon senso: curare il proprio target di pubblico produce SEMPRE un risultato. Si può discutere se il costo di tale cura abbia un ritorno economico o no, specialmente all'interno di quello specifico segmento di pubblico di cui parliamo. Lascio la risposta a chi conosce quell'ambito meglio di me. Ovviamente il target di Harry Potter è molto diverso da quello dell'Eura. Altrettanto ovviamente la strategia va studiata per essere adeguata al pubblico cui è rivolta.
RispondiEliminaIl mio era solo un esempio di strategia operativa. Un esempio che ho ritenuto di fare citando un brand, Harry Potter appunto, universalmente noto.
Per una ragione misteriosa (ma per noi positiva), il nuovo numero, quello di Pino Rinaldi, ha una stampa perfetta...credo sia la prima volta da quando il formato era gigante che la qualità di stampa è buona...i neri sono pienissimi, anche troppo! Il prossimo numero, in edicola a fine settembre sarà il secondo di Detective Abbeyard...
RispondiEliminagrazie mille per l'indicazione.
RispondiEliminaharry