A parlare di ricalchi, copie, e quant'altro, anche sollecitato da alcuni interventi, mi torna in mente un piccolo esperimento a cui ho accennato in un precedente intervento e che richiamo ora: si tratta di Persepolis 2.0.
Ricordate che cos'è? Di una storia tutta nuova, di stringente attualità, che riutilizza i disegni originali di Persepolis di Satrapi.
Non è esplicitato, ma sono convinto che gli autori (due studenti iraniani) abbiano avuto il consenso dell'autrice.
Ora, poniamo il caso assurdo che Ferrario avesse giocato a carte scoperte e avesse convinto Panini a chiedere la disponibilità degli autori copiati (Miyazaki e gli altri) a utilizzare parte delle loro opere. Facciamo finta che abbiano ottenuto il consenso. E perché mai?
Perché Ferrario, Recchioni e Panini convincono gli autori che il progetto è un vero lavoro di omaggio e nuova sintesi (europea) della cultura visiva giapponese.
A questo punto, Cronache dal mondo emerso sarebbe diventato qualcos'altro.
Ma c'è un vizio di fondo, che mi piace evidenziare ragionando per assurdo. Persepolis 2.0 ha un intento e un obiettivo giornalistico, documentaristico, una rilevanza culturale, sociale e politica. Si tratta come minimo di un lavoro di testimonianza, come massimo di denuncia. E non ha fini di lucro.
Cronache del mondo emerso è puro marketing, non ha alcuna rilevanza sociale, ha un obiettivo esclusivamente economico.
Collegare il lavoro di Satrapi alla stringente attualità dell'Iran crea un corto circuito emotivo molto efficace, che dona ulteriore forza a Persepolis, anche alla luce delle sue ultime dichiarazioni in merito al suo paese, che ho avuto l'occasione di leggere recentemente (le trovate su Internazionale).
L'assemblaggio di Ferrario su Cronache del mondo emerso invece, mi appare, lo ripeto, come l'ennesima triste riprova dell'appiattimento culturale di cui siamo circondati.
Harry.
Forse.
RispondiEliminaO forse stai rendendo "universale" un discorso di scelte personali fatti da pochi, o da uno.
Sono un gran teorico (e un applicatore pratico) dell'approccio post-modernista e per quanto di questo ci sia traccia anche nel mio lavoro sulle Cronache, mai e poi mai ho pensato che sarebbe stato un fumetto post-modernista.
E, infatti, non lo è.
Per "essere" qualcosa ci vuole consapevolezza e progettualità. E non è stato questo il caso.
ovvio che alla base sarebbe necessaria quel tipo di progettualità.
RispondiEliminasto ragionando per assurdo per forzare i concetti.
harry
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RispondiEliminaIl postmoderno ci pervade comunque. Volenti o nolenti.
RispondiElimina;-)
Michele, mi hai plagiato il concetto espresso nei commenti di due post fa ;P
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