Tutti conoscono Persepolis di Satrapi. Se non per il fumetto, almeno per l'ottimo, davvero ottimo film di animazione.
Per chi non lo sa o non lo ricorda, Persepolis è un punto di vista sull'Iran. Un punto di vista vivo, vitale, di parte, ovvero filtrato dalla sensibilità chiara e decisa dell'autrice. E questo è un bene. Perché, continuo a dirlo, abbiamo bisogno di punti di vista chiari e non di posizioni bipartisan, di nascondini. Abbiamo bisogno di assunzioni di responsabilità.
Non so cosa diavolo stia succedendo oggi in Iran. Dove sta la verità? Chi ha vinto le elezioni? Chi sostiene la rivolta?
Ma sono certo di una cosa. Non c’è assunzione di maggior responsabilità che cercare di raccontare al mondo quello che sta accadendo in quel paese in questi giorni caotici, dove la repubblica islamica sta chiudendo le comunicazioni, sta censurando, sta inasprendo ogni relazione con il mondo esterno e interno.
Da qui, nasce un esperimento molto interessante, sul piano della comunicazione tout court ma anche sul piano dell’analisi fumettistica. Un paio di studenti iraniani hanno preso le vignette di Persepolis, le hanno ripulite delle parole, smontate e ri-costituite con nuovi testi per raccontare le vicende dell’oggi. Il “nuovo” fumetto è visibile on-line, in lingua inglese. Consiglio a tutti di leggerlo e di riflettere sul meccanismo costitutivo. I disegni, prima de-contestualizzati, sono stati ri-contestualizzati e inseriti in vicende del tutto nuove. Una sorta di esperimento post-moderno. Certamente, un modo originale per rigenerare ulteriormente un’opera già viva. All’insegna del comics journalism militante.
Ho avuto il tempo di leggere solo le prime vignette. Per cui conto di ritornarci a lettura terminata.
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