giovedì 23 giugno 2011

L'impossibile critica 3 (bis)


Sono passati due mesi dall'ultima puntata pubblicata dell'Impossibile Critica, il viaggio di harrydice... sullo speculare dell'approccio critico al fumetto. In quell'ultima puntata, avevo parlato di Industria culturale, di fumetto/gadget e della critica come strumento per indurre l'acquisto. Di qualcosa di simile parla Simone Rastelli su LoSpazioBianco.it in un articolo sintetico e potente.
Lo segnalo perché è un perfetto corollario all'Impossibile Critica, e perché di questa è in qualche modo controcanto.
Ecco il passo più importante per me, e anche più controverso, passo che esemplifica in modo perfetto il concetto di critica come induzione all'acquisto, che è uno dei più comuni punti di vista sulla pratica della critica fumettistica italiana:

Una critica è autorevole nella misura in cui è influente; ed è influente nella misura in cui è autorevole. Ancora lo ripetiamo: autorevolezza è sinonimo di capacità di influenzare le scelte. [...] Dal punto di vista della relazione con il mercato, se un articolo smuove le vendite, quell’articolo è autorevole; se un critico riesce a promuovere un autore, quel critico è autorevole. Se “autorevole” suona troppo impegnativo, possiamo sostituirlo con “significativo”. Anzi, nel approccio di questo discorso, l’aggettivo appropriato è “influente”.



Ma leggi tutto l'articolo, che di spunti ce ne sono molti.
 
Harry

4 commenti:

  1. Ciao
    Oltre che indurre l'acquisto delle opere significative dovrebbe dissuadere dall'acquisto di quelle scarse e delle produzioni editoriali fatte tanto per fare. Questo non significa che il critico dia all'opera il "bollino" di validità o invalidità, ma un'opinione autorevole sull'efficacia sia da un punto di vista narrativo che editoriale.

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  2. Daniele Marotta: ma infatti.
    Pensiamo alla critica cinematografica, figlia/sorella di quella teatrale, e alle sue temutissime stroncature.
    Pensiamo all'affine critica letteraria, che -quando sincera e non "alimentare"- sicuramente non ha mai risparmiato staffilate al vetriolo.
    Solo il fumetto sembra vivere in un mondo paradisiaco fatto di sole (o quasi, ma comunque nella stragrande maggioranza) critiche positive e votate all'acquisto dell'oggetto della critica da parte del lettore.
    E lo dico come uno che, lungi dall'essere un critico, ha recensito una manciata di volumi e ha trovato sempre grande difficoltà ad esprimersi in maniera negativa.
    Forse il mondo del fumetto è semplicemente troppo piccolo, e conoscendosi tutti rimane difficile fare una vera stroncatura, boh.

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  3. Salve Harry e intanto grazie per l'attenzione.
    Chiarisco subito che sono consapevole del fatto che il mio articolo tratta una delle innumerevoli dimensioni del fare critica o, se si preferisce, proporre analisi e opere. Penso la relazione con il mercato (autori, editori e lettori) sia un punto che ogni tanto tendo a trascurare, non essendo LSB un'attività economica e ho voluto proporre qualche spunto al riguardo.
    Altri punto: la critica deve anche porsi un'obiettivo educativo verso il lettore?
    Da approfondire

    s.

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  4. @skull: il fatto che il fumetto sia un mondo piccolo, e che tutti ci si conosca, potrebbe essere anche garanzia di integrità, che se scrivi per compiacere qualcuno, la cosa esce fuori abbastanza facilmente.
    e poi, c'è bisogno di superare il paradigma secondo cui la critica fa due cose in contrapposizione: o incensa o distrugge.
    perché si deve sempre ragionare in termini di contrapposizioni?
    non è possibile pensare una pratica di critica che vada oltre questo paradigma e che metta in moto idee e opinioni? questa secondo me è la vera mancanza nel fumetto.
    che di leggere mille recensioni negative, o mille recensioni positive, ma non avere spunti reali di riflessione, aperture o quant'altro... è davvero sterile.

    @ras: certo, è evidente che tocchi un punto, tra l'altro in modo molto utile, perché spesso taciuto e dato per scontato.
    alla tua domanda: ecco, il critico è un "educatore"? o un "divulgatore"?
    credo che anche questo sia un ruolo importante. credo che sia utile pensare alla pratica critica anche come mezzo per facilitare l'avvicinamento al fumetto di potenziali lettori "non specialisti".
    da qui, l'assurdità di molta critica ombelico-centrica che parla di sé e dei propri conflitti di cortile.

    h.

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