domenica 3 gennaio 2010

Il Fantastico secondo Gesù Cristo

un sorprendente ritratto di saramago

Prima premessa
: nella parentesi natalizia ho avuto l’opportunità di terminare la lettura de Il Vangelo Secondo Gesù Cristo di José Saramago, pubblicato in Italia da Einaudi.
Seconda premessa: quello che scrivo di seguito è un’intuizione legata a un sottile filo rosso.
Terza premessa: esistono infinite possibilità di esplorare l’analisi del fumetto. Ti chiedo pazienza.

Prima distinzione: Il Vangelo Secondo Gesù Cristo di Saramago è un romanzo e non un fumetto.
Seconda distinzione: ritengo che Saramago sia un autore per certi versi accostabile a un’idea di fumetto, per l’uso che fa della lingua e della sintassi. L’autore portoghese infatti ha costruito un suo modo di raccontare, di sviluppare i dialoghi, di separare linguaggio diretto e indiretto che non ha eguali nelle opere di narrativa. C’è in lui una voglia di giocare con i segni delle parole e della punteggiatura, con i simboli che nascondono e svelano, che ci dice di un approccio idiosincratico, quasi – segnico – appunto, come a dire disegnato, rappresentato visivamente.
Terza distinzione: Saramago è premio nobel per la letteratura, ha quasi ottantotto anni e scrive un suo blog in portoghese, tradotto in italiano.
Quarta distinzione: Il Vangelo Secondo Gesù Cristo non è un’opera sacra né biografica. Io la inserisco nel genere fantastico o, si sarebbe detto un tempo, epico.
Quinta distinzione: parlo di letteratura per riflettere su di un autore di fumetti che conosci bene, Neil Gaiman, che del racconto fantasy inteso in senso lato ha fatto la sua fortuna.
Sesta distinzione: Gaiman scrive romanzi e fumetti, ha quasi cinquant'anni e scrive un suo blog in inglese, tradotto in italiano.

Epifania: Il Vangelo Secondo Gesù Cristo ha tutte le componenti del racconto di genere, la contrapposizione tra bene e male, le divinità che si manifestano e che guidano le scelte dell’uomo, l’uomo pedina che cerca di contrapporsi al volere degli dei, il doppio tradimento della volontà umana, illusa e derisa. Questo è solo un punto di vista sul Vangelo di Saramago, ché alcune chiavi di lettura hanno portato la Chiesa Cattolica a definirlo blasfemo. Sarà perché Gesù ha una relazione sessuale duratura con Maria di Magdala, sarà perché la madre di Gesù non era vergine e ha partorito nel dolore, sarà perché Gesù compie miracoli come Mago Merlino al tempo della tavola rotonda, in modo strumentale e spettacolare, sarà perché Gesù si contrappone apertamente e inutilmente a Dio, cercando una morte da re (mancato) piuttosto che da figlio di Dio (realizzato).
In ogni caso, l’opera di Saramago è un esempio per tutti su come si può costruire un capolavoro fantasy per adulti senza cadere nei soliti trucchetti de Il signore degli anelli, senza elfi e streghe, ma con uomini reali, in carne e ossa, e con talmente tanti livelli di lettura da nascondersi, celarsi a questa semplice constatazione. Siamo di fronte a una sfrontata allegoria, dolorosa e generosa.
Quello che, a mio avviso, dovrebbe essere un lavoro epico e fantastico, appunto. Saramago, con questo libro, ha duramente messo alla prova se stesso e le aspettative dei suoi lettori.


autoritratto di gaiman elaborato da dave mckean

Crocifissione: Un lavoro epico e fantastico è quanto Neil Gaiman ha tentato di fare con la sua fortunata serie The Sandman negli anni ’80.
Sandman è l’edificazione dell’intellettualismo a fumetti fatto a modello. Di fronte alla necessità di dare una diversa validità a un prodotto per ragazzini, i comics, la DC Comics si apre all’etichetta Vertigo e dà voce, tra le altre, alle vicende del signore dei Sogni imbastite da Gaiman (lo so, la Vertigo nasce dopo Sandman, come necessità di raccogliere sotto un cappello editoriale un gruppo di opere, tra cui Swamp Thing e Hellblazer). L’autore inglese, in un perfetto processo di popolarizzazione colta, cattura e rimescola miti delle più diverse culture, le fertilizza con la coltura dell’antieroe revisionistico post Watchmen, le normalizza per dare forma all’opera fantasy a fumetti più importante della storia del fumetto statunitense (ma Bone di Jeff Smith è di gran lunga più riuscita). Ne nasce un modello. Che a mio avviso tiene a fatica il passo coi tempi che passano, ma che ha alcuni significativi pregi, comuni, perché no, ai pregi de Il Vangelo secondo Gesù Cristo, per esempio quello di passare per qualcosa che non è e di offrire molteplici livelli di lettura. Purtroppo è schiacciato, come dicevo, da un intellettualismo da fumettisti frustrati ed egocentrici che è difficile mettere da parte. In ogni caso Sandman diventa un modello. Per molti. In primis per Gaiman, che diventa schiavo di uno stile e di un genere di successo.

Divaricazione: Saramago crea un’opera unica nella sua produzione, pur con importanti segni di continuità con altri suoi lavori, e crea un’epopea fantasy rinnovando il genere dal di fuori. Gaiman non esce più dal solco tracciato e si spegne, lavoro dopo lavoro, riciclando furbescamente per la narrativa quel che aveva raccontato a fumetti (Nessun Dove, American Gods) o, peggio, proponendosi come specialista del fumetto per le storie sulle divinità epiche (Eterni della Marvel Comics).
Accostamento: proprio come il figlio di Dio in Saramago che è legato a un destino immobilizzante, così l’autore britannico non potrà più smettere di portare i segni della propria croce e di assumersi le responsabilità per tutto quello che sarebbe venuto dopo: House of Mystery, Death, Lucifer, Destiny, The Dreaming …
Morte, distruzione e noia.

vignetta di Randy Milholland


Harry

5 commenti:

  1. Non ho ancora capito se sei molto bravo (ma bravo sì) comunque ti ringrazio, mi hai fatto venir voglia di leggere un autore che conosco ma non ho mai affrontato. Ti farò sapere!

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  2. Quella affermazione su Bone, buttata lì con nonchalance, merita un approfondimento. Su Gaiman invece, se ne è già discusso a sufficienza, ovviamente concordo.
    -Brendon

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  3. Bone è molto bello, anche se nel finale peggiora notevolmente rispetto ai primi capitoli, stranianti, coinvolgenti, surreali eppure familiari.

    su sandman concordo, la cosa migliore che ho letto di Gaiman è Violent Causes, (anche se il ricordo è un po' vago) ma sai, quando disegna Dave, è tutto più facile.

    dovrò affrontare anche io Saramago...

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  4. @ steve: non ho particolari ambizioni. per cui, bravo va bene! e soprattutto ti incito a leggere saramago.

    @ brendon: su bone tornerò. il mito gaiman invece continua a resistere, ahimè.

    @ senility: concordo su bone. purtroppo anche smith è caduto nella trappola del "signore degli anelli". o no?! dave mckean ha il solo difetto di aver fatto troppo pochi fumetti suoi. di gaiman ricordo con piacere black orchid, ma meriterebbe una rilettura. ah, amo particolarmente mr. punch.

    harry

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  5. c'è caduto nella trappola con tutti e due i piedi, non che io abbia qualcosa contro il signore degli anelli, ma con quei presupposti immaginifici e bizzarri, poteva prendere una strada molto meno scontata.

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