lunedì 18 gennaio 2010
Città 14
Il 2010 è appena iniziato.
Non mi aspettavo sorprese. E non ci sono sorprese. Se non che leggendo Città 14 mi viene voglia di cambiare di nuovo città. Gli Stati Uniti sono grandi.
Mi colpisce, di questo fumetto francese pubblicato da Planeta De Agostini, l’abilità con la quale gli autori hanno miscelato di tutto: fantapolitica, steampunk, cospirazionismo, gangsterismo, supereroismo, melodramma, funny animals.
Il tratto semplice, chiaro e stratificato di Romuald Reutimann sa raccontare al pieno servizio della storia. La sceneggiatura di Pierre Gabus è originale, si muove senza particolari guizzi, ma ha spazi accoglienti e aperture fantasiose.
Sono giorni in cui fatico a soffermarmi, ma il sincretismo di Città 14 mi ha trattenuto per un po’, con le sue dinamiche da romanzo di appendice, i suoi colpi di scena meccanici alla fine di ogni capitolo, sgraziati dal tratto anti-drammatico di Reutimann, ricco di ironia e di riferimenti iconici.
Viene da chiedersi che prodotto sia questa storia minore e divertente, pubblicata originariamente in Svizzera in piccoli albi a un piccolo prezzo e riproposta in Italia in un volume che raccoglie 14 capitoli. Senza dubbio non è liquidabile come un semplice divertissment, ché dimostra una passione per il racconto e per la rielaborazione della narrazione di genere poco comuni.
Potendo, lo si può offrire a chi di fumetti è digiuno come esempio della capacità della nona arte di assorbire, rimasticare, ingoiare e sputare fuori tutto. Non una bella metafora. Ma rende l’idea.
Harry
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