giovedì 14 gennaio 2010

Canone Milleriano


Paolo Interdonato, aka Sparidinchiostro, nel suo blog, decide di essere buono e parlare di supereroi. Di alcune storie di supereroi che ama.
Non sto qua a riflettere sull’utilità o meno della premessa – la presunta bontà – che rivela, non so, un disagio intellettuale…? O un semplice gioco catartico?

Mi colpisce, piuttosto, la chiusa a proposito del Devil di Brian Michael Bendis, nella quale Interdonato evidenzia la validità della matrice originaria del personaggio, che è caratterizzata dalla conflittualità tra giustizialismo (dei vigilanti) e giustizia (dell’avvocatura). Riflettendo sulla natura di Daredevil e le sue prime storie, del sempre presente Stan Lee, mi vien da chiedermi se tali potenzialità non derivino, più che dalle idee originarie, dal canone Milleriano, dal lungo ciclo recentemente ristampato da Panini che ha letteralmente reinventato il personaggio.
Miller ha visto e glorificato quel che già c’era in Devil, o ha creato da zero un personaggio (prima) anonimo e inconsistente?
Certamente, l’incapacità di Devil di affermarsi nell’immaginario statunitense (prima di Miller), ha dato la possibilità alla Marvel di lasciare che il personaggio venisse rinnovato radicalmente.
Cosa che, per esempio, non fu mai possibile con Spider-man, dove ogni tentativo di allontanamento si è rivelato in fin dei conti un timido giro di boa.

È da Miller che riparte Bendis, o da Daredevil?
In effetti, la domanda potrebbe essere pleonastica.
E ammetto di non ricordare le storie di Gerber.
Ma quelle di O’Neil e McKenzie sì. Ahimé.


Harry.

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