giovedì 4 giugno 2009

Divulgazione

(c) Chris Ware

Poniamo che debba preparare un ciclo di incontri sul fumetto e che debba trovare dei nuclei tematici per ogni incontro. Non ho nessun obbligo né indicazioni e posso muovermi come credo. Nessun vincolo di tempo (i fumetti dell’oggi, i fumetti del passato) né di contenuto. Da dove potrei partire?

Ecco alcune possibilità:

1. Per periodi storici in sequenza cronologica. È uno degli approcci più prevedibili, chiaro e sistematico. Ci vedo alcune controindicazioni. Innanzitutto le divagazioni potrebbero essere numerose, perché i periodi storici non sono affatto omogenei. In secondo luogo si rischia di perdere il contatto con l’oggi. L’ “archeologia” fumettistica potrebbe non interessare a molti. Infine c’è il rischio di offrire un punto di vista evoluzionistico e meccanicistico. Una successione di opere che si concatenano l’una all’altra in un percorso evolutivo e didascalico. Non mi piace molto.

2. Per generi. È un secondo approccio piuttosto comune. Si individuano alcuni generi. All’interno di quelle etichette di genere si inseriscono alcune opere. In ogni incontro si affronta un gruppo specifico. Anche qui, alcuni problemi. Primo, il genere è un demarcatore semplicistico. Secondo, il genere è molto selettivo, se a qualcuno il tema (per es. la fantascienza) non interessa si perde parte degli astanti. Terzo, si rischia di non saper inquadrare le opere più ricche, che come spesso accade, trascendono i generi o quanto meno li travalicano. Quarto, il fumetto è uno dei mezzi di comunicazione più meticci e quindi trans-gender che ci siano. Riflettendo, si potrebbe usare il genere come punto di partenza per un superamento della divisione in genere.

3. Per nazionalità, con un’opzione fondamentale: ridurre la visione all’oggi, ai fumetti attualmente reperibili e realizzati, poniamo, negli ultimi venti anni. Altrimenti, si rischia di cadere nel punto uno e di entrare in un mare magnum infinito. È utile analizzare le arti per nazionalità? Forse si, nel caso del fumetto seriale. Gli spunti non mancherebbero. Per esempio è possibile riflettere sui meccanismi produttivi, sulle dinamiche dei diversi mercati, sui formati. Di nuovo però è una visione riduttiva, soprattutto oggi, in un mondo globalizzato, dove si comunica a continenti di distanza, dove le scuole e le derive si muovono oltre qualunque confine nazionale, dove il confine stesso appare un concetto banalizzante, utile per lo più alla propaganda politica. Non alla cultura.

4. Per sollecitazioni idiosincratiche. Quali sono i marcatori significativi che fanno del fumetto un mezzo di comunicazione unico, con innesti mobili ma con tratti distintivi? Potrei muovermi così, (in)seguendo il segno, l’ambientazione, le tecniche di story-telling, l’impianto realistico o “simbolico”, ecc. È un approccio aperto e forte. Le attenzioni andrebbero nel delimitare bene i temi, per non creare caos in chi ascolta. Non perdersi in eccessivi tecnicismi. Non chiudersi in un’analisi autoreferenziale.

5. Per opera/autore. In ogni incontro, analizzare un singolo lavoro. Oppure un singolo autore. La selezione fa tremare i polsi. Sarebbe utile evidenziare eventuali collegamenti a fonti di ispirazione, opere collegate e contesto socio-culturale in cui ha avuto forma. Il rischio è presentare una visione molto parziale del fumetto, in un approccio riduttivo. Favorisce d’altra parte l’approfondimento e aiuta il partecipante nella selezione dei titoli. Potrebbe avere una chiara indicazione di lettura.

6. Per avvenimenti o situazioni legate alla nostra quotidianità. Cercare collegamenti tra specifiche opere (o parti di esse) con fatti pescati da quello che si muove intorno a noi. I fumetti non dovrebbero necessariamente essere di oggi, ma attuali per chiavi di lettura e collegamenti. Sarebbe un buon modo per mettere in luce la forza del fumetto nell’ interpretazione del quotidiano e del reale. Controindicazioni? Tutte quelle che nascerebbero da collegamenti forzati. Possibilità? Pressoché infinite.

Questo il mio contributo fino a qui. A qualcuno vengono in mente altri spunti?

Ogni suggerimento sarebbe gradito.
Grazie,

Harry.

3 commenti:

  1. Per correnti e in maniera cronologica?
    Approccio abbastanza canonico pure questo ma che permette una facile organizzazione del discorso tanto sul piano generale, quanto su quello specifico.

    RispondiElimina
  2. Vero.
    Il rischio è di "mitizzare" alcune correnti. E di essere troppo prevedibili.
    Ma è una possibilità.

    Il fatto è che vorrei un taglio efficace e coinvolgente.

    Harry.

    RispondiElimina
  3. Chiarito che la conoscenza vasta e approfondita è la fondazione della divulgazione, a me attrae sempre l'idea di partire dalle opere, di offrire un viaggio attraverso l'universo del fumetto scegliendo alcune opere come stazioni. Penso ad un itinerario, il cui tema può essere qualsisi, da "storie d'amore adolescenziali" a "rappresentazioni urbanistiche", passando per "abiti strani". Le opere sono porte di accesso all'universo, da ognuna si dipartono fili e nuovi percorsi. sembra importante evidenziare che, al di là di qualsiasi discorso critico/analitico, quello che conta è l'opera, il fumetto.
    E, sempre, bisogna fare in modo che emerga il gusto della lettura, come puro divertimento (anche quando leggo un'opera impegnata, al fondo c'è il gusto di leggerla, il piacere che provo scoprendola, scoprendone trame e personaggi)

    s.

    RispondiElimina



Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma esplicitando sempre l'autore e/o la fonte.

La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.