lunedì 2 agosto 2010

Non succede nulla



In Italia non ci sono meccanismi produttivi che permettano ai giovani autori di creare i propri fumetti e all’editore di dargli visibilità, soprattutto nei prodotti di genere e di ampia tiratura.
Se ambisci a fare fumetti seriali, infatti, devi adeguarti a realizzare storie per personaggi inventati da altri. Dopo anni, se sarai fortunato e… diciamo affidabile, come insegnano le maxi-serie affidate a Ruiu in Bonelli, potrai creare un tuo personaggio e dar forma a una tua mini/maxi-serie (oggi, le serie senza scadenza non sono più previste, il lettore non gradirebbe). Ci sono autori come Diego Cajelli che perdono mensilmente tempo a raccontare inutili storie di anonimi vampiri (o "dampiri" che dir si voglia. Trovo Dampyr uno dei personaggi più insignificanti della Bonelli) senza poter dar forma alla propria idea di fumetto. Perdere tempo, e accontentarsi del serial Milano Criminale, dalla periodicità talmente dilatata e dalla velocità di lettura talmente alta da essere dimenticata dopo ogni uscita.
Se ambisci a fare fumetti “d’autore”, le occasioni ci sono, la visibilità è ridotta. Pochi, pochissimi editori saranno disponibili a investire sui tuoi prodotti. A corto di soldi e di idee, aspettano Lucca Comics, e poi qualche altra fiera meno rilevante. Qualcuno punta su Ipad, prima che Ipad sia nelle mani di un numero di persone tale da rendere credibile che, tra loro, ci sia un gruppo di lettori a cui il tuo lavoro interessa.
Uno scenario cupo?
Chi è causa del suo mal… Mancano investimenti e idee, lo sappiamo. Anche dove soldi e creativi ci sono.

Pensavo a queste cose mentre leggevo Sweet Tooth di Jeff Lemire, pubblicato in USA da Vertigo (DC Comics).
La sua vicenda è interessante. Dopo qualche lavoretto qua e là, Top Shelf Productions pubblica il suo Essex County, mostrando coraggio e intuito, come già in occasioni precedenti (Matt Kindt, Robert Venditti, Craig Thompson, ecc.). Essex County si fa notare, e nel giro di poco tempo Vertigo pubblica The Nobody, una storia di 140 pagine sull'Uomo Invisibile, prima di affidargli una serie regolare da lui ideata, Sweet Tooth appunto.
Sulla falsariga di Walking Dead, Sweet Tooth è un racconto post-apocalittico con protagonista un ragazzo cervo, mutato in modo misterioso. Mi colpisce che lo stile di Lemire in Essex County è talmente intimista, malinconico e sospeso che mai avrei pensato a un lavoro come Sweet Tooth, un fumetto di genere molto chiaro e diretto, dove d’altra parte Lemire mantiene intatte tutte le sue caratteristiche più riconoscibili. Tanto di cappello all’autore e alla Vertigo, che ha visto in lui qualcosa di più di quel che Essex County mostrava, ovvero le qualità di un narratore duttile e vario.




Ancora, quando Walking Dead e Invincible videro la luce per la Image, anni fa, Robert Kirkman era uno sconosciuto. Oggi sono i best-seller della Image e il suo autore è entrato nel gruppo dirigenziale dell’etichetta. Nel frattempo i Luna Bros. compaiono dal nulla con una miniserie luminosa (Ultra), ancora Image, e prima un Bill Willingham già veterano ma misconosciuto crea Fables per la Vertigo. Un tale Vaughan si mette in luce con alcune delle serie più intelligenti degli ultimi vent’anni (Y l’ultimo uomo, Runaways, Ex Machina) per editori ed etichette differenti. E molti altri li tralascio.
Insomma, nel mercato fumettistico statunitense, nell’ambito del fumetto mainstream le cose si muovono alla velocità della luce, e nuovi talenti trovano spazio per mettersi in luce e creare nuovi stili e nuovi trend che altri inizieranno a copiare. Ma nel mercato statunitense c’è la crisi? Eccome. Ne parlano ogni giorno. E molte altre distorsioni produttive e ditributive complicano un mercato dalle potenzialità enormi (e dal bacino di potenziali lettori incomparabile rispetto a quello italiano). Però c’è una vitalità e una freschezza di proposte davvero invidiabile.

In Italia ci accontentiamo di commentare "sorpresi e infastiditi" l’intimismo di Caravan o il suicidio di Jan Dix o la colonna sonora di Cassidy, mentre nulla altro si muove.
Nulla altro si muove.

Harry

18 commenti:

  1. ciao, mi chiamo mario.
    Dopo ventanni di frequentazione di mostre e fiere del fumetto in Italia, e di tanti fumetti acquistati e letti, sono molto daccordo con le cose che hai scritto.
    Grazie della info su questa autore e sulla sua produzione.
    mario b.
    (coordinatore del sito www.fumettomania.net)

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  2. Bho.
    Le cose sono due: o io rappresento l'eccezione che conferma la regola, o le cose non stanno proprio come dici tu.
    Per carità, c'è un fondo di verità bello grosso... ma per sostenere la tua testi hai omesso (o ti sei dimenticato) di molte italiche produzioni e di tante statunitensi conseguenze.

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  3. @ roberto: tante o rare? non si muove nulla, roberto. poco, pochissimo, nel fumetto "popolare" o seriale o di genere o come cavolo lo vogliamo chiamare. succedono rare cose e quelle cose sono quasi sempre all'insegna dello stesso stile/modo di pensare/modo di produrre un fumetto.
    oh, certo, poi per carità ci sono gli enoch che fanno quel che fanno e tu... devo ancora vedere cosa salterà fuori. però, per il resto... e non voglio nemmeno pensare ai lavori star comics, per esempio, che sono fatti "come se" ma peggio.
    o all'aura che, attendiamo, forse rinascerà come una fenice.

    harry

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  4. aggiungo di enoch, fa quel che fa con qualche compromesso, immagino, no? pensiamo alla chiusura anticipata di gea. sono segnali molto importanti.
    immaginare un fenomeno come preacher da un ennis semisconosciuto o un walking dead o ...
    harry

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  5. Ti ripeto, non lo so.
    Se dovessi parlare solamente per la mia esperienza, mi verrebbe da dirti che io ho sempre fatto quello che volevo e, grossomodo, come lo volevo.
    Certe volte bene, certe volte male, ma sempre con ampia libertà (quando non totale, come nel caso si JD, Dante o DM911).
    Oltretutto, in questo momento in Italia si sta muovendo un sacco di roba e oltre all'Enoch che citi, c'è l'Ortolani che dimentichi, c'è Makkox, Gipi, Animals e un mucchio di altre cose.
    Tra cui pure Caravan, Dix, Greystrorm e via dicendo, che possono non piacerti, è lecito, ma sono il segno del vento che cambia.

    Poi sì, è verissimo, in USA le cose si muovono più velocemente, ma durano anche meno. Perché per un Ennis che è sulla cresta dell'onda da un pezzo, ce ne sono mille che un giorno erano hot e il giorno dopo hanno cambiato mestiere perché del tutto dimenticati.

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  6. si. credo che tu sia un'eccezione. e d'altro canto, che purtroppo per ora non ha segnato cambiamenti importanti.
    poi, la mia riflessione è riferita nello specifico al fumetto seriale. per cui, togliamo gipi.

    canemucco: ecco una vera eccezione. e se hai letto il post in cui ne parlo, un'eccezione entusiasmante che... non so, sembra quasi non appartenere a questo mondo. incrociando le dita.

    animals: non mi ha mai convinto, né come progetto né come contenuti. e lo vedo lontano dal fumetto seriale. sbaglierò.

    il resto: i fumetti bonelli che citi sono concepiti all'interno di un solco che come ci siamo già detto, è parecchio limitante. è vincolante e non permette un reale movimento. tanto è vero che dix muore (in tutti i sensi) e caravan non ha funzionato.

    ortolani? la vera, unica, straordinaria novità... di tanti anni fa. qualcosa su cui panini ha saputo capitalizzare enormemente ma che non ha insegnato nulla. o non esistono altri autori italiani capaci di fare altrettanto?

    harry

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Se è vero che in America tanti autori passano dall'essere dei perfetti sconosciuti a conquistare la pubblicazione di un proprio personaggio, di una propria serie, è ancor più vero il contrario però: un numero enorme di autori di tutti i tipi si confronta e lascia spessissimo la propria impronta inconfondibile su personaggi seriali in giro da decenni.
    Non c'è bisogno di fare nomi, li conosciamo tutti.
    Tutto questo, ovviamente, per fare una semplice domanda: cosa c'è di sbagliato o di sminuente nel lavorare (bene, quando si può) su personaggi altrui?

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  9. @ skull: nulla di male. se non nelle scelte degli editori, che lavorano in logiche di conservazione. pensiamo a panini, che dopo ortolani ha provato cose saltuarie (toffolo anni fa, recchioni recentemente) e che non è ancora strutturata per produrre fumetti italiani.
    il lavoro su personaggi altrui non è in linea teorica un male. ma quanto sarebbe bello vedere lavori originali (anche nell'impostazione, cavolo) di nuovi autori?! pensa a quanto è forte la proposta di canemucco, di come si stacca da tutte le altre proposte? funzionerà?!
    incrociamo le dita.
    harry

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  10. Non lo so.
    Secondo me è anche il momento sbagliato per rischiare un certo tipo di produzione libera dalle pastoie classiche bonelliane o autoriale tout-court.
    Canemucco è una mosca bianca, e non penso che abbia la minima possibilità di durare: si rivolge già in partenza ad un pubblico di nicchia, che col perdurare della crisi economica sarà sempre più di nicchia.
    Gli editori sono conservatori perchè sanno che il fumetto di genere regge in qualsiasi situazione economica: anzi, più la società si incupisce più ha bisogno di evasione.
    I nuovi autori e le nuove impostazioni sono una scommessa, e adesso come adesso penso che quasi nessuno abbia voglia e coraggio (perchè sono quelli che mancano, più che la possibilità effettiva) di lanciarsi in un'impresa dall'alta probabilità fallimentare.
    E' la nuova economia cesellata sul precariato: massimizzare i profitti e minimizzare le spese; mungere il più possibile oggi, e fanculo al domani.

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  11. è evidente la miopia di questo atteggiamento, spero.
    vediamo, sono un editore che ha il culo parato, perché faccio profitti enormi con una serie immortale (Tex) e non rischio?
    o non quanto e come potrei?
    miopia. come minimo.
    harry

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  12. Non solo miopia... è quasi una corsa al depauperamento delle risorse più generalizzato possibile.
    La mentalità da imprenditore "rampante" tutto presente e niente futuro, tutto accaparramento e niente costruzione di qualcosa di duraturo, è ormai la norma in TUTTI i settori della società italiana: figuriamoci se il fragile mondo dell'editoria (specie a fumetti) poteva sfuggirle.
    Chi non si adatta al massimo galleggia: è triste ma è lo stato delle cose, a quanto pare.

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  13. Miopia… la stessa conclusione a cui arrivo nel post del mio blog sui cosplayer… a furia di importare e non produrre, l'immaginario a fumetti è stato colonizzato dai giappi…

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  14. SBE è un nostalgico - ama la Manaus che Felipe Caetano Alvarez Ramizez detto ZapaDOS ( in realtà un ingegnere IBM meticcio siriano/armeno che si spacciava per uno degli ultimi gangaceiros ) gli ha raccontato nel '69 davanti ad uno spiedino di tucano. Bellissima vacanza. Ricordo che Gallieno Ferri - che noi tutti ci ostinavamo a chiamare Fergal come ai tempi della sua gioventù eroica - non voleva assaggiare nulla ed era allergico al fritto di iguana e che, dopo l'ennesimo rifiuto di provare la zuppa di formiche rosse, Galep saltò su chiamando il collega Mister No. SBE estrasse il suo taccuino ed annotò la cosa.
    SBE ama ''quella '' Amazzonia, anche se in parte frutto della fervida fantasia di zapaDOS.
    Per il resto è proiettato nel futuro e sempre lo sarà, ma è anche consapevole di essere a capo di un'azienda che paga 300 cartoonists ed ha scelto di tenere il passo dell'alpino.
    E' arrivato a Dylan Dog, per esempio, passando per Mister No ( o Fergal se preferite ), Ken Parker, Martin Mystere e Bella & Bronco.
    Nessun salto quantico.
    Oggi le mini-serie. E non si ferma. So per certo che uscirà una saga in 14 episodi di ambientazione steam-punk in cui una carovana di macchine ''di anticipazione '' a la Verne fuggono da una posse di rapinatori crono dispersi dai seventies del 20mo secolo a caccia della Seconda Chance. Non vedo l'ora di leggerla.

    La sperimentazione estrema non abita in via Buonarroti ed è giusto che sia così. Lo ammetto ''obtorto collo'' perchè certi rifiuti fanno male dove fa male.
    Nel mio script un ingegnere meticcio si riciclava a Cuba quale pescatore di aragoste ed accompagnava ''Papa ''Hemingway in un lungo viaggio, nel crepuscolo, verso l'ignoto. La posesia del mare va bene i primi giorni, ma poi occorre trovare un modo di non annoiarsi. Zap racconta ad Ernst di viaggi ed avventure e pescatori e toreri - tutte cose che non ha fatto, ma questo non lo ha mai fermato - e quando tornano sull'isola, lo scrittore pubblica tutto a suo nome. Zap non la prende bene e lo insegue con un fucile - è il 1961 -''Papa '' scappa a Manaus, lasciando al posto suo il cadavere di un tizio morto dopo aver letto uno per uno i 49 racconti, in mare, tra Cuba e l'ignoto.
    Ho portato il mio testo alla SBE ed il signor Boselli lo ha usato per riequilibrare un tavolo su cui riposano le ristampe del Comanndante Mark. E' stato il mio unico contributo alla SBE. Peccato ?

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  15. concordo con la miopia. Ma la cosa può andare oltre.
    La miopia in un mercato in movimento e alto tasso di concorrenza si paga con il crollo, la vasta scelta del consumatore si traduce (in teoria) in una ricerca della maggiore qualità che premierà o distruggerà l'editore secondo un principio meritocratico.
    In un mercato fermo e con basso tasso di concorrenza la miopia non si paga con il crollo, almeno non necessarimante. Si prendono delle sberle, ma si può non affondare se si è abbastanza grandi da rimanere a galla.
    E' il rimanere a galla che fa i danni, crea le distorsioni maggiori.
    Il bello è che non è necessaria la malafede per fare ritrovarsi in queste posizioni, basta adottare una certa filosofia e portarla fino in fondo, con tutte le buone intenzioni.

    Il punto successivo alla considerazione "miopia" è cosa si devono augurare i lettori.
    Per esempio, la Bonelli: cosa mi conviene che gli accada, per il bene delle mie care letture fumettistiche?
    Mettendo da parte tutto il menschheit (ho rivisto "city hall"...) che è sempre gustoso ma in questo caso fuori luogo, ci conviene augurarci che bonelli viva a lungo e che magari un giorno trovi la strada giusta per tutti, o ci conviene che venga spazzata via da concorrenze vere e che ci lasci lo spazio per trovarcela noi la strada giusta?

    C'è chi dice che il consumatore fa il suo mercato, e che alla fine è responsabile anche lui dello stato delle cose, in un certo senso è vero. Ma questo non vuol dire che il consumatore voglia effettivamente che il suo mercato sia cosi, nè che se lo merita (che è, una punizione?).
    Quindi, da lettori, è melgio che la bonelli resti dove sta combattendo per rimanerci e che faccia sfoggio di tanto in tanto, quando si può, di proposte innovative, o ci conviene assistere a un bel crollo scenografico con tchaikovsky sotto?

    Bonelli delenda est, per il bene dei più, per il bene di makkox e degli altri che ancora non conosciamo. Augurandoci che dopo vengano tempi migliori, tenendo presente che alla fine siamo sempre noi a scegliere.

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  16. ti cito nella tua globalità!
    http://sonoioche.blogspot.com/2010/08/andare-in-edicola.html

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  17. Fai un discorso un pò tagliato con l'accetta, si potrebbero fare tante precisazioni. Ma ci può stare, in quanto post di un blog (diverso da un articolo critico) e volutamente provocatorio. Mi limito a dire due cose:

    1-il fumetto americano è tutto seriale. Anche molte graphic novel vengono serializzate. Questo destabilizza un pò la nostra visione, nostra di noi italiani, che siamo abituati a distinguere tra fumetto popolare/seriale e fumetto autoriale/non seriale. Quindi quando vediamo sweet tooth lo consideriamo fumetto seriale, dimenticandoci che per tirature, vendite e forse anche compenso, è paragonabile (fatte le debite proporzioni) ai nostri fumetti non popolari. Quindi il confronto andrebbe fatto con tutto il fumetto italiano, non solo con quello da edicola.

    2-in Italia siamo smaccatamente esterofili, in USA sono decisamente nazionalisti. Ciò comporta che in USA qualunque casa editrice, anche la più piccola, deve produrre fumetti autoctoni, altrimenti non resta a galla. Motivo per cui c'è abbondanza di autori e di proposte. L'esatto contrario dell'Italia, dove costa fatica produrre fumetti italiani perchè, fondamentalmente, non li vuole leggere nessuno. Ma se noi fossimo nazionalisti come gli americani, quanti nuovi autori vedrebbero valorizzate le proprie capacità? Quante nuove serie nascerebbero? Quanti autori italiani, con i mezzi e i tempi adeguati, potrebbero crescere e migliorare?

    -Brendon

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  18. @ brendon: 1. non è vero che il fumetto usa è tutto seriale. anche là, ancor più che qui, c'è una distinzione netta tra popolare e autoriale. che è storica prima ancora che reale. chiedi a gary groth del comics journal. ciò detto, è vero, il mio discorso alla sola edicola è limitato. e sai perché?! perché i veri soldi sono lì, sono in mano a bonelli. i veri soldi per chi di solo fumetto campa e che ha una tale presenza e una tale esposizione da poter fare cose e modificare il mercato. ma questo, bonelli, non lo fa, se non in modo estremamente limitato. guarda lemire, o pensa ai tanti lavori seriali che si trovano in vertigo, image, ecc. e pensa a quanta diversità di approcci, di stili, di idee, ...

    2. esterofili? in parte. settoriale, piuttosto. ovvero, chi legge bonelli, legge bonelli. chi comics, comics, chi manga manga. molto più rara e difficile la permeabilità tra essi. quindi, se parliamo di alcuni settori, è vero, l'esterofilia è dominante. ma se pensiamo al seriale avventuroso, l'italiano bonellide vince su tutto. senza vie di uscita.

    nb
    per chiarire. il mio non vuol essere un attacco a testa bassa a bonelli. e non vuole negare che esistano buone produzioni. il discorso è tutt'altro e spero sia chiaro.

    @ micgin: ti ho letto. uno dei miei prossimi post sarà una (scherzosa) risposta! :)

    harry

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