venerdì 9 luglio 2010

Di quale Dio?



Dell'ultimo "romanzo a fumetti" Bonelli, Mohican, sceneggiato da Paolo Morales e disegnato da Roberto Diso, posso dire che si tratta dell'ennesima interpretazione del genere western per l'editore di Tex. Cosa che di per sé non rappresenta alcuna novità, purtroppo. Lo sviluppo della storia è prevedibile, per quanto ben scritta, e Diso si conferma abile professionista, ma forse un po' freddo, distaccato, eccessivamente "professionale". Per intenderci, la storia è più vicini all' "umanesimo" di Berardi (più del suo Tex in Oklahoma che del più imprevedibile Ken Parker), meno al dinamismo avventuroso del Tex di Gianluigi Bonelli.

Di Mohicani non so nulla. Non del film, non dei romanzi con protagonista Nathaniel Bunppo.
Mi colpisce però, in negativo, come Morales nel fumetto affronta il tema della religione. Nathan scorta un gruppo di protestanti, tra i quali spicca una giovane, bellissima ragazza. Le dinamiche relazionali sono le solite, e la passione d'amore sembra in grado di mettere in discussione qualunque fede.
Purtroppo, il tema della religione in Mohican è un elemento avulso dalla vita, e ha esclusivamente funzione narrativa. Non ha elementi di realtà se non quelli necessari a una vaga verosimiglianza ed è sviluppato solo in relazione alla storia. 

Non ricordo fumetti seriali italiani nei quali il tema della fede sia trattato in modo non meccanico e non schematico. Trovo strano che un fatto umano così importante, che condiziona così tanto le vicende personali e sociali, le relazioni e le scelte di vita sia così assente dal fumetto popolare.
Non so neppure dire se si tratti di laicismo o di tabù.
Qualcuno ricorda qualche eccezione significativa?

Harry

17 commenti:

  1. Io non lo trovo strano perché il fumetto italiano, in particolare quello bonelliano, ha sempre cercato di staccarsi dalla realtà italiana, per non doversi confrontare (polemiche, compromessi, etc.). E l'elemento religioso, nel contesto italiano, è difficilmente separabile dalla presenza istituzionale e politica (in senso lato) della chiesa.
    Però ricordo alcune storie di Ken Parker, dove l'elemento religioso non era affatto scontato, o semplicemente utilizzato a pre-testo.

    Marco D

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  2. certo, marco, questa è la risposta più immediata.
    però, la religione è un fatto universale e non solo italiano, ha moltissime chiavi di lettura possibili e spunti narrativi, e... la spiegazione che dai offre un punto di vista molto deprimente del fumetto popolare italiano.
    mi chiedo, oltre a motivi editoriali, ci sono motivi "autoriali"?

    harry

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  3. È spinoso, spinosissimo il tema della religione. O ne fai il centro del discorso, oppure rischia di prendere troppo l'attenzione su di sé, sviandola dal racconto. Qualunque sia la credenza del lettore, si può sentire offeso, o perlomeno infastidito.
    Ma non è una prerogativa del fumetto. La nostra stessa società si fonda sull'esclusione della religione, o sul relegarla a quella stessa sua specifica dimensione, avulsa dal resto. D'altra parte, la nostra società è costruita sulla composizione del disaccordo, e non sulla credenza condivisa come quelle del passato; e il campo della religione è un campo in cui il disaccordo è ben difficilmente componibile. Per questo la sua marginalizzazione è necessaria - a meno di non avere tutti la stessa fede.

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  4. ciao daniele.
    capisco bene cosa intendi.
    però, al di là delle singole chiese, l'esperienza religiosa ha una base comune. la vocazione spirituale, in generale, è un aspetto umano importante, strutturante la società e la vita (nel bene e, ahimé, nel male).
    non sono poche, poi, le iniziative orientate a fondare un dialogo inter-religioso. panikkar è uno degli esponenti più illustri di questa ricerca.
    e ne scrivo, al di là di ogni giudizio personale sulla spiritualità (o forse ne scrivo da ex-materialista! :))

    in ogni caso, credo che la composizione sul disaccordo gioverebbe di una cultura che "utilizza" i temi della spiritualità nelle loro componenti essenziali e comuni a ogni esperienza religiosa. che superino cioè l'aspetto istituzionale e contingente.

    un esempio: sulla violenza e sulle sue conseguenze, nella nostra società ci sono punti di vista compositi e molto differenti (con espressioni politiche anche contrapposte). eppure il tema è trattato, ampiamente, nel fumetto popolare. è uno degli elementi centrali della vita, dell'uomo. sarebbe assurdo eliminarlo (anche se, mi rendo conto, è spesso edulcorato e "distanziato" dall'attualità).

    harry

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  5. Sono anch'io un lettore di Panikkar, e ho trovato nei suoi libri una definizione che mi si attaglia, quella di ateo religioso che lui riserva al buddhismo (anche se io non sono certo buddhista).
    Proprio Panikkar basa le sue posizioni su una profonda conoscenza, e parziale condivisione, delle religioni dell'India, che sono fondate sulla tolleranza perché non sono religioni del libro, della parola scritta - e sono disposte alla trasformazione, all'assunzione anche di posizioni altrui. Basta guardare cosa è riuscito a fare un uomo profondamente religioso come Gandhi, unendo un paese religiosamente diviso come l'India, e continuando a essere percepito da tutto l'Occidente come un ispirato capo politico laico.
    Panikkar si dà così da fare perché una medesima tolleranza non fa parte dello spirito delle cosiddette religioni del libro: ebraismo (che però non predica, e si fa i cavoli suoi, tranne che in Israele), Islam e cristianesimo. Tra queste religioni la composizione del disaccordo appare spesso come una mossa di facciata per continuare a lavorare alle spalle per la propria vittoria. In altre parole: la tolleranza finisce per apparire doverosa solo perché so che gli altri sono troppo potenti perché li possa vincere, e quindi è meglio collaborare, o far finta di farlo. Il tema serpeggia comunque sempre nella sua violenza di fondo, ed emerge con evidenza poi negli oscurantismi leghisti o neofascisti, ogni volta che gli se ne dà l'opportunità.
    Per questo è meglio tenerlo sedato, in Occidente.

    Tu dici: e il tema della violenza, allora? Mi sembra un tema molto più piccolo, con un livello di accordo già molto superiore: tutti concordiamo che è male, e tutti concordiamo sul fatto che ci sono casi in cui è inevitabile. Il disaccordo è su dove mettere il confine.
    Ed è comunque un "tema oggetto" e non un "tema quadro", come la religione; ovvero qualcosa di cui parlare, non qualcosa che forma, alla radice, la nostra opinione.

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  6. non so.
    quello che dici essere un tema più piccolo è, secondo me, ben più vasto, a meno di non ridurlo alla sola lotta tra "bene e male", che nelle opere di genere spesso rimane preponderante.
    proprio quel confine che non si sa bene dove stia è a mio avviso il tema di interesse. e su questo, più autori si sono comunque espressi.
    il concetto di religione come "tema quadro" è probabilmente uno dei motivi per cui rimane esclusa. è l'ombra che copre i ragionamenti e il dialogo, quando sappiamo, molto più "umanamente", che la religiosità nasce dal dubbio e dalla ricerca, e non dai dogmi. i dogmi sono strumenti istituzionali di controllo sociale e di rassicurante non pensare.
    ciò detto, mi chiedo, è nei timori di cui abbiamo detto che gli autori non trovano il modo, la voglia, il bisogno di parlarne? o è un tema che non appartiene più a questa società, e quindi agli autori che ne fanno parte?
    non se ne vuole parlare.
    non se ne sa parlare.
    non se ne può parlare.
    non se ne sente il bisogno.
    ...?

    harry

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  7. Più che non appartenere a questa società, non appartiene a un certo tipo di discorsi, e quindi, insieme, non se ne vuole, non se ne sa, non se ne può, e non si può sentirne il bisogno di parlarne - oppure, quando il bisogno si sente, bisogna trovare il tipo di discorso giusto, all'interno del quale sia accettato che se ne parli, anche a fumetti, magari. Ma dopo tutto questo sforzo, non potrebbe comunque trattarsi di un tema collaterale, e si troverebbe immancabilmente al centro del discorso.
    Guarda solo come ci siamo trovati coinvolti e invischiati tu e io, per il semplice fatto che hai sollevato il discorso. E (mi pare) non siamo nemmeno su posizioni così distanti! Pensa se lo fossimo!
    db

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  8. in effetti penso che siamo su posizioni molto vicine.
    credo che, in alcuni casi, i rischi varrebbero la pena.
    credo che mi accontenterò del gatto del rabbino di sfar, per ora.
    :)

    harry

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  9. Io ci ho fatto una piccola passione, per il gatto del rabbino di Sfar...
    db

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  10. Provocazione: ma è poi DAVVERO così importante la religione nella vita di tutti i giorni?
    No, perchè a guardarla da fuori spesso non si direbbe. Spessissimo, anzi.
    E forse questa sorta di "umanesimo spinto", ma forse sarebbe più il caso di definirlo "edonismo assoluto" straborda anche nelle sceneggiature di un mezzo estremamente "edonista" come il fumetto...

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  11. ciao skull. mi spieghi meglio cosa intendi per edonismo nel fumetto? mi interessa un sacco.

    per quanto riguarda la religione nella vita quotidiana...

    il mio punto di vista è che la vocazione spirituale è parte di tutti gli uomini, ma è complicata, faticosa, perché è una ricerca, non è l'adesione a dogmi precostituiti.
    mentre quello che osserviamo maggiormente nella vita di tutti i giorni è la schizofrenia tra l'edonimismo di cui parli (non lo chiamerei umanesimo, però, piuttosto materialismo) e la ritualità vuota dell'adesione alle istituzioni religiose, che offrono rifugio dal pensare, e consolazione.
    (solo un punto di vista!)

    harry

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  12. (che condivido pienamente!)

    Edonismo nel fumetto?
    Beh, il fumetto è un piacere, intanto. Quando si parla di intrattenimento ed evasione è un piacere (uno di quelli che non stanca mai, tra l'altro), ma anche quandi si parla di riflessione, analisi sociale e psicologica: sempre, insomma.
    In più quasi sempre viene fatto per piacere: per piacere dell'autore (sceneggiatore, disegnatore, spesso l'editore) che si riflette, quando va bene, nel piacere del lettore.
    E' un lavoro, sicuramente, ma come tutti i lavori con una componente artistica e un pubblico anche il piacere ha il suo peso.
    E, per finire con l'aspetto materiale, purtroppo è sempre più un bene di lusso: e se non è edonista chi consuma un bene di lusso...

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  13. hmm.. no, non condivido il tuo punto di vista sull' "edonismo".
    perché allora, ogni forma d'arte lo sarebbe e non è così. piuttosto, trovo riduttivo (ed edonistico? od onanistico, piuttosto) pensare al fumetto solo come forma di intrattenimento e di svago. io credo che il fumetto possa essere molto, molto di più. e che lo sia. ovvero, bene l'intrattenimento, per carità. ma bene anche l'introspezione, l' "insight" sulla nostra vita, la testimonianza, il giornalismo, ... insomma, mille facce, come ogni altra forma espressiva.
    no?

    harry

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  14. la cosa più vicina ad un "fumetto seriale italiano" che eliciti riflessioni serie sulla religione è la mia collezione di riviste dei testimoni di goeva.
    Davanti al mio liceo li consegnavano sempre, io spesso li prendevo e me li leggevo in classe.
    Non erano proprio fumetti, ma data la natura estremamente divulgativa avevano poche parole e molti disegni allegorici...diciamo che ci sono fumetti con lo stesso rapporto quantitativo parole/disegni (è un brutto ragionamento?)

    Mi ricordo in particolare un'illustrazione del "mondo pacifico" (tema piuttosto ricorrente devo dire..) in cui
    viene raffigurato la scena idilliaca di un gruppo di persone, rigorosamente razze miste,
    che colgono e mangiano in allegria della frutta accanto ad agnelli, lupi e tigri (?) sorridenti pure loro (?!).
    Me la ricordo bene perchè col mio compagno di banco considerammo che i lupi e le tigri sorridevano perchè non gli avevano ancora spiegato che la frutta se la dovevano mangiare pure loro, ridemmo troppo forte e la professoressa ci sorprese.

    Ce li ho ancora da qualche parte quelle riviste, in qualche scatola.

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  15. A me viene in mente Gea: tutta la storia è costruita su elementi ripresi dalle religioni più antiche, ma anche dalle Antiche Scritture Cristiane, e, secondo me, Enoch si sforza di mostrare al lettore che queste cose sono concrete e presenti anche per noi, sebbene nella vita di tutti i giorni le dimentichiamo. Quasi a dire che, comunque, senza accorgercene, ci viviamo in mezzo: ad esempio, nella mia confusa memoria, ricordo alcune dissertazioni sulla Dea Madre ed il ruolo della donna nella società, oppure la riflessione che Enoch porta avanti sulla guerra. Non ci sono richiami alla ricerca spirituale (anche se qualcosa si può leggere nell'evoluzione di Gea durante la storia), o riferimenti autobiografici al proprio rapporto con Dio (tipo la Satrapi in Persepolis), però molti spunti per riflessioni religiose ed etiche. Il fatto che Enoch parlasse e rendesse 'realistici' argomenti religiosi mi aveva piacevolmente sorpreso, considerando che si trattava di un fumetto della Bonelli (concordo col primo post di Marco D).
    Poi, per equilibrare, mi permetto di citare il mitico Don Zauker, che bastona proprio la religiosità cieca e ottusa che, in parte, giustifica il potere temporale della Chiesa nel nostro BelPaese. La Messa è finita, levatevi dà coglioni.

    Giovanni

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  16. Grazie Giovanni,
    Stavo per citare anche io il grande Don Zauker (ATTACCO SOLARE - ENERGIA!) ma, dal tono degli altri post, temo non sia molto amato in questi lidi (pronto ad essere smentito ovviamente!).
    Ci tengo ad aggiungere che i due Paguri (che ho avuto la fortuna di conoscere a Lucca e che trovo umanamente fantastici), con le loro iniziative che travalicano l'amato fumetto 'blasfemo' e che si ampliano nel loro blog e negli spettacoli dal vivo, stanno cercando con grande ironia di far notare le 'pecche' della religione organizzata e dei suoi influssi sulla società italiana! In pratica compiono una azione politica, nel senso migliore del termine!

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