Credo di poter affermare che Dylan Dog è ormai una spada nel fianco della Bonelli. Nessuno sceneggiatore sembra più in grado di prendergli le misure. Roberto Recchioni sembra molto motivato a riuscirci, ma quel (poco) che si è letto finora non ha colpito. Anche Tito Faraci, che in diverse occasioni ha mostrato la sua intelligenza nell’accostarsi a personaggi blasonati e impegnativi (Topolino, Diabolik e Tex su tutti) non sembra trovare il giusto approccio. Appare poco convinto, poco in sintonia con quel mix di malinconia e surrealismo che ha caratterizzato il personaggio nei momenti di maggior fortuna.
L’ultimo Dylan Dog Color Fest, da poco in edicola, è l’ennesima conferma. Nessun sussulto vero, nelle quattro storie, a rendere inutile un albo che dovrebbe, potrebbe essere speciale, visto anche le più che probabili alte vendite.
Dylan Dog è uno zombie, quindi. Si vorrebbe che uno sceneggiatore strutturato, motivato e con le idee chiare ci si dedicasse anima e cuore per un certo periodo. Ma non riesco a immaginare chi potrebbe essere. L’unico che ha interpretato con successo Dylan Dog a parte Sclavi è stato Michele Medda (ché Barbato non mi ha mai convinto) ma semplicemente perché è autore dotato di straordinaria tecnica e buona intelligenza. Ha dimostrato di saper gestire il personaggio, ma lo ha fatto “con semplice” professionalità. Senza amore. Ed è chiaro che le sue attenzione e motivazioni sono, giustamente, altrove. Caravan finora sembra funzionare piuttosto bene, e nessuno sceneggiatore sano di mente rinuncerebbe a un lavoro di propria creazione per affrontare la spinosa questione creativa dell’Indagatore dell’incubo.
Dylan Dog è uno zombie, quindi. Si vorrebbe che uno sceneggiatore strutturato, motivato e con le idee chiare ci si dedicasse anima e cuore per un certo periodo. Ma non riesco a immaginare chi potrebbe essere. L’unico che ha interpretato con successo Dylan Dog a parte Sclavi è stato Michele Medda (ché Barbato non mi ha mai convinto) ma semplicemente perché è autore dotato di straordinaria tecnica e buona intelligenza. Ha dimostrato di saper gestire il personaggio, ma lo ha fatto “con semplice” professionalità. Senza amore. Ed è chiaro che le sue attenzione e motivazioni sono, giustamente, altrove. Caravan finora sembra funzionare piuttosto bene, e nessuno sceneggiatore sano di mente rinuncerebbe a un lavoro di propria creazione per affrontare la spinosa questione creativa dell’Indagatore dell’incubo.
Esattamente il contrario di quanto sta avvenendo con Tex. Come ho già scritto, l’eroe bonelliano più longevo e di successo è in un periodo creativo eccellente. Si conclude questo mese la prima storia (in due parti) di Gianfranco Manfredi e non si può che essere soddisfatti. La storia è brillante, con una cura per la sceneggiatura, i ritmi, i dialoghi davvero eccellente, a conferma della grande abilità dello sceneggiatore. Manfredi, coerentemente con quanto dichiarato, sembra divertirsi davvero, portando in giro Tex e il suo pard per una vicenda di corruzione e speculazione ben costruita, dove ogni aspetto è guidato alla perfezione e dove le dinamiche e gli equilibri tra i personaggi fanno muovere la storia verso una conclusione naturale ma non ingenua.
Se ci trovassimo negli Stati Uniti, un esordio del genere per un personaggio così importante sarebbe stato anticipato da mesi di hype, di accumuli di aspettative, tra interviste, articoli, anteprime e pubblicità. In fondo, Manfredi è uno degli sceneggiatori italiani oggi più quotati. Ma l’understatement del fumetto popolare italiano è forse l’unico, chiaro indizio della strutturale bontà di un mercato editoriale sempre nascente, mai compiuto. Sono infatti convinto che non sia attraverso proclami o strilli pubblicitari che il mondo del fumetto possa crescere. Tuttavia, un po’ più di richiamo avrebbe forse permesso di riportare entusiasmo, eccitazione e di restituire il senso del movimento anche positivo in atto nel settore, in questa estate che sembra foriera solo di sorprese negative.
E il punto è qui, sembra mancare la possibilità di un efficace equilibrio tra marchetta pubblicitaria (l’hype statunitense) e basso profilo (tipicamente non urlato di Segio Bonelli).
In fondo, mi chiedo, siamo certi che la maggior parte dei lettori di Tex si sia accorta della novità e comprenda l’importanza dell’investimento che Bonelli sta facendo per mantenere vivo il personaggio? Forse sono i tempi, forse semplicemente ci sono gli sceneggiatori giusti al momento giusto, per Tex. Persone motivate a lavorare e divertirsi su un personaggio difficile, a fortissimo rischio noia ma che, con il suo semplice quanto rodato pre-testo narrativo, permette loro di creare credibili e intelligenti opere di svago.
È l’assenza di un simile incrocio di opportunità, più che una mancanza di investimenti e obiettivi editoriali, a far languire Dylan Dog in una mediocrità che, al momento, non vede soluzioni a medio termine.
Harry.
l'inizio di una sequenza molto efficace nell'ultimo Tex di Manfredi e Civitelli
Mi piacerebbe vedere Dylan in mano a Bartoli/Rosenzweig e Bacilieri...
RispondiEliminatra l'altro.... l'ultimo tex che si batte per l'acqua per tutti... spettacolare...
RispondiEliminacome dice "e cercate di rendere la burocrazia meno difficile"...
compagno willer!
@ hytok: non saprei. forse bacilieri. forse rosen da solo... però, a quale autore lo affideresti per un trattamento più prolungato?
RispondiElimina@ davide: già, manfredi con grande sensibilità uso un tex asciutto e diretto che, per certi versi, fa il ken parker. ma senza per nulla snaturarlo. da applauso.
harry
Forse l'unico sceneggiatore in grado di risollevare un po Dylan sarebbe proprio sempre lo stesso Manfredi, che a mio avviso è il più bravo che hanno adesso in Bonelli.
RispondiEliminaIn alternativa, forse anche un Ade Capone potrebbe riuscire a portare un po di reale novità : Ma Sclavi che fine ha fatto? Mi pare si sia davvero perso anche lui, viste le ultime prove. Però Dylan è Sclavi, nessuno lo ha mai scritto come il suo creatore...
@harry: anche Boselli è molto bravo, ma non vedo nè lui nè Manfredi adatti a Dylan. M'ispira molto Diego Cajelli.
RispondiElimina@THC Polimedia: Capone? Hai voglia di scherzare?
sempre e solo i soliti nomi... ma perchè non danno aria e respiro e cercano qualche nuovo talento? guardate che i numeri 10 non esistono solo nel calcio. la raule vi dice nulla? che poi esordiente non è. cambiate nome, ma gli ingredienti della minestra son sempre quelli.
RispondiEliminache manfredi sia un grande è incontestabile. ma qualcuno cerchi o dia possibilità a giovani talentuosi di affacciarsi a questo mondo!!!
altro nome? de stefanis?
Ciao Harry, bel post. Concordo su tutto. Ti ricordo comunque le 3 ottime prove di Giuseppe Ferrandino, all'inizio della serie, nonchè l'apprezzabile dedizione e rispetto di Claudio Chiaverotti. La Barbato è colpevole di aver snaturato il personaggio e avergli imposto un carattere non suo.
RispondiEliminaOggi come oggi per me solo Manfredi sarebbe all'altezza del recupero del primo e vero Dylan Dog.
ciao
Roberto
Voglio Luca Vanzella a scrivere Dylan Dog!
RispondiEliminasaluti,
c.
Il problema non è solo quello di trovare un bravo sceneggiatore, i nomi fatti sono comunque validi. Ammettiamo per un attimo che Luca Vanzella venga preso a sceneggiare Dylan - confesso di parteggiare per lui - che libertà avrebbe con il personaggio? La stessa che ebbe Frank Miller con Batman? o la stessa che ebbe Magnus con Tex?
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaricordo che anni fa manfredi prese un po' in mano nick raider, insieme all'onnipresente queirolo.
RispondiEliminane scrisse alcune delle storie più belle ed era intenzionato a rilanciare il personaggio, ma, da quanto ricordo, volendo apportare alcune novità. bonelli a quel tempo preferì lasciare languire il personaggio fino alla morte piuttosto che rinnovarlo.
se ciò fu impossibile con nick raider, figuriamoci con un personaggio come dylan.
per cui, messi da parte possibili revamp, direi che il punto è: chi ha la voglia e le capacità (e la sensibilità!) di scrivere storie efficaci in questo contesto, ovvero senza modificare il personaggio di una virgola e con questo tipo di supervisione?
probabilmente, è vero, un autore non troppo affermato. perché uno più affermato preferisce lavorare su propri progetti se ne ha la possibilità, oppure scrivera dylan come un compitino professionale e poco più. perché dylan resta una piazza molto esposta e importante. ma talmente grama da allontanare i più. e non è vero che in bonelli non si sia dato spazio a nuovi sceneggiatori, sia su dylan che altrove (mi viene in mente ultimamente rigamonti su nathan never, ma lo stesso recchioni, malgrado le sue tante esperienze, è pur sempre un nuovo e giovane autori, in bonelli). quindi, torno a dire che è più un problema di sensibilità e di opportunità che di chiusura.
harry
@harry: curioso che citi proprio Nick Raider. Non so se hai avuto occasione di leggere la miniserie inedita di 4 numeri pubblicata dalla If. E' di livello altissimo e contiene una storia proprio di quel Cajelli che a me pare sottovalutatissimo.
RispondiEliminaCiao insieme a degli amici stiamo mettendo su una rivista matoriale, che si occupa di cultura: "il BOLLETTINO dei MOAI".
RispondiEliminaDentro ci saranno racconti, storie a fumetti (la prima, di 6 pagine,ce l'ha regalata Luigi Siniscalchi!), illustrazioni, recensioni, di fulm, fumetti, libri, segnalazioni di libri, eventi, siti, presentazioni, e quant'altro ci faccia piacere.
Vengo al dunque, se puoi, e se VUOI, ci farebbe piacere che collaborassi anche tu a questa iniziativa (purtroppo siamo "poveri" e sarebbe gratuita, solo per il piacere di diffondere cultura...), con quello che vuoi, sentiti libero...
il primo numer magari una bella rubrica di recensioni sui fumetti!o esce a fine settembre, il tema sarà "MARGINI".
se vuoi altre info contattami, oppure vai sul gruppo "il rifugio dei moai" o sul sito www.ilrifugiodeimoai.it
a presto