Il fumetto di supereroi, più che un genere in senso stretto, mi appare sempre di più come un contenitore vuoto, una cornice tematica e concettuale da riempire a piacimento. Il che da un lato, per me, significa che osservo un progressivo e intrinseco svuotamento di temi, motivi e storie, dall’altro che è potenzialmente pronto per una nuova, decisiva ristrutturazione.
Nel frattempo, alcuni autori (anglosassoni – come al solito) si divertono a deriderne i clichè in modi sempre più brutali ed estremi. È il caso di The Boys (Dynamic Forces Inc.) di Garth Ennis e del troppo sottovalutato Darick Robertson. Il concept? Un piccolo gruppo legato alla CIA (i Ragazzi del titolo) tiene sotto mira e sotto controllo i Supereroi statunitensi, primi tra tutti i Sette (versione becera e post star-system della Justice League), proseguendo per i G-Men (X-Men depravati e sfruttati per motivi di marketing) e così via.
Due esempi per comprendere il tono della serie (di cui Panini Comics ha pubblicato un volume e mezzo dei cinque usciti negli USA, il mezzo dei quali a un prezzo semplicemente sbagliato): una nuova ragazza, in stile Supergirl, si unisce ai Sette. Lei, tutta casa e chiesa, scoprirà che il primo pegno da pagare è una sodomizzazione di gruppo. Si sarebbe ripresa, ma avrebbe anche iniziato a capire che le cose non sono come appaiono all’opinione pubblica.
11 settembre 2001. Un aereo militare distrugge uno dei voli di linea che si stanno dirigendo sulle Torri Gemelle. È pronto per abbattere il secondo quando viene improvvisamente fermato: se ne sarebbero occupati i Sette. Purtroppo, si tratta della prima, vera missione operativa del genere, e avrebbero fatto un vero macello. L’aereo si schianta sul ponte di Brooklyn, uno dei Sette muore. La stampa avrebbe insabbiato tutto. La storia non sarebbe più stata la stessa.
I temi della serie sono questi. Puro revisionismo in stile Ennis. Ma la superficie nasconde molto di più. Perché Ennis ha già dimostrato in parecchie occasioni di saper narrare con sensibilità e con un’intelligenza spiccata. La politica e il complottismo sono il suo pane quotidiano. The Boys diventa infatti una perfetta metafora della nostra attualità, di una politica governativa (degli USA) ed estera senza scrupoli, di una perdita senza speranze di punti di riferimento e di valori. Tutto, in The Boys, è diverso da come appare. Ed Ennis sa divertirsi (i Super sono star, annebbiati da rabbia, soldi, sballo, sesso) ma sa anche essere intimo e arrivare al cuore del lettore (una storia d’amore impossibile, la sparizione di alcuni bambini). Perché Ennis sa cambiare registro, senza perdere compattezza e coerenza. Una capacità che tra gli sceneggiatori è assai rara, negli Stati Uniti e, soprattutto, in Italia.
Se funziona The Boys, evoluzione estrema del punto di vista di Rick Veitch, mi chiedo, è perché il fumetto di supereroi è già morto del tutto, o perché ha ancora delle straordinarie scintille di vita?
Harry.
non ho letto il fumetto, ma a leggere la tua recensione... veitch 'ste cose le scrive venti anna e passa fa, con tutto il rispetto :)
RispondiEliminacome dico a fine articolo, ennis estremizza e rinnova il punto di vista di veitch.
RispondiEliminae lo fa con una sensibilità molto attuale.
certi lavori di veitch, a mio avviso, risento del passare del tempo, per quanto innovativi nei contenuti. manca, in veitch, il "risentimento divertito" che ha invece ennis, secondo me.
harry
Il Punisher di Ennis e' uno dei fumetti piu' divertenti e goduriosi che abbia mai letto. Prendero' The Boys.
RispondiElimina"Lei, tutta casa e chiesa, scoprirà che il primo pegno da pagare è una sodomizzazione di gruppo."
RispondiEliminaehm... mi scuso per la serietà dei miei interventi da queste parti... ma non mi sembra proprio che fosse una sodomizzazione... a quanto mi ricordo siamo più in area Monica Levinsky ;-)
baci,
c.
monica monica.
RispondiEliminaconfermo. ho controllato.
ero andato a memoria. ho letto il primo volume un po' di mesi fa.
grazie!
harry