lunedì 10 agosto 2009

I bei vecchi tempi?


A metà luglio, sul suo blog, Steve Rude ha comunicato ai suoi lettori che si sarebbe preso del tempo, soprattutto per dipingere, e che avrebbe rallentato se non interrotto le sue produzioni a fumetti.

Rude è uno degli autori più strani del mondo del fumetto popolare statunitense, perché ha prodotto relativamente poco, in tutta la sua carriera, nulla di davvero rivoluzionario, ma è uno dei più amati dagli addetti ai lavori. Il suo stile può essere descritto come l’incontro tra Jack Kirby e Alex Toth, un mix senza dubbio originale e affascinante. Si è fatto conoscere per merito di Nexus, una serie fantascientifica assolutamente anomala, avviata agli inizi degli anni ’80 insieme allo sceneggiatore Mike Baron e ha collaborato a corrente alternata con i più importanti editori statunitensi. Le sue ultime fatiche sono la creazione di un nuovo personaggio, The Moth, e una nuova miniserie di Nexus, prodotta dalla sua etichetta Rude Dude.

Oggi si ferma. Oltre ai suoi interessi artistici (la pittura, come detto, dipingere la natura dal vivo) Steve ammette anche le difficoltà economiche della casa editrice, in un periodo in cui essere piccoli e auto-prodursi non è certo facile. Ma sembra attribuire buona parte della sua decisione anche al fatto di non riuscire più a divertirsi con il fumetto popolare di questi anni. Il mondo che lo ha sedotto da piccolo e che lo ha convinto a essere un professionista è cambiato: storie troppo “adulte”, dure, oscure, violente. Una china secondo lui avviatasi negli anni ’90 e non più interrotta.
Il punto di vista di Rude è significativo per almeno due ragioni. Innanzitutto perché descrive perfettamente il disagio di chi non ha saputo o voluto modificare il proprio rapporto con un’idea di fumetto popolare che non esiste (quasi) più, neppure da autore. E ciò lo si riscontra nei suoi lavori, esteticamente affascinanti, eleganti, chiari, ma al contempo statici, ripetitivi. The Moth è un omaggio, prima ancora che un lavoro originale. E gli omaggi, a mio parere, raramente sono opere riuscite. Sono efficaci nel giocare con i ricordi, ma quasi mai sanno essere solida opera autonoma.

La seconda ragione è che Rude mette il dito in una grossa piaga del fumetto popolare statunitense, l’eccessivo bisogno di uniformarsi e omologarsi. La “svolta adulta” è stato un atto di ristrutturazione fondamentale del fumetto supereroistico, che ha messo in moto una serie molto importante di trasformazioni. Per troppo tempo i comics sono stati incapaci di mutare, riproducendo se stessi in un circolo vizioso fatto di nemici improbabili, di scontri poco credibili, di dialoghi altisonanti, ecc. Ma oggi, dopo che la svolta c’è stata e la sua lunga scia non si è più interrotta, la nuova omologazione sembra aver escluso un mondo che, per persone come Rude, sono la quintessenza del fumetto di supereroi.
Non so dire dove stia il punto. Capisco la posizione di un autore che si sente nel tempo e nel posto sbagliato. E capisco la sensazione di profonda stagnazione dei comics in questi ultimi anni (con alcune punte di interessante eccellenza, e troppi bassi).
Ma comprendo soprattutto perché Steve Rude non è mai riuscito, finora, a esprimere al meglio il proprio potenziale di straordinario artista.

Harry.

tutti i disegni sono (c) di Steve Rude

Nessun commento:

Posta un commento



Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma esplicitando sempre l'autore e/o la fonte.

La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.