giovedì 14 aprile 2011
Storie senza sangue
Quando in un titolo è scritto un destino.
Tempo fa Tito Faraci sul proprio blog auspicava la comparsa di un vero best-seller a fumetti. Sotto le righe, l'auspicio ha a che fare con una ricerca, senza dubbio in atto tra alcune case editrici, del prodotto perfetto per questo risultato. BD è una di queste. Tito Faraci è da alcuni anni Editor In Chief della BD di Marco Schiavone. Perché quindi non lavorare per produrre il proprio best-seller?
Con questo pensiero rimango al termine della lettura di Senza Sangue, un fumetto scritto da Faraci, appunto, disegnato dal bravo Francesco Ripoli e tratto da una storia di Alessandro Baricco (che di successi se ne intende). Il volumetto in bianco e nero è uscito a ottobre 2010, e non credo che sia diventato un best-seller.
Non amo molto Baricco, ma ammetto di averlo frequentato poco. Per quel che ho letto, non mi trovo molto in sintonia con il suo realismo magico, non abbastanza incisivo, non sufficientemente evocativo. Ma non è di un lavoro letterario che voglio dire, quanto della sua trasformazione a fumetti.
Il Senza Sangue di Faraci e Ripoli è infatti un fumetto che non capisco. La storia si sviluppa in due scenari principali: da un lato un assalto in casa di uno dei protagonisti, con annessa sparatoria; dall'altro, nella seconda parte, in un bar, seduti al tavolino, preludio a una scena finale che arriva meccanica. Dentro alla sparatoria e dentro alla chiacchierata al bar, numerosi flashback sviluppano la fabula di una storia dolorosa.
Leggendo, mi sono chiesto più volte che cosa ci sia di più noioso di una lunga sparatoria o di una lunga chiacchierata al bar, allungata ancora di più dai tanti ricordi e ritorni.
Insomma, un intreccio povero, sbagliato, che la cura dei disegni e dei dialoghi non solleva. Tutto è seduto, e le emozioni si raffreddano. Il legamo amore-morte, che sembra sorreggere tutto lo scorrimento del racconto, si appiattisce al punto che in quell'amplesso finale non c'è più nessuna voglia, nessuna vita. Come se tutto quel che accade ai protagonisti appartenesse a una vita che non è più.
Se best-seller doveva essere, si doveva realizzare una storia più efficace. Forse anche più furba, dinamica, emozionante. Ma a prescindere da questo (immagino che coinvolgendo Baricco, le vendite siano state comunque complessivamente buone), è il fumetto come opera a se stante che non funziona. E si lascia presto dimenticare.
Senza sangue.
Harry
Etichette:
alessandro baricco,
editoria,
edizioni bd,
francesco ripoli,
tito faraci
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma esplicitando sempre l'autore e/o la fonte.
La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.
Mi soffermo sulla tua frase "mi sono chiesto più volte che cosa ci sia di più noioso di una lunga sparatoria o di una lunga chiacchierata al bar", e mi sovviene una qualsiasi chiacchierata al bar cinematografica che mi ha avvinto, da quella di Pulp fiction a quella di Smoke. Sulla sparatoria non dico nulla perchè non le amo nemmeno io, ma immagino che i patiti dei film d'azione non concorderanno.
RispondiEliminaLeggo Baricco, a volte lo apprezzo a volte meno, ma anche a me Senza sangue è sembrato senza sangue, un'operazione studiata a tavolino per conquistare visibilità col richiamo del nome famoso. Mi era sfuggito il post segnalato, e rileggendolo è vero, un po' pelosetto. Dopo qualche rece che gridava al capolavoro ho trovato invece un bonellide ben confezionato, ottimi disegni e buon mestiere nei testi. Condivido la critica. Harry, aspettati un altra scazzottata con Faraci
RispondiElimina