mercoledì 27 aprile 2011

Il filo di Antonio



Negli anni ’80 Antonio Faeti scriveva una rubrica su Comics Art che molto si avvicina a quello che potrebbe essere un blog di critica fumettistica dei giorni nostri. Quegli scritti, reperibili in un bel volume di Coniglio Editore del 2008 (La freccia di Ulceda), ci riportano le impressioni di Faeti in occasione dell’uscita del primo numero di Dylan Dog, della morte di Jacobs, della morte di una delle sorelle Giussani, del fumetto erotico in relazione all’esplosione dell’emergenza AIDS, ecc. Insomma, una raccolta di stimoli, idee e sollecitazioni nate dai più diversi territori dell’Immaginario. Per filo conduttore, il fumetto, di cui Faeti è studioso acuto e indomito.
A leggerle, quelle riflessioni diaristiche degli anni ’80, così aperte alla società e al mondo, così oblique ma chiarissime, così indipendenti, colte ma mai pedanti o violente, viene da pensare alla necessità di raccogliere oggi quel filo di discorso interrotto, di appropriarsene e di svolgerlo nel quotidiano di una critica sul fumetto meno frammentata, iper-specializzata, più intuitiva e decisa, anche impropria, ma determinata e stimolante. Le nuove tecnologie rappresentano un’ottima occasione per un discorso sul fumetto che sia meno schematico e riduttivo di quello che spesso ci capita di leggere. Certo, per Faeti la rubrica su Comic Art era un piccolo, tangenziale pezzetto del suo lavoro di studioso, delle sue riflessioni da pedagogista e critico, che hanno portato negli anni alla produzione di molti brillanti libri e a un lavoro costante di divulgazione sul fumetto e non solo. Eppure, anche in quei brevi scritti, si respira un impegno, una dedizione e una volontà rare, che è bene ricordare e imitare.

Harry

1 commento:

  1. I saggi di Faeti, anche quelli che non si occupano in maiera montematica di fumetto credo siano un must per chi s'interessi di linguaggi visivi.
    Io ho un grande affetto anche per In trappola con il topo, prezioso percorso critico sull'immaginario disneyano.

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