sabato 23 luglio 2011

Autori che non leggono fumetti

Ho sentito più di un autore di fumetti dichiarare che lui... non legge fumetti.
In alcuni casi non è chiaro se non li ha mai letti, o se non li legge più.
Qualcuno si è stufato. Qualcuno non ha tempo. Qualcuno non è semplicemente interessato.

Un autore mi disse un giorno la cosa più buffa: non leggo fumetti per non farmi influenzare.

Per un autore, lo ammetto, non è strettamente necessario leggere fumetti. Eppure, è quel tipo di atteggiamento di sufficienza con cui ne ho sentito più volte parlare che mi lascia perplesso. Quello sbuffo, quel sorriso, come a dire, non ci sono fumetti abbastanza interessanti per me. Che immagino sott'intendano che nessuno è alla sua altezza. Oppure, oppure che si fa un lavoro nel quale non ci si crede pienamente.

In ogni caso, sono convinto che sia bello farsi influenzare, conoscere quello che si muove, apprezzare le scelte tecniche ed espressive di colleghi, amici e nemici.
Essere presenti al mezzo di comunicazione che si è scelto come proprio.

Harry

17 commenti:

  1. Quello che mi fa rabbia di questa cosa, che sento dire spesso dagli autori, è che c'è solo nel campo dei fumetti.

    Non ho mai sentito un musicista dire "non ascolto musica" o un regista "non guardo film" suonano così stupide come frasi.

    Però, applicate al fumetto, sembrano (a loro) che invece suonino serie.

    Sarò solo un disegnatore, ma per me la lettura del fumetto rimane sempre uno dei momenti più alti della giornata...

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  2. Io ho letto e leggo di tutto, ancora tornare a casa con un nuovo fumetto mi emoziona come quando ero ragazzino, ma a volte sento il bisogno di fare il vuoto, specialmente quando lavoro, per non lasciare che la visione di altri disturbi la mia. La cosa dell'influenza è vera anche per me. Altre volte invece voglio farmi influenzare, il lavoro di altri mi stimola immensamente e mi sembra che la loro arte sia la verità assoluta con cui disegnare il mondo.
    Non mi fa effetto che un autore non legga fumetti come passione, se poi le sue opere sono valide, così come mi rendo conto che molti che fanno fumetti dovrebbero solo leggerli.
    D.

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  3. Anche io un tempo la vedevo come te. Poi ho capito due cose.
    La prima è che è una questione personale, molto intima. E nessuno ha diritto di giudicare. Giudica le mie opere, non me come persona. Non puoi sapere qual è il mio vissuto, la mia vita.
    La seconda cosa è che, dopo tanti e tanti e tanti fumetti letti, senti il bisogno di cercare e trovare stimoli anche e soprattutto altrove. E di un certo tipo di "silenzio": ecco, in questo senso ho parlato anche io (ma non solo io) del non farsi "influenzare".
    Comunque, la cosa più importante è la prima.

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  4. Per inciso, Giò si sbaglia di grosso. Di romanzieri che non leggono più romanzi (del loro genere, almeno) è pieno il mondo. Idem per i registi: ne ho letti e sentite di simili dichiarazioni, in interviste.
    Quanto ai musicisti, le ho sentite con le mie orecchie quando facevo il giornalista musicale. Ai tempi, giudicavo con serenità. Ora non lo farei più.

    PS: dico sempre che non leggo più "fumetti". Ma la realtà è che, semplicemente, ne leggo molti di meno rispetto a un tempo. Ma molti più della maggior parte delle persone che posso incontrare per strada.

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  5. Ops... ho scritto "serenità" invece di severità.
    Che buffo.

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  6. è vero. questo discorso non è un'esclusiva dei fumettisti.
    e la mia non è certo una critica alle singole scelte degli autori.
    è quel tipo di atteggiamento un po' supponente, o un po' distaccato che non comprendo.

    in fondo, tito, in qualche modo lo confermi. perché dire che non leggi più fumetti, se continui a leggerne, anche se meno di prima?

    ecco, in questo si cela un trucco, secondo me.
    esattamente come per molti musicisti.
    (ma naturalmente il discorso non è personalmente rivolto a tito. tutt'altro!)

    h.

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  7. Perdonami Tito ma cosa vuol dire, per esempio, "non ascoltare più musica".
    Tu fai il musicista e al posto dello stereo hai in macchina un tostapane?
    (ok, battuta stupida, scusa)

    Se un musicista ti dice che non ascolta più musica tu gli credi veramente? io faccio fatica a immaginarmelo.

    Avrò una visione più romantica ma preferisco l'immagine di un Kubrick che invita gli amici a casa gli fa vedere il suo film prefrito, "Ereaserhead" di Lynch.

    Leggere più o meno è un discorso, NON leggere è tutta un altra cosa.
    Per carità capisco il discorso delle scelte personali, però anche la mia reazione è dovuta al pensiero di fondo di Harry, quello snobbismo dell'autore (non in tutti i casi) nell'affermare che non legge fumetti.

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  8. ma come si fa a non guarda cosa ci sta intorno?
    Lo si deve fare, confrontarsi a qualunque livello serve a crescere e a mettere in discussione se stessi e la propria poetica.

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  9. da quello che si legge sulla rete, i disegnatori in special modo non leggono fumetti

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  10. Quante cose ci sarebbero da dire sull'argomento!
    Inanzi tutto secondo me bisogno distinguere tra i professionisti con anni di esperienza, tipo Tito Faraci appunto, e gli autori che sono al terzo/quarto lavoro grosso. Da un professionista di lungo corso mi aspetto e comprendo la necessità di staccarsi dal medium specifico per studiare altrove, oppure il disinteresse per le avanguardie del momento a fronte di approfondimenti sulle forme classiche. Ma da i grandi autori di domani io mi sento offeso quando se ne escono con sta frase("io i fumetti non li leggo").
    E per i fumettisti rispetto a romanzieri e musicisti è molto più grave visto il deficit di credibilità in cui ancora versa quest'arte.
    Questi atteggiamenti ci relegano a passatempo della domenica.
    Che brutto mannaggia

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  11. Per quanto sia una cosa personale, credo che si debbano giudicare le opere, come dice Tito Faraci. Se uno fa cose buone non leggendo opere di altri buon per lui e potrebbe essere un fenomeno interessante ma lo è anche quando un buon autore è anche un grande lettore e appassionato divoratore di fumetti.

    Nessuno può essere slegato dal media fumetto, ognuno di noi è figlio di qualcuno come accade in ogni forma d'arte, se qualcuno ci prova ad essere staccato mi sembra comunque un tentativo interessante da prendere in considerazione e registrare.

    Il caso dell'autore non legge fumetti per snobismo non lo commento neanche, è troppo idiota.

    L'influenza ripeto è vero, almeno per me, il mio stile viene fuori in parte da autori che amo e considero maestri ma prevalentemente da autori che mi hanno influenzato senza che me ne rendessi conto e che magari non mi piacevano nemmeno da lettore.

    Io per lavorare devo "vedere" i disegni prima nella testa e solo così riesco a metterli su carta.
    A volte mi basta vedere i disegni di altri per fare scattare l'entusiasmo e la visione; altre volte ci vuole astinenza da altri fumetti per far emergere una visione immediatamente personale.

    Concordo con giò, secondo me questi autori leggono poche cose sporadiche e selezionate, cosa ben diversa dal non leggere fumetti in assoluto.

    D.

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  12. E' chiaro e giusto il tuo discorso, mi lamentavo più che altro dell'effetto comunicativo che ha questo atteggiamento. Io credo che, anche fosse FALSO, sarebbe salutare che autori, scrittori, disegnatori, editor e compagnia citassero letture fumettistiche, e le citassero magari arricchendo la descrizione con spunti critici e considerazioni sul mezzo

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  13. Io non giudico nessuno. L'unica cosa che posso dire è che non sanno quello che si perdono.

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  14. Concordo Rathigher, (a proposito piacere e complimenti per il bel libro che hai fatto), quello è un altro paio di maniche.
    Se gli autori stessi si dedicassero a parlare di fumetto con cognizione di causa e piglio critico saremmo un bel pezzo avanti.
    Il mondo del fumetto uscirebbe un po' da questo incantesimo che lo fa sembrare un gigantesco club di appassionati di soldatini o dell'auto d'epoca, e farebbe un passetto verso il diventare una vera industria culturale.

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  15. Sono sorpreso anch'io quando mi dicono questa cosa. Ancora più preoccupante è quando me la dicono i ragazzi della scuola di comics. Però credo che il fumettista non debba vivere solo di fumetto, parlo in special modo di chi li scrive. "Vivere" intensamente, avere tante esperienze dirette permetterebbe di realizzare fumetti meno chiusi in se stessi. A volte ho l'impressione che il fumettisti tendano a concentrarsi sul loro ombelico.

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  16. ciao giuseppe.
    il tema del rapporto tra vita/arte (o espressione artistica o come vogliamo chiamarlo) è senza dubbio centrale.
    e non nego neanche che ci siano degli "istintivi" che hanno scritto opere importanti senza avere frequentato assiduamente il fumetto.

    ma non mi piace lo snobismo, o quella specie di idea per la quale... il fumetto lo leggevo prima, ora sono "guarito". l'ho sentito un sacco di volte.
    piuttosto, è fondamentale il confronto. e le idee. e quindi... la vita, ma anche libri film arte visiva ...
    per i giovani? leggere e conoscere il fumetto è secondo me vitale. anche perché, mi chiedo, se non leggi fumetti quando ti formi... perché vorresti fare fumetti? non lo capisco.
    tu che dici?

    h.

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  17. aggiungo anche che a giudicare dalla bella rubrica "a fumetti" su lsb (http://www.lospaziobianco.it/categoria/contributi/a-fumetti), l'incontro tra fumettisti diversi è molto proficuo. e spero di tornare presto su questa rubrica.

    h.

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La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.