venerdì 22 luglio 2011

Il peso della sopportazione

Riprendo una striscia del grande Jules Feiffer che ho pubblicato durante la mia pausa estiva, per una breve riflessione espressiva.
Ognuno di noi sa e vive quotidianamente il peso del non detto, dell'inespresso. Quella necessità a volte socialmente indotta, più spesso (molto più spesso) autoimposta di trattenere, di ingoiare, come si dice, le nostre emozioni, le nostre parole, la nostra espressività, la nostra frustrazione e via dicendo.
Sappiamo bene che tutto ciò che non esprimiamo e non siamo in grado di trasformare in qualche modo, non scompare, ma si affossa nella nostra coscienza, e si trasforma in un peso. Spesso trova una nuova via di espressione nel corpo, nelle dolorose (e a volte mortali) somatizzazioni. Mi viene in mente l'espressione del "peso allo stomaco".
Ecco, tutta questa cosa, questa dinamica così frequente e così umana, che ho solo provato a descrivere superficialmente, di cui abbiamo esperienza ma, spesso, poca consapevolezza, viene rappresentata in modo efficacissimo da Feiffer con questa sequenza meravigliosa.


Osserviamola passo a passo.
C'è un uomo triste. Feiffer usa un tratto semplicissimo, un po' tremolante, ma fortemente iconico. C'è tutto il linguaggio espressivo e figurativo che si impara da bambini, la bocca verso il basso, gli occhi languidi, la schiena curva... Feiffer dimostra capacità di sintesi e un'ottima conoscenza del linguaggio del corpo.
Osserva le mani incrociate sul petto. Lì c'è un dolore. Una fatica. E poi l'uomo incontra un sasso.


Guarda il ritmo, guarda il dinamismo. L'uomo triste si sveglia, improvvisamente, la sua espressione corporea muta, riprende energia, un'energia mista di gioia e rabbia (guarda il ghigno dell'ultima vignetta qui sotto). Ed ecco che l'uomo è pronto a lanciare. Il lettore partecipa di questo senso di liberazione improvviso.


Ma improvviso arriva anche il dubbio. In questo istante, in quella mano sulla bocca, in quella perdita di slancio, Feiffer rappresenta tutta la problematica esistenziale ed emotiva dell'uomo. Tutto è racchiuso in questo gesto. Questa è la vignetta cardine. Quella che tiene insieme tutto il meccanismo narrativo. Da qui in poi, il lettore lo intuisce, si precipita.


Le quattro scene successive rafforzano la vignetta precedente. Guarda come cambia il ritmo. Qui Feiffer mostra il senso del rallentamento del movimento. In questi passaggi è racchiusa simbolicamente tutta la frustrazione di una vita.


E infine il gesto estremo. Ingioiare, e portare in giro il proprio peso sullo stomaco. Il cerchio si chiude. L'ultima vignetta, che riprende l'inizio, spiega al lettore la prima vignetta.
Feiffer mette in scena il circolo vizioso della malattia e della sofferenza.


Ora pensa a quanto è efficace e rappresentativa questa sequenza; immediata, intuitiva ed emotivamente coinvolgente rispetto alle parole che ho usato a inizio post per descrivere questo stato d'animo.
Questa è la forza del fumetto. Questa la sua essenza più meravigliosa. Ti viene in mente un altra forma di comunicazione che sarebbe stata altrettanto efficace? A me no.

Harry

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