american flagg! (c) howard chaykin
È possibile commentare partite, seguirle fase per fase quasi ogni giorno per tutta l’estate e non cristallizzarsi in qualche versione del passato?
Don De Lillo, Underworld (Einaudi)
Leggo contemporaneamente il romanzo Underworld di Don De Lillo e il fumetto American Flagg! di Howard Chaykin e mi si creano strani cortocircuiti in testa.
C’è una sovrabbondanza narrativa che nella mia testa accomune le due opere, seppure così diverse tra loro, e che mi genera uno strano senso di nausea.
Chaykin è stratificato, nel segno e nella sceneggiatura, ricco di significati multipli, riferimenti iconici al passato (fumettistico) e al nostro presente socio-politico (ricordando che American Flagg! è di 30 anni fa), è volgare di quella volgarità consapevole, non gratuita, non sciocca, non becera ma ficcante, insinuante. De Lillo è un folklorico moderno, o forse un classico postmoderno che rinarra attraverso il passato le nostre convulsioni, anche solo attraverso una partita di baseball.
Ma è un periodo strano questo. Una primavera calda in cui mi inseguono strani malanni invernali, e ho bisogno di semplicità. E invece De Lillo e Chaykin, ognuno a modo loro, mi aggrediscono e incalzano. Sospendo?
Sospendo.
Avere una Biblioteca di Babele in casa ha almeno un vantaggio: la possibilità di trovare l’opera giusta nel momento giusto. Con il rischio speculare di ritrovarti capovolto in invisibili tele di ragno.
Torno ai paperi di Carl Barks.
Harry
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