lunedì 9 maggio 2011

Che tu sia padre o no - Tigre! Tigre! Tigre! di Scott Morse


Quando diventi padre puoi fingere di non essere tu il motivo di quella nascita.

Puoi fare finta che il tuo spermatozoo sia solo un lavoro minuscolo di un’impresa eroica, quella materna, che prende la scena e cambia il mondo. Da quella prospettiva illusoria, puoi cercare di proseguire la tua vita come nulla fosse.
Oppure può succedere che non trovi un tuo spazio. Che quel centro rituale che è il rapporto madre-bambino ti porti a sentirti più solo di quanto la quotidianità già non faccia. E allora puoi cercare di vagare nelle camere dell’immaginario, pensando a come sarebbe bella la tua vita se tutto si fermasse e quel bambino… fossi tu.
C’è una terza via, che è quella del dominio, del potere. O meglio, della pre-potenza. Il padre padrone domina allora la scena con la sua promessa di ricchezza (economica) e di certezza (morale) che si impone sovrana, cancellando dietro al (pre)potere l’esistere delle relazioni e della vita che cambia. Il padre padrone è il dominatore della scena sociale da secoli. È l’essenza dell’impalcatura patriarcale dell’esistenza. Ma il sistema è stato più volte messo in discussione. E in crisi. Per fortuna.





Quando, padre, ti ritrovi davanti alla luce accecante della nuova nascita, puoi anche accettare semplicemente il fatto di essere impreparato a tutto, di vedere in quella nuova parabola un’occasione per scoprire cose nuove e impensabili di te stesso come cittadino del mondo, come essere vivente. E accettare il fatto che quel bimbo e la sua mamma (la tua donna!?) ti stanno cambiando per sempre. E metterti in discussione. E inventare qualcosa di nuovo. Insomma, diventare padri è uno dei momenti potenzialmente più creativi che un uomo possa vivere. Qualche artista se lo ricorda.

Scott Morse ha scritto Tigre! Tigre! Tigre! come un’esplorazione interiore da condividere. Non ci sono altri motivi. Non c’è morale da insegnare. Non c’è scopo educativo o pedagogico. Non c’è retorica. Morse è fumettista straordinario che ama nascondersi. Pubblica e scompare. Non teorizza come i vari Ware e amici. Quando uscì questo fumetto negli Stati Uniti ne sentii parlare con entusiasmo per poco tempo, poi silenzio, e me lo feci scivolare tra le dita per ragioni che non ricordo. L’edizione italiana di Bao Publishing è tanto bella quanto necessaria.




La vita è difficile, abbiamo tutti un nostro carico di insicurezze, paure e pregiudizi. E la nostra ignoranza; e il nostro ego che ci impedisce di vedere quell’ignoranza. Ed è a questo punto che nascono i figli, pronti a strapparci dal nostro ego, per sbatterci in faccia la nostra incertezza, il nostro enorme punto di domanda. Possiamo scappare sotto un sasso. Oppure trasformarci in tigri e affrontare la realtà.

Morse scrive del rito della scoperta, e suo figlio è il piccolo centro di un universo meraviglioso e fragile, dove ogni viso che incontra, ogni passo nel quartiere, ogni episodio di vita è una piccola opportunità di scoperta. E Morse è anche profondamente onesto. Lo sa, lui, di avere una parte di sé che gli racconta ogni giorno di non essere all’altezza. E sa, di pari passo, che un’altra parte gli dice di essere il miglior padre del mondo. C’è un’alterità continua tra pensiero e azione, tra essere e desiderare, che in Tigre! Tigre! Tigre! si mostra pagina dopo pagina. E c’è la sfida della creatività. L’esigenza della creatività.






Quando entri nel mondo del fumetto da persona reale, da autore che si mette in gioco, hai da affrontare scelte continue che ti costringono a rifuggire l’abitudine, a confrontarti con un immaginario vasto e talmente vario da non essere definibile. Quell’immaginario, scopri, è il vasto mondo delle generazioni che ti viene addosso, e che si rivela nel rapporto con un figlio. Il fumetto può essere anche questo.

Ogni azione da uomo è frutto di decisioni e scelte. Non pensare a questo come a un gioco pericoloso. E non cadere nei buchi della retorica sentimentale o esoterica. Ma quando hai davanti un bimbo che ti cresce davanti agli occhi, e ne ripercorri le esperienze giornalmente, può venirti voglia di pesare quelle scelte e di ripensare a quale dovrebbe essere la tua funzione di padre. Per esempio, al tuo bimbo stai insegnando la prepotenza o la gentilezza? Lo stai riempiendo delle tue idee o lo stai aiutando a formarsi una sua coscienza? Lo stai annaffiando per diventare forte e indipendente o lo stai sradicando per renderlo una tua appendice (contro)dipendente?
C’è una strada che ti permette di capire la rotta. È guardare in faccia tuo figlio, ascoltarlo e capire se è felice o si sta riempiendo di rabbia. E rielaborare, magari in forma di fumetto, attraverso un viaggio creativo breve e densissimo come ha fatto Scott Morse.





Tigre! Tigre! Tigre! è uno strano pezzo di fumetto autobiografico che arriva dal vuoto dell’inedito, o dal pieno dell’esperienza di vita. In effetti, qualcuno alla fine del libro potrebbe riporlo e pensare… e allora? Finisce qui? Ma, diavolo, solo nella fiction la vita è una storia conchiusa e definitiva. Morse ci sta parlando della vita. E allora riponi quel libro e fatti due passi nel tuo quartiere, guardando bene in faccia le persone. Potresti scoprire delle cose. Che tu sia padre o no.
Harry
 
tutte le tavole sono di scott morse, da tigre! tigre! tigre!, bao publishing.
questo breve, eccezionale fumetto devi averlo per intero, nel suo grande formato.

7 commenti:

  1. Ok, abbandonai Scott Morse anni fa perché l'ho ritenuto, almeno per un suo libro, insopportabilmente moralista. Ma m'hai convinto, lo leggerò.
    Baci!
    c.

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  2. ciao claudio.
    in questo racconto il "moralismo" è più che altro nell'interrogarsi sulle scelte di vita che si fanno ogni giorno. e morse non offre risposte. mi sembra semplicemente una persona che si chiede come possa dare senso alla sua vita e a quella di suo figlio. con una bella riflessione sulla creatività e un estro grafico eccellente.
    qual era il libro di cui parli?

    h.

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  3. Questo:
    http://www.lafeltrinelli.it/products/9788886945288/Presenze/Scott_C_Morse.html

    Io Morse fai conto l'ho conosciuto acquistando "alla cieca" il primo volume della sua serie Image, SoulWind, un bel po' di anni fa, e poi ho raggranellato le sue uscite italiane (Little Grey Man era un gioiellino ricordando "a braccio") fino a questo "Presenze" che mi ha stomacato, e in cui mi sembra il "senso" lo trovasse eccome, ma la risposta non era (per me) soddisfacente. Tutto ciò non toglie che sia un bravissimo autore, ma ho ritenuto non fosse la mia tazza da caffè. Sarò lieto di ridargli una possibilità con Tigre! Tigre! Tigre! che come ben sai mi interessa per la tematica che affronta ;-)

    Baci!
    c.

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  4. posso chiedervi, visto questo vostro interesse per la tematica della paternità, se avete buttato un occhio al volume di massimo recalcati (cosa resta del padre, Cortina, 2011) e cosa ne pensate?

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  5. Puoi chiederlo, ma la risposta è no :-( Mi informerò! baci, c.

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  6. ciao boris, ne ho letto ma non l'ho letto.
    tu che ne dici?

    h.

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  7. una cazzata lacaniana. ma ci torno sopra.
    salud y libertad

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