lunedì 8 agosto 2011

A colori



Insomma, come dichiara di qua e di là, Sergio Bonelli si è dovuto arrendere al colore.
Queste ammissioni sono, in qualche modo, una dichiarazione di intenti.
Il successo dell'iniziativa di Tex a Colori è stato inaspettato. Vero. Incomprensibile, per certi versi. O no?
C'è qualcosa di davvero automatico, meccanico, in questo Tex arcobaleno. Una sensazione, che viene confermata dalla testata del nuovo periodico (vedi sopra), che non è nulla, non è nuovo, non è vecchio, non trasmette una sensazione viva, non c'è qualcosa di lucido dietro. Sembra proprio un arrendersi (al di là che un pensiero sui grafici di casa Bonelli si dovrebbe fare).

E intanto siamo al secondo periodico a colori di casa Bonelli, dopo quello di Dylan Dog.
Convergenze:
- foliazione diversa dalla serie regolare;
- ...

Divergenze:
- formato
- scelta autori (più tradizionali per la testata in Tex; più eterogenei in Dylan)
- storie brevi vs unica storia lunga
- nessuna sperimentazione grafica e del colore in Tex, al contrario di Dylan
- totale familiarità per Tex; più imprevedibilità in Dylan
- ottima storia di impianto classico in Tex; brutte o quasi brutte storie in Dylan salvo rare eccezioni
- ...

Poi le cose mutano nel tempo. Nel nuovo Color Fest c'è la nefasta coppia Montanari & Grassani, di cui l'ottimo Faeti scrisse un bellisimo articoletto tempo fa (sarebbe bello proportelo, e in ogni caso lo trovi nel libro di cui parlo qui), per cui, tanti saluti all' innovazione e all' eclettismo, e bando a quel tocco di autorialità che sembrava alla base del progetto.
E per Tex, forse, provare con storie brevi, con stili diversi, con impianti meno realistici. Non so dire.
Sta di fatto che il passaggio al colore, obbligato qual è, in Tex per ora non regala alcun momento di emozione, a parte la buona, davvero buona storia di Mauro Boselli e Bruno Brindisi. Richieste accontentate? O solo un passaggio di transizione? Prima che qualcosa di più profondo muti davvero, con uno sguardo anche ai nuovi supporti tecnologici?
Fantascienza.
(ah, sig. Bonelli, a proposito di fantascienza, e un Nathan Never a colori? Magari con un vero progetto innovativo dietro... Forse è la testata che più ne gioverebbe.)

Harry

20 commenti:

  1. In effetti, riguardo NN, l'ultimo speciale - che festeggia il ventennale del personaggio - è a colori e contiene tre storie brevi...

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Ne ho parlato qui qualche giorno fa http://goo.gl/O4Lea nella sezione commenti e mi fa piacere vedere che non solo l'unico a vedere in quella testata pacchiana e imbarazzante una casa editrice stanca, fuori dal tempo, che le prova tutte (e nessuna al tempo stesso), che non ricorda più da dove viene e non sa con quale voce parlare oggi.

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  4. mi pare che definire la SBE "stanca, pacchiana e fuori dal tempo" sia grottesco se riferito alla casa editrice che sta mantenendo in vita uno straccio di fumetto italiano. Che poi le sue scelte non siano condivisibili è un altro conto, ma non è colpa di Bonelli (o non solo) se le cosiddette fumetterie sono colme di roba giapponese e/o americana e non c'è uno straccio di autore italiano che raggiunga più di 200 lettori.

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  5. Rosso di sera, tu pensi che SBE sappia impacchettare bene i suoi prodotti?
    Pensi che questa sia una cover decente? Non la vedi la distesa di cadaveri dietro la scritta Color Tex?
    Pensi sia colpa di qualcuno se le edicole non vendano solo roba italiana? E non pensi che se un autore italiano non raggiunge i 200 lettori allora magari il suo editore (che lo distribuisce in tutte le edicole italiane) dovrebbe porsi qualche domanda e capire cosa diavolo sta combinando alla sua casa editrice?

    Va bene la crisi del fumetto, va bene che il mercato dell'intrattenimento è cambiato. Ma c'è proprio bisogno di dare al fumetto lo stesso taglio grafico della sagra del radicchio?
    Questo non ti fa incazzare? A me sì, perché penso che il fumetto possa essere un esempio di buon gusto, eleganza, classe.
    E siccome Tex in Italia è il Fumetto, SBE ha la responsabilità morale di non farci tutti passare come dei simpatici disegnatori di figurine colorate.

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  6. beh, il gioco delle colpe è inutile, direi.
    posso dire che rispetto al progetto in questione, si legge una fatica a sviluppare una progettualità (anche visiva) adeguata. o meglio, c'è un pensiero di fondo, che a mio avviso emerge chiaramente dalle parole di bonelli: facciamolo perché ce lo chiedono, ma non sperimentiamo nulla.
    è in questo che per me, l'esperimento economicamente felice del tex a colori con espresso non è piaciuto per nulla: perché non ha aggiunto nulla sul piano "artistico" alle opere già realizzate.
    è qualcosa come l'edulcorazione, non so se mi spiego.
    e questo primo tex color esprime tutto ciò, già dalla testata in copertina, che è inguardabile e priva di qualunque personalità.

    @emo: vero, dimenticavo quel numero celebrativo. ma io mi riferisco ad altro. a un progetto per nn nel quale il colore sia elemento strutturante, narrativo, intorno al quale costruire. il fumetto è anche questo. e nn per le sue caratteristiche potrebbe essere adatto.
    invece di questa lunga e noiosa saga di guerra... uff!

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  7. L'iniziativa editoriale che ha fatto più rumore negli ultimi anni è la serie di Tex a colori con Repubblica-L'espresso. Non è la ristampa di Tex in sé che mi deprime quanto, come Harry dice, quella colorazione che non aggiunge nulla.
    Siamo nel 2011 e noi passiamo ancora per quelli che fanno le figurine colorate. Figurarci se possiamo permetterci di avere uno spazio su un quotidiano! Per fare cosa? Disegnare un cowboy a colori? Wow, il futuro è già qui.
    Questo è ciò che siamo agli occhi degli art director, dei redattori, di chi opera in settori che potrebbero ospitare autori di fumetto per dire la propria ed essere ascoltati in quanto artisti (Brindsi per primo).

    Se in questo settore ci lavori e vedi ogni giorno la tua categoria abbassata di grado, sempre meno realistica le possibilità di proprorti ad altre realtà, il gioco delle colpe prima o poi ti vien voglia di farlo.

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  8. in un certo senso è un'operazione significativa quanto i film colorizzati di Stanlio e Ollio.

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  9. per molti versi si.
    e l'accostamento mi ha fatto ridere molto.
    grazie!
    h.

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  10. "il gioco delle colpe", mamma mia che espressione democristiana. il fumetto nostrano è un buchetto talmente stitico che non appena si prova a dire di qualcuno "quello lì stavolta non ha fatto bene il suo mestiere" c'è sempre un bravo presentatore che scatta in piedi a dire che non è mai colpa di nessuno e che il discorso da fare è un altro. per una volta che qualcuno (mi riferisco a roberto, naturalmente) prova a mettere l'accento sul fatto che è necessario imparare a fare delle distinzioni fra chi sa fare il suo mestiere e chi fa un torto alla categoria, subito chiudiamo il discorso giocando la carta del "no al gioco delle colpe". quando smetteremo di essere dei fan e diventeremo dei lettori? diventassimo anche dei semplici consumatori sarebbe comunque un buon passo avanti.

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  11. sai pasquale, il tuo post mi colpisce molto.
    su harrydice... ho sempre cercato di dire le cose che penso in modo chiaro e anche netto. personalmente, non ho mai avuto timore a dire quello che penso, con i toni che ritengo opportuni, perché mi sento estraneo al meccanismo del "buchetto stitico" di cui parli.

    mentre, il mio riferimento "al gioco delle colpe" è un altro. il commento di roberto lo condivido solo in parte. e quindi, entrare nel merito di un "allargamento" come quello che fa e fai, ci porterebbe lontano. ma ecco alcuni dubbi.

    se è vero come credo che bonelli ha delle responsabilità editoriali, sia in bene che in male, non riesco ahimé ad attribuirgli responsabilità morali.
    piuttosto, siamo certi che le difficoltà a essere riconosciuti come professionisti di un certo valore dipendano dal successo di tex e, specularmente, dall'atteggiamento dell'editore che, nel caso specifico, cerca di cavalcare un'onda (inaspettata)? c'è uno svilimento della professionalità o, come spiego nel secondo post, ci sono anche ragioni più di tipo organizzativo e progettuali? è miopia o immoralità? e mancanza di professionalità, oppure il tentativo di massimizzare il successo editoriale con i minori sforzi possibili sul piano editoriale?

    allora, esiste una responsabilità morale reale di bonelli, in questo caso? fa davvero un "torto alla categoria"? e gli altri editori cosa fanno?

    il discorso rischia di essere troppo semplice.
    mentre trovo importante analizzare un fatto: il ruolo della colorazione digitale nella serie tex (e in bonelli) al giorno d'oggi.
    h.

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  12. Ciao Harry,

    insisto, provando a spiegarmi come meglio posso.
    Sollevo la "questione morale" perché penso che quello che facciamo e quello che leggiamo serbi in sé della potenza (visiva, letteraria, storica, culturale, artistica e sociale).

    Un editore di fumetti, di televisione, di qualsivoglia mezzo, ha secondo il mio parere, dei doveri morali nei confronti non solo del suo pubblico, ma di tutta la sua categoria - sicuramente difficili da delineare. E proprio perché sono difficili da delineare, parlarne fa bene.
    Più l'editore è grande, più dovrebbe avvertire il peso che le sue scelte hanno su tutta la categoria (dovere - insisto - mo ra le).

    Traslo di qualche chilometro la nostra discussione (e intanto ti ringrazio per ospitarla): chiediamoci se gli editori di Rai e Mediaset dovrebbero porsi dei doveri morali nei confronti del loro pubblico e di tutta la loro categoria.
    Qualche amico che lavora in tv mi dice che sì, se queste due aziende avvertissero un dovere morale verso tutta categoria degli operanti nel settore televisivo, questi ultimi non passerebbero come i produttori di quella spazzatura che fa rincretinire e che brucia il cervello.
    A tutt'oggi c'è della gente che pensa che chi lavora in qualsivoglia tv sia una sorta di demone ingannatore. Questo fa male a qualche direttore di piccole tv che si pongono dei problemi morali su quello che propongono e sul modo in un cui lo distribuiscono. Danneggia la loro immagine, gli impedisce di allargarsi, di inserirsi in giri diversi, cercare audience in ambienti apparentemente distanti, gli impedisce di far andare bene la propria azienda e di pagare i propri dipendenti.

    Chiuso l'intervallo televisivo.

    Tex è da molti considerato IL FUMETTO, quindi - non è scritto da nessuna parte ma io lo sostengo fermamente - quel che fa Tex ha delle ricadute su tutta la categoria.
    Il suo editore, se sa cosa significa il suo marchio per tanti italiani (e lo sa) ha una responsabilità morale su quello che scrive, che disegna, che imbastisce, che distribuisce, che mette sotto occhi molto o poco esperti, verso chi fa il suo stesso mestiere.
    Vale per Bonelli, vale per Hazard, vale per Coconino, per Mondadori, per Rizzoli, vale per tutti ma qui è di Bonelli che si parla e della sue poco raffinate imprese editoriali.
    L'errore che potremmo fare è chiudere la discussione appunto dicendo "vale per Bonelli e per tutti gli altri, quindi inutile parlarne". In Italia si fa così. Non si colpevolizza nessuno perché tanto sono tutti colpevoli.

    Bonelli è un signore troppo intelligente per pensare che il colore usato come riempitivo, sia un'innovazione o comunque un apporto interessante. Con queste coloriture in stile Stanlio & Ollio in tecnicolor, con quest'uso raffazzonato della grafica, tutta la categoria del fumetto passa per una massa di sfigati ignoranti agli occhi di chi opera in altri settori che potrebbero (se solo avessero motivo per essere attratti) voler combinare i settori e vedere cosa succede. Gli scrittori di romanzi intascano zucche anche perché sono opinionisti, perché lavorano in tv, perché fanno da testimonial nei festiva, perché tengono corsi in università non necessariamente di lettere.

    I fumettisti sti cazzi...

    Cosa c'è, i fumettisti italiani fanno tutti schifo? non hanno nulla da dire? E allora fessi noi che li leggiamo.

    Ci sono tanti motivi per cui un fumettista non è considerato all'altezza di tante situazioni (tipo quelle in cui si ritrovano alcuni scrittori), tra i primi è perché il più importante editore di fumetti in Italia, quello che ha il monopolio concettuale del fumetto in Italia (e se mi contraddite vuol dire che parlate solo con appassionati di fumetto) fa qualche sbaglio.

    Bonelli ha una fortissima responsabilità morale nei confronti dei suoi lettori, dei suoi colleghi, dei suoi operatori, degli appassionati di fumetto.

    Credo di aver scritto il commento più lungo della mia vita. Spero di non avervi stracciato le balle.

    Ciao e grazie per lo spazio
    Roberto

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  13. grazie a te roberto.
    la questione che poni è molto interessante.

    e capisco quando parli di responsabilità morale. io forse la chiamerei in altro modo, che "morale" mi sembra inadatta. in particolare per bonelli. il comportamento di bonelli non mi sembra immorale. forse... non lungimirante. forse non innovativo.
    insomma, il confronto con la tv non mi convince. a differenza della tv, infatti, credo che nel lavoro di bonelli non ci sia la volontà di prendere in giro o incantare nessuno. credo semplicemente che per molti versi, bonelli sia timoroso di perdere (ancora) lettori. e cerchi di sfruttare (al meglio che può, che concepisce) i forti marchi che ha in mano.

    in ogni caso, non credo affatto che sia in tex che si possa pensare a un comportamento diverso da quello attuale, che trovo coerente. penso che il lavoro su tex degli ultimi anni sia proprio quello che su tex si dovrebbe fare. autori solidi, che hanno capacità reale di divertire raccontando l'avventura. non è con tex che si può salvare la categoria. o innovare.
    in questo senso, il colore del tex color, e la testata pessima, sono solo espressione a mio avviso della superficialità con cui viene affrontata la questione, e la posizione "di difesa" di bonelli.

    piuttosto, è da bonelli che ci si potrebbe aspettare investimenti per un diverso modo di lavorare e produrre il fumetto. sperimentando formati, stili, ecc. che potrebbero modificare la percezione del fumetto e dei fumettisti.
    ma vorrebbe dire investire e lavorare per trovare totalmente nuovi ambiti di mercato, nuovi lettori, modificare i meccanismi produttivi, ... e non credo che bonelli ne abbia la forza personale e l'intenzione.

    chi lo può fare?
    (non ho mai detto che essendo ogni editore quel che è, allora è inutile parlarne. piuttosto, gli editori di fumetti sono stati e saranno sempre più settoriali?)

    h.

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  14. guglielmo,
    tu dici: "entrare nel merito di un 'allargamento' come quello che fa e fai, ci porterebbe lontano."
    il problema è proprio lì. lontano si deve andare, perché le tasche ce le siamo studiate già abbastanza. e la colorazione di tex è l'ennesimo pallino di cotone passato al microscopio: divertente accanircisi, ma serve a poco se non si sa andare oltre, se non si usa quell'album da colorare con i cowboy come un pretesto per parlare d'altro.
    mi dici che quello che scrivo ti stupisce, perché nel tuo blog non hai mai avuto paura di - riassumo brutalmente - dare pane al pane, ma travisi le mie intenzioni se credi che a me interessi crocifiggere bonelli sulla riuscita di un singolo albo (è pieno di forum di lettori assai più competenti e accaniti di me). a me piuttosto interessa pensare alla ricaduta che la sua produzione ha sul fumetto italiano (responsabilità morale, dice roberto, e anche io come te lo trovo un aggettivo pomposo, ma questo non svilisce il suo discorso). non è il risultato della singola iniziativa a preoccuparmi.
    neanche a farlo apposta nel frattempo roberto ha anticipato quello che avrei voluto scrivere io: il fumetto in italia? sticazzi! spingendo la sintesi all'estremo verrebbe da dire che il problema del fumetto è il fumetto: i suoi autori, i suoi editori, i suoi critici, i suoi lettori. se a far la differenza non ci riesce la casa editrice ammiraglia del fumetto italiano, figurarsi cosa possiamo aspettarci (in termini quantitativi, non qualitativi) da editori piccoli, autoproduzioni e blogger.

    ps: dici che tu sei estraneo al buchetto stitico, ma lo so che scherzi. ci sei dentro, come ci sono dentro io. e sai perché? perché siamo talmente pochi che ci conosciamo (quasi) tutti. e anche se non ci conosciamo di persona, ci basta poco per incrociarci. chi si chiama fuori sbaglia mira.

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  15. pasquale, io condivido in buona parte quello che dici. soprattutto nel merito delle responsabilità (morali non è pomposo, è fuori luogo secondo me).

    circolo vizioso: i lettori sono "educati" al fumetto dalle proposte e si abituano a leggere solo specifiche cose e a pensare al fumetto in un dato modo. e l'editore persegue quella strada per mantenere quel vincolo che lui stesso ha costruito. non se ne esce facilmente.
    i tanti tentativi fatti da bonelli ne sono il segno.
    ne parlai a proposito di caravan di medda. fare quel prodotto mantenendo premesse realistiche, formato, topoi ecc. ecc. del classico "bonelli" non può funzionare. e non ha funzionato. funziona brad barron. e siamo al circolo vizioso di cui sopra.

    ma mi piace concentrarmi sul presente. tex a colori con repubblica è stata l'invenzione/non invenzione. pensiamoci: il miglior modo di rivendere le solite cose semplicemente coprendole di colore. eccoci qui. questo mi mette a disagio! siamo così stupidi?!

    mentre trovo miope che si inizi un nuovo progetto e si utilizzi la stessa modalità utilizzata per le storie vecchie. questo atteggiamento dice molto di un certo modo di lavorare.

    ma, ripeto, non è da tex che si deve partire per cambiare le cose. non è dall'album da colorare che... vedi, se mai, sarebbe proprio dal capitale economico di tex (se fai i conti del guadagno di questa iniziativa, con costi ridotti di produzione, la cifra fa girare la testa!) che bonelli potrebbe partire per investimenti diversi.

    ma non possiamo aspettarci che da humanoides associes possa nascere l'association. o no?

    a proposito del tuo p.s., per motivi che non sto a spiegarti mi fa sorridere, perché, credimi, mi sento davvero fuori dai meccanismi del mondo del fumetto. ne parlo con curiosità, ma con sempre minore "partecipazione". non so se riesco farmi capire.

    h.

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  16. forse non mi sono spiegato. tex non c'entra nulla. di certo non è da lì che deve partire qualcosa. e perché poi? quando dico "se a far la differenza non ci riesce la casa editrice ammiraglia del fumetto italiano" non intendo dire che bonelli dovrebbe guidare la rinascita del fumetto italiano. intendo dire che se nemmeno bonelli con la sua potenza di fuoco riesce a far passare l'idea che un prodotto va lavorato al meglio delle sue possibilità (lasciando quindi intendere anche a un vasto pubblico di non addetti ai lavori che il fumetto non è solo roba per adulti che vivono con i genitori o per nostalgici mariti over50), figurati se possono farlo dei piccoli editori che si rivolgono a gente come me e te. gente che sa benissimo cosa uscirà di qui a un anno e che magari quelle prossime uscite le ha già lette in lingua originale o sbirciate in pdf o - addirittura - viste sul tavolo dell'amico disegnatore.
    ripeto: a me non interessa registrare l'ennesima pacchianata di casa bonelli. non sono un loro lettore da anni, conservo ancora un po' di feticismo per il formato zenith, ma non per questo mi aspetto di veder nascere le nuove leve del fumetto italiano all'ombra dei cadaveri di nick raider e del comandante mark. a me interessa (e preoccupa) notare come la povertà di offerta che in questo caso ha dimostrato la bonelli sia in un certo senso, se non proprio il biglietto da visita del fumetto italiano, perlomeno il suo desolante riflesso. una povertà programmatica e non legata al singolo titolo che poi vedi declinare anche in realtà decisamente meno visibili (penso a becco giallo e al novantanove per cento del sedicente graphic journalism italiano). ma come dici tu, il discorso rischia di andar troppo lontano. e a quanto pare mi troverei da solo a parlare.

    ps: il buco del fumetto è così poveraccio che per caderci basta avere un blog mediamente seguito. e tu ce l'hai. che poi tu ti senta "fuori" per ragioni che - legittimamente, eh - tieni per te, non fa alcuna differenza. ti dico solo una cosa. ogni volta (praticamente mai) che mio fratello o io andiamo a una fiera o a una mostra, c'è sempre qualcuno che (non so come) capisce chi siamo e ci dice "ma voi siete i fratelli la forgia!". già, siamo i fratelli la forgia, due che non hanno praticamente pubblicato un cazzo e che di mestiere non fanno fumetti. vuoi ancora farmi credere che tu sei fuori da questo buco?

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  17. pasquale, chiarissimo.
    e su becco giallo e c.j. tocchi un punto molto dolente. sul quale è da un po' che vorrei scrivere. chissà.

    h.

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  18. Non voglio tirarla per le lunghe con la pippa del moralismo (l'ho già fatto abbastanza!) ma vorrei sottolineare che tutti dovremmo avvertire un senso di responsabilità morale quando pubblichiamo qualcosa (che sia un libro o un post o la nostra casa editrice).
    Nel mio lavoro, nel mio piccolo, io avverto delle responsabilità morali, pertanto cerco di offrire prodotti e servizi di buon gusto ai miei clienti (Bonelli direbbe la stessa cosa e tutto sommato non lo contraddirei del tutto).
    Anche nei miei fumetti (ancora pressoché inesistenti) sento una forte responsabilità morale in ciò che faccio e soprattutto per come lo faccio, altrimenti avrei già pubblicato sul mio blog le tavole della mia storia su un Borsellino imbalsamato con tre chili di balloon in testa in cui trascrivo paro paro le cose che leggo nelle sue dichiarazioni.

    Il punto è che siamo tanto distanti dal porci problemi morali che l'espressione stessa ci sembra pomposa. E lo capisco. Io stesso mi sento un po' in imbarazzo a parlare di moralità.

    Un ultima cosa su Tex.
    Negli ultimi anni Tex è migliorato molto (forse il Bonelli con più evoluzioni). Non lo compro ogni mese, ho letto qualche numero e ho trovato molta azione, meno spiegate infinite e disegni cazzuti. Mi sono sentito trattato meglio e ho un visto un editore stufo di seguire l'idea che per vendere bisogna a tutti i costi cagare personaggini palestrati senza un briciolo di umanità o di ironia tracciati sulla psicologia (assolutamente non interessante) di un qualsiasi partecipante del grande fratello (ma qui con una pistola in mano).
    E vende.
    E sti cazzi. A me non piace, non piace a tanti ma non lo diciamo perché "eh vabbè, vende". Non diciamo nulla e quindi all'editore arrivano solo feedback positivi. E chi dissente si taglia fuori dal gioco, perdendo il diritto di avere voce in capitolo.

    In questi giorni di agosto sto partecipando a molte discussioni (blog eccetera) proprio perché sono un po' stufo di pensare che il mio, il vostro e talvolta il nostro comune punto di vista non facciano opinione, non scatenino discussioni che arrivano ai diretti interessati (qui Bonelli).

    Continuo a pretendere che siano anche le riedizioni di Tex ad avere un ruolo fondamentale sull'immagine che si crea la nostra categoria tutta. Mettere in piedi una casa editrice figa o una realtà figa non basta a cambiare lo status del fumetto. Ce la cagheremmo noi e ci gaseremmo come ragazzini arrapati. Ma non basta.
    Bonelli ha delle responsabilità morali su quel che fa, il suo agire influenza tutto il mercato e la cultura fumettistica italiana. Quando fa lavorare autori freschi mi piace, quando prova a sperimentare linguaggi più maturi e non ci riesce non mi piace, quando ripubblica Tex come fosse Stanlio e Ollio non mi piace.

    "E vabbè, vende..."

    Ma siamo sicuri che un gruppo di coloristi di 20 anni appena usciti dallo IED non siano in grado di fare qualcosa di più e allo stesso prezzo di chi usa semplicemente il secchiello di photoshop per riempire gli spazi vuoti?
    Siamo sicuri che lo zoccolo duro dei lettori di Tex (quelli a cui, come dice Bonelli, piace il Tex colorato in quel modo) si accorgerebbero di modifiche sul disegno e sulle tonalità per dare senso all'apporto del colore?
    Non penso che per fare un Tex colorato in modo, come dire... aggiornato, fresco, vivo, lo si debba a tutti i costi snaturare.
    Non penso che impalcare un progetto grafico nuovo ed elegante sia più dannoso di quell'orrore in testa al post.

    Non mi aspetto rivoluzioni, solo buon gusto.

    Roberto

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  19. “Non penso che per fare un Tex colorato in modo, come dire... aggiornato, fresco, vivo, lo si debba a tutti i costi snaturare.
    Non penso che impalcare un progetto grafico nuovo ed elegante sia più dannoso di quell'orrore in testa al post.

    Non mi aspetto rivoluzioni, solo buon gusto.“

    ci siamo. questo è proprio il punto che ho voluto sottolineare con questi miei due post.

    h.

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  20. bhè. tutto non posso star qui a leggerlo. ma quella roba lì è inguardabile . ed è CHIARISSIMO che la bonelli sia una vecchia nave alla deriva.provare, provare, provare, provare. come la palla in non ci resta che piangere. e non ci resta che piangere. cmq i la forgia rules!

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