mercoledì 17 agosto 2011

Tezuka sotto il sole del positivismo?


Torno a parlare di Tezuka Osamu. Sfogliando questo blog mi accorgo, in effetti, di avergli dedicato davvero poca parte del mio tempo rispetto al grande interesse e amore che nutro per questo autore.
Ieri, nella calura estiva, rileggevo Black Jack (Hazard ed.), l'opera più trasversale e sorprendente di Tezuka, quella in cui ha maggiormente giocato con la sua perizia e la sua intelligenza, racconto dopo racconto.
Il dottor Black Jack, abilissimo chirurgo senza licenza, è una delle figure narrative più sfaccettate e complesse che abbia mai incontrato nelle mie esperienze di lettore. Nobile, anarchico, saccente, avaro, generoso, ... ha una tale profondità e ambiguità che è impossibile catalogarlo. Nelle sue scelte e nelle sue azioni, si respira tutta la complessità di pensiero di Tezuka, e la conflittualità morale che lo ha da sempre attraversato. Tezuka si divide a metà tra una vocazione spirituale molto forte e ancorata nella tradizione (in parte induista, in parte buddhista, in parte cristiana) e un positivismo scientifico figlio del suo tempo. La medicina (e la chirurgia, per certi versi perfezionamento e massima espressione della medicina stessa) ha un luogo immaginario particolare, in Black Jack, poiché rappresenta sia il potere della tecnica dell'uomo sulla natura (il dominio della medicina sulla malattia), sia la forza della volontà e della perizia sul fato. Black Jack, da questo punto di vista, è un grande medico, per nulla mistico, ma totalmente, concretamente pratico, essendo la prassi e la tecnica le sue ineguagliabili risorse.
D'altra parte, l'esasperazione concettuale a cui giunge Tezuka, in più occasioni sembra trasformare l'uomo Black Jack in una divinità (positivita. Si potrebbe utilizzare il concetto di ateismo religioso). Con grande intelligenza (e grottesca ironia), il Maestro rivela un altro meccanismo tipico della modernità, ovvero quell'attesa salvifica verso la medicina e la Scienza in senso lato, che domina in particolare nelle persone colpite dalle grandi malattie del nostro tempo. Viene svelato, cioè, quel rapporto di potere fortemente asimmetrico per il quale il malato è in balia totale delle scelte e delle capacità del medico, che raramente spiega, raramente conforta, raramente si confronta con il paziente malato, e che ne governa le sorti dall'alto della sua conoscenza e della sua tecnica. Le conseguenze di tale distorsione sociale sono esperienza quotidiana di tutti noi, e sono spesso portatrici di nuova sofferenza e frustrazione, in aggiunta a quella che già abbiamo per colpa della malattia. Tezuka, nella sua gestione volutamente ambigua del personaggio, non bara mai. Più volte, è lo stesso Black Jack che dichiara ai suoi pazienti che non è un dio, ma solo un uomo molto abile. Spesso, sono i pazienti che sembrano non ascoltare (altra dinamica tipicamente umana).
Ma è proprio nel positivismo portato all'estremo che Black Jack muta fino a ribaltare completamente il punto di vista del lettore. La narrazione vista nel suo insieme, capitolo dopo capitolo, si sviluppa attraverso un andamento non lineare (neppure circolare, piuttosto a spirale, tipicamente orientale) che si appoggia su una struttura morale (o karmica) per la quale Black Jack, che non è un dio per ragione delle sue capacità (salvifiche), diventa una sorta di divinità karmica nel suo ruolo di maieuta, di facilitatore dei destini delle persone che incontra. Black Jack, malgrado le sue operazioni al limite del possibile, non ha potere di vita e di morte sulle persone. Il suo compito, piuttosto, sembra essere quello di favorire il compimento di un cammino karmico del genere umano a cui è impossibile sottrarsi. Nell'accezione tipicamente orientale, però, il destino di cui si parla non è qualcosa di deciso dall'alto, di predeterminato in senso assoluto da una divinità estranea e lontana, ma semplicemente la conseguenza inevitabile delle scelte e delle condotte individuali. Gli esempi sono numerosi, e vanno dal giovane nuotatore affetto da malattia congenita, al bambino intrappolato sotto le macerie, alla piccola ma adolescente Pinoko, ecc.
Nel prossimo articolo riporterò una storia che è perfetta nell'esplicitare quanto ho cercato di spiegare, una breve parabola morale toccante e in perfetto equilibrio tra sentimentalismo, grottesco, orrore, commedia, ...

Harry

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