lunedì 27 dicembre 2010

Marchetta



Come puoi vedere nel post precedente, Harrydice… ti ha regalato per le feste il primo capitolo del volume Alta Società di Cerebus. Perché bisogna leggerlo, lo puoi scoprire di là.
Nel riflettere sulle possibilità, Cerebus mi è sembrata una delle pubblicazioni più adatte a questo tipo di dono, per caratteristiche e importanza. Quando ho avanzato la richiesta a Black Velvet la loro risposta è stata immediata ed entusiasta. E li ringrazio, per questo.
Ma qualcuno può dubitare della mia buona fede. Immagino già persone che si chiedono se Harry lavora per l’editore, se ha qualche interesse particolare, o meglio ancora, se quell’articolo è un tentativo per iniziare una collaborazione. Per qualcuno può sembrare strano non ragionare in questi termini. Le dietrologie e le insinuazioni sono il pane della culturetta italiana. E perché Harry dovrebbe sottrarsi da tali meccanismi?
Ma per sgombrare totalmente il campo da qualunque dubbio, ho deciso di alzare la posta. Con questo articolo ti racconto perché Black Velvet è una casa editrice importante e quali pubblicazioni puoi comprare a occhi chiusi. Ho sfogliato il loro catalogo, accorgendomi di aver amato buona parte dei lavori pubblicati finora. Perché non parlartene, quindi? E non far capire da dove nasce la scelta della pubblicazione di Cerebus?
Ma prima una premessa.



Anche Omart Martini e Sergio Rossi, responsabili della casa editrice, hanno recentemente unito le forze con un editore generalista (come Coconino Press, Lizard, ecc.). Da quest’anno, Black Velvet è stata acquistata da Giunti. Questo vuol dire molte cose, ma per prima cosa più soldi e una migliore distribuzione nelle librerie di varia. Se ciò imporrà anche vincoli editoriali a Martini, si potrà valutare solo nel futuro. Certo è che da sempre dietro alle scelte di Martini si può leggere un progetto stratificato e ambizioso. Cito solo tre esempi recenti: la pubblicazione di Cerebus, appunto; l’integrale e cronologica ristampa di Doonesbury e la ristampa dei Mumin. Sono opere che richiedono molte ore di lavoro di redazione, investimenti onerosi (in termini di diritti), una certa esposizione economica e un lungo respiro. Progetti che non vivono dello sforzo di qualche mese o che si chiudono con la pubblicazione di un volume “o la va o la spacca”. Giunti può garantire  a Martini e alle sue scelte maggiore continuità e sostegno. Il resto lo farà il tempo e, spero, un cambio di mentalità ormai necessario: meno provincialismo e più iniziativa promozionale sul territorio. Ma veniamo al catalogo.


 Ho citato Doonesbury e Mumin. Nel catalogo Black Velvet la prima cosa che puoi trovare sono recuperi di opere storiche importanti. C’è la ristampa dei lavori di Gianni De Luca, straordinario e non abbastanza conosciuto autore del Commissario Spada e di altre opere interessantissime. La sua biblioteca è solo all’inizio del cammino, interrotto per il riassetto societario. Attendiamo una ripresa. C’è la ristampa di alcuni lavori giovanili di Paolo Bacilieri, che da soli mostrano l’inconsueto talento visivo dell’autore. C’è poi quel meraviglioso e seminale lavoro de I Professionisti, di Carlos Gimenez, pietra angolare del racconto meta-fumettistico spagnolo. E c’è l’antologica di Antonio Rubino sul Corrierino, che testimonia l’impossibilità genetica di dividere popolare da autoriale nella storia del fumetto.

Venendo all’oggi, Black Velvet ha selezionato alcuni autori fondamentali della scena fumettistica internazionale, per personalità e sintesi. La dolce e apprensiva Jessica Abel, autrice poco prolifica ma importante, che nel tempo ha saputo sviluppare una riflessione sempre più attenta e consapevole delle potenzialità del fumetto. La Perdida è uno dei romanzi autobiografici più interessanti degli ultimi anni, con impennate narrative sorprendenti.
Jason, che coi suoi lavori sta esplorando il fumetto come forma di espressione esistenziale dell’arte e dei rapporti umani. Il primo, commuovente Shhh! e Ehi, aspetta sono lavori intimisti unici, capaci di toccare anche i lettori più cinici. La semplicità del tratto, il potenziale iconico dei personaggi, i ritmi delicati delle sceneggiature, l’apertura dei significati fanno dei lavori di Jason vere boccate di ossigeno per l’intelligenza e la sensibilità di tutti.
E poi l'inarrivabile Thomas Ott. L’autore svizzero è un visionario, inquieto, cinico e implacabile orrorista. L’equilibrio aritmetico delle sceneggiature, sempre costantemente sperimentali e meta-comunicative; l’incalzante ritmo claustrofobico degli snodi narrativi; il gelo del tratto; la follia dei protagonisti sono gli elementi che permettono a Ott di essere uno degli autori più efficaci nel rappresentare le perversioni e l’inquietudine della nostra modernità. Il dolore come destino, la sconfitta come unica risoluzione, la morte come fuga inaccettabile ma, in definitiva, estremo rimedio e consolazione sono alcuni dei suoi temi preferiti.
Di questi tre autori, puoi chiudere gli occhi e pescare al buio un volume a caso. Non si sbaglia.

Martini e Rossi negli anni hanno pubblicato inoltre una serie di opere che potremmo definire, oggi, dei classici moderni, a conferma dell’intelligenza delle scelte, che puntano da sempre su opere non volatili, ma rappresentative e solide. L’opera prima di Craig Thompson, Addio Chunky Rice è forse la meno significativa (anche se mantiene ancora oggi una freschezza e una leggerezza che non si ritrovano nel più celebre Blankets). Ma non puoi dire di conoscere il fumetto se non hai letto Breakfast After Noon di Andi Watson (cosa ci vuoi fare, ho un debole per il suo sguardo leggero e melodrammatico); Hicksville di Dylan Horrocks (un’apologia del fumetto divertente e densissima); Giara di stolti di Jason Lutes (una delle opere prime più riuscite del fumetto statunitense, la rivelazione di un talento unico); Non mi sei mai piaciuto di Chester Brown (non la sua opera più importante, forse, ma probabilmente la più emozionante finora).


Non posso dire di apprezzare invece tutte le produzioni italiane di Black Velvet, che pure sono una parte importante del catalogo. Tuttavia, Quando tutto diventò blu di Baronciani ha più pregi che difetti, Il Viaggiatore Distante è la prova più convincente finora di Otto Gabos, Coltrane di Paolo Parisi è musicale e diretta, uno sguardo vivo su un mostro sacro del jazz. E forse dimentico qualcosa.

Quelle citate, vedi, sono basi solide per qualunque catalogo. Sono fiori in un giardino. Ma sono solo un punto di partenza su cui costruire. È strano a dirsi, forse, trattandosi di una casa editrice che pubblica fumetti da più di un decennio. Ma volenti o nolenti Martini e Rossi si sono mossi in una direzione che costringe a guardare avanti, a investire per il futuro, a lavorare per ampliare il bacino dei lettori. E, seguendo una vocazione che le appartiene da sempre, travalicare la barriera che divide gli appassionati di fumetti dai lettori generalisti. Lo impongono i progetti di ampio respiro già avviati, Cerebus e Doonesbury su tutti. Lavori dai quali non è possibile aspettarsi solo risultati immediati. Lavori che richiedono, come già detto, di muoversi trasversalmente e in modo più convincente sul piano promozionale e divulgativo. Lo impone il connubio con Giunti, la quale dovrebbe partire da un presupposto: decidere quali opere del catalogo sono da mantenere costantemente reperibili, distribuendole in modo sistematico, ristampando in modo puntuale quelle che si ritiene debbano essere sempre a disposizione dei lettori. E non dimenticare la sinergia con le fumetterie, che per quanto muovano numeri relativamente piccoli di venduto, favoriscono una fidelizzazione impossibile nelle librerie di varia. Non rinforzare anche solo uno dei tasselli attualmente a disposizione sarebbe un grosso errore. 

Harry

11 commenti:

  1. Io non dimenticheri nemmeno la magnifica biografia di Johnny Cash o l'irriverente "Fondazione Babele".

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  2. Quanto meno alla Black Velvet si deve dare il grande merito di aver portato in Italia per la prima volta le opere di autori (che tu stesso citi) come Jason, Chester Brown, Thomas Ott, Jessica Abel, Matt Madden, Craig Thompson, Max. E forse qualcun'altro. E se non sono meriti questi.

    Non ho capito il discorso sulla buona fede. E anche se fosse che lavori per l'editore? Il blog è tuo e puoi metterci per iscritto quello che vuoi. Nessuno costringe qualcun'altro a leggerti per forza. Il fatto stesso che ormai si senta il bisogno, non dico di giustificarsi, ma di mettere le cose in chiaro, la dice lunga su quanto la blogosfera "comics oriented" sia dedita, sempre e comunque, ad una guerra tra poveri. Questo pensiero, ovviamente, va ai catastrofisti e ai complottisti che vedono cose brutte dietro ogni angolo. Manco ci fosse in palio uno scranno di cristallo.

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  3. johnny cash senza dubbio. ottimo libro.

    per il resto... chi sono io per non mettere le mani avanti?! :)

    h.

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  4. E io che ho sempre pensato che fossi sponsorizzato dalla Bonelli...

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  5. bella analisi....ho visto che nella tua libreria mancano le ns cose....posso mandarti qualcosa?

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  6. la penso come luigi. Non serve giustificarsi: è una perdita di tempo, e soprattutto non è questa la sede. Non è possibile che, in questo paese, anche nella nicchia del fumetto si debba perder tempo pensando che qualcuno non si fiderà, e quindi tocca premettere, spiegare, incorniciare...

    Se qualcuno avrà dubbi chiederà. E allora risponderai. Se non risponderai, o mentirai, prima o poi pagherai in credibilità. Se qualcuno penserà male, la bile rovinata è sua: preghiamo solo che incontri un buon medico, prima di farsi del male da solo.

    Sii sereno. E scrivi con serietà e onestà, ma senza troppe paturnie.

    PS
    Occhio ai refusacci su doomesbury e antonio rubini. Fai apposta, eh? CONFESSA, FELLONE! ;-)

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  7. @ the passenger: se mi scrivi in mail (colonna a destra) ti mando l'indirizzo.

    @ matteos: ma avete ragione, e mi sono permesso un po' di ironia sulla cosa. e grazie per i refusi. mannaggia alla fretta. ma guarda come hai tu scritto doonesbury! :)

    h.

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  8. Harry, da sempre mi chiedo se dietro il tuo pseudonimo ci sia un nome noto del mondo del fumetto italiano... quel parlare di te in terza persona, ora questo eccessivo mettere le mani avanti... mi sembri un vecchio signore old style, eccessivamente rispettoso e poco abituato alle dinamiche di rete, ma molto sagace. Mi vengono in mente due nomi, somigli un po' a Berardi, un po' a Castelli.

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  9. Harry, solo una piccola precisazione da un fan sperticato di Jessica: "la Perdida" non è autobiografico. Lo dico perché l'autrice ci tiene a sottolinearlo, non per altro.

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  10. Rispetto al resto del catalogo Black Velvet, ti quoto, Peccato solo che per "Doonesbury" non abbiano utilizzato le traduzioni fatte a suo tempo da Enzo: sarebbe stato un recupero filologico non da ridere.

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  11. grazie andrea. in effetti per la perdida volevo scrivere pseudo-autobiografico, perché l'impostazione finge l'autobiografia.

    per doonesbury, credo che l'impostazione del progetto richieda nuove traduzioni. e non so la questione diritti come sia, per le traduzioni di baldoni.

    h.

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