venerdì 25 giugno 2010

Educazione (alla lettura) - prima parte



Leggi. Segna un punto a tuo favore! Passaparola.

Nella televisione generalista, alle 8 di mattina, mi capita di vedere una pubblicità (al link è possibile vederla).
Un gruppo di pre-adolescenti, all'interno di un campo di basket, si passa di mano in mano a turno un libro, un fumetto (?!), un quotidiano finché, di fronte al canestro, tensione, un ragazzino lancia il quotidiano e segna. La frase riportata in apertura è il claim che chiude lo spot.
Cosa suggerisce questa pubblicità?
Di primo acchito, che leggere è una barba, che è molto più divertente giocare a basket e che le riviste e i libri possono finire in un cestino.

Leggere non è semplice e non è riposante. Leggere è impegnativo. Soprattutto per i bambini. Richiede di fermare la propria attività fisica, di assumere posizioni scomode, di concentrarsi, di decodificare, di interpretate, di ricordare, ...
Una tale attività viene fatta se ottengo qualcosa di importante in cambio. Trattandosi di bimbi, la soddisfazione deve essere quasi immediata: creatività, immaginazione, evasione, manipolazione fantasiosa della realtà, apprendimento divertente. il bimbo può imparare che dalla lettura può ottenere questo e altro, partecipando di un immaginario straordinario e potenzialmente infinito, ovvero senza limiti.
Su un piano prettamente fisico, la lettura di un libro è molto più impegnativa e più statica: le parole sono un mare infinito, le pagine si voltano molto lentamente, l'occhio si stanca e si addormenta. Un fumetto ha un potenziale molto maggiore, rimanendo strettamente sull'aspetto esperenziale, perché l'occhio è stimolato in modo più ricco e vario, c'è movimento, le pagine si attraversano e superano più velocemente. Sul piano psicologico ed emotivo naturalmente le cose variano a seconda del tipo di libro e del tipo di fumetto. Ed è una storia che affronterò un'altra volta.

Ma tornando alla pubblicità di questa mattina, trovo assurdo che vengano usati i "codici" di una partita di basket per invogliare alla lettura, che gioca su piani totalmente diversi. Per stimolare alla lettura sarebbe importante suggerire la ricchezza potenziale che si aprirebbe al nostro immaginario attraverso le pagine stampate, un "codice" che suggerisca libertà, creatività e fantasia. E non di buttare un giornale in un cestino!

Harry

10 commenti:

  1. Sono recidivi, questo riprende e ricontestualizza il tema ("tua non gioco più!") di un precedente spot in cui i libri sono rappresentati come qualcosa di cui disfarsi il prima possibile...

    http://www.youtube.com/watch?v=J-fnQb0Zsz0

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  2. Qui invece sono perfettamente d'accordo.

    D'altra parte le "pubblicità progresso" sono del tutto inutili, perché inevitabilmente propinano il loro messaggio calandolo dall'alto verso il basso. La pubblicità funziona solo in senso orizzontale, solo se si mette allo stesso livello (o presunto tale) del pubblico a cui è indirizzata.

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  3. @ tommaso: io credo che il concetto di "pubblicità progresso" sia un non-concetto. è vero, calare dall'alto raramente ottiene buoni frutti. eppure, credo che si possa calare dall'alto in modo molto migliore e più efficace. lavorando sull'identificazione, e comprendendo il potenziale reale di ciò che si pubblicizza.
    in fondo, buona parte della pubblicità della tv generalista di questi anni solo apparentemente sta allo "stesso livello" del pubblico, visto che in realtà propone stili di vita e idee manipolatorie che sono assolutamente cal(c)ate dall'alto. no?

    Harry

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  4. la pubblicità si è evoluta come strumento secondo le necessità di chi la usa.
    Lo scopo in genere è di convincere senza spiegare: anni di pubblicità della cocacola mi hanno convinto che sia la bevanda migliore nel mondo, ma di fatto non saprei nè dire perchè è la bevanda milgiore del mondo nè ripetere il ragionamento che mi ha convinto di questo.

    Lo spot vuole rendere accattivante la lettura con uno slogan che comincia con "leggi!", e già qui non si sono impegnati molto, e la scenetta vuole "spiegare" come la cosa vada a nostro vantaggio: l'efficace metafora del canestro.

    Secondo me o la fai cosi:
    -Una modella magra (tette piccole) alla cassa di una libreria, il commesso è in soggezione, lei lo seduce con lo sguardo e gli porge l'edizione tascabile del principe di machiavelli, lui goffo batte lo scontrino e le restituisce il libro, lei se lo infila nell'elegante scollatura ed esce (con passerella, telecamera ovviamente alle spalle mentre esce sculettante).
    Il commesso riprende fiato, il cliente successivo è una playmate esageratamente maggiorata con sottobraccio il primo volume dei fratelli karamazov-
    Slogan: "find your book!" o anche "book yourself!"
    La metafora "tette piccole libro piccolo, tette grosse libro grosso" è decisamente migliore e sicuramente più efficace.
    Secondo me se non la vuoi fare cosi, non la fai proprio.
    Magari spendi quei soldi in altre forme di promozione.

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  5. Concordo con voi nel dire che questa pubblicità non è efficace. Varie scelte sbagliate, dalla luce sbiadita, alla scelta dei ragazzi e delle espressioni che hanno nel filmato, ne fanno una bubblicità che definirei "triste". Non capisco come mai se si tratta di publicità così dette educative, o "pubblicità progresso" inevitabilmente si debba tirare fuori una cosa che sembra scadente e che ti mette tristezza. Si corre il rischio di associare le "giuste scelte di vita"(giuste secondo la pubblicità appunto) con uno stile di vita privo di soddisfazioni, allegria ecc... si sta educando ad a migliorare la propria vita con scelte appropriate o tutto il contrario? In queste pubbicità chi fa le cose "secondo le regole" sembra un emarginato, uno stupido, uno di quelli che si prendono in giro. Da questo punto di vista non sembra molto educativo....
    Vorrei invece capire una cosa, senza offesa per nessuno ma potete spiegarmi come mai è luogo comune pensare che per fare una buona pubblicità bisogna usare tette e culi? Non è banale e scontato voler a tutti i costi vendere un prodotto con il sesso? Questo modo di fare dovrebbe essere intelligente? Per carità, vedere una bella donna provocante ecc... fa il suo effetto, sicuramente è più efficace,ormai tutte le pubblicità fanno riferimento al sesso, dai prodotti alimentari alle lavatrici. Ma che noia dico io...e la creatività dove la mettiamo?
    Il sesso vende, sicuro.Ma poi non ci lamentiamo se il livello culturale e di intelletto di ogni cosa e persona non supera quello di un pesce rosso ubriaco. Fare pubblicità è difficile, e fare una buona pubblicità lo è ancora di più. Io lavoro nel campo della pubblicità e sarò banale ma voglio fare della buona pubbicità, non solo della pubbicità. Le banalità le lascio agli altri.

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  6. morrilwen, è chiaro che è banale e noioso, ma come dici te "vende".
    Quando ho scritto che la pubblicità si è evoluta "secondo le necessità di chi la usa", alludevo al fatto che se io sono un produttore di gelati me ne frega assai della creatività, voglio vendere gelati.
    Si vedono ogni tanto pubblicità creative e divertenti, ma a giudicare dai numeri sembra che le tette continuino a tirare di più.
    Io mi baso sul fatto che per le campagne pubblicitarie ci si basi su indagini di mercato, quindi dal tipo di pubblicità che vediamo passare possiamo dedurre i risultati delle ultime indagini.
    Inoltre credo che il fatto vada interpretato al limite come conseguenza di un certo livello culturale, non come causa (dico "al limite" perchè non sono sono convinto che basti un po' di cultura per tirarsi fuori da meccanismi cosi profondi).

    Se vuoi fare della buona pubblicità oltre che sul lato (fondamentale) delle vendite anche su quello artistico complimenti, ti sei scelto una bella sfida! ;)

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  7. Secondo me è un cane che si morde la coda. La gente si è "adagiata" e non riesce più a distinguere una cosa di qualità, si accontenta di un prodotto mediocre purchè si spenda poco, e non parlo solo del consumatore finale, ma anche delle grandi aziende. (Chi propone vuole guadagnare con il minimo dispendio di forze e contanti e inizia ad abbassare il livello della qualità del prodotto). Pensa a tutti quelli che ora si improvvisano fotografi o grafici o quello che vuoi... basta saper usare, anche in modo mediocre una macchina fotografica o un pc per definirsi professionista. In questo modo non si ha competizione ma solo un abbassamento della qualità finale. Prodotti scadenti perchè la gente si accontenta o la gente si accontenta perchè quasi nessuno è in grado di proporre un prodotto migliore? :)

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  8. ehi, ora non ho tempo, ma su queste cose dirò la mia. appena riesco!

    harry

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  9. il problema di questa pubblicità è il concetto che si vuole "vendere".
    il concetto è: leggere è divertente quanto giocare a basket (o per analogia, se gioco a basket o leggo sono altrettanto figo).

    il target in questo caso sono pre-adolescenti. per cui l'uso del sesso sarebbe inappropriato.

    il punto è: cosa rende interessante la lettura? cosa voglio che arrivi ai bambini e agli adolescenti perché si avvicinino alla lettura?
    cosa voglio che ricerchino in un libro o un fumetto?

    messo a fuoco questo, si può costruire una pubblicità più efficace. con i codici appropriati.

    harry

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  10. Partendo dal fatto che con la pubblicità "delle tette" non ero decisamente serio, a me rimane sempre qualcosa che non mi convince in queste campagne di promozione culturale.

    Qualcosa in fondo al ragionamento del voler "convincere" un ragazzino a leggere mi suona male, anche se devo ammettere non ho ancora messo bene a fuoco la cosa.
    Sono ancora (spero) abbastanza vicino all'età scolastica da capire come ad un 12enne non vada di mettersi a leggere, e abbastanza vicino all'età adulta da capire come possa essere utile leggere per un 12enne.
    Ma non sono convinto, mi viene sempre da pensare che i ragazzini ogni tanto hanno ragione.
    E' come per il rock, prima li si teneva chiusi in casa per non farli andare ai concerti, oggi si parla in continuazione di farlo studiare nelle scuole (orrore, uno dei pochi modi per farmi odiare qualcosa di bello era ficcarmela nel libro di lettere).

    I fumetti poi, temo che avvertire la necessità di dover promuovere il fumetto tra i più giovani implichi che si stia parlando di un'arte morta. Secondo me non c'è n'è ancora bisogno, almeno lo spero insomma. Promuoviamo la pittura impressionista, la musica classica, l'opera, i grandi romanzi russi...ma i fumetti no!

    Capisco la cultura, ma da che mondo è mondo l'altezza della cultura è sempre stata inversamente proporzionale alla sua diffusione.
    Oggi le cose vanno melgio che in passato, il livello di istruzione e l'accesso alle informazioni continuano ad aumentare, e il livello culturale cresce di conseguenza.
    Ma certe cose vanno lasciate andare, non si possono dirigere come si vuole, sono ben al di fuori del nostro controllo.
    Ai ragazzi dovremmo dare la possiblità di provare, l'accesso a quante più forme d'arte possibile, ma non dobbiamo peccare di presunzione nel credere di sapere più di quanto sappiamo.
    Come il fantomatico nonno quando diceva ai nostri genitori che il loro springsteen non valeva la metà di bach aveva in parte ben ragione e in parte (quanto!) torto, cosi parte delle nostre ragioni nel giro di qualche anno volgeranno in torti marci, e non ce ne renderemo nemmeno conto.
    Mi verrebbe da scrivere molto ancora, comunque il fulcro è: se i nonni del paragrafo prima avessero convinto i loro figli ad innamorarsi di bach, oggi i pearl jam me li sognavo.
    Liberismo culturale praticamente, mi scopro liberista all'improvviso...sarà il caldo.

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