(c) david b.
Idealmente, Il mondo della critica si divide in due parti: quelli che non fanno recensioni negative, e quelli che adorano fare recensioni negative anche quando non ci sarebbe nulla di negativo da dire.
I primi direbbero che è inutile perdere tempo a recensire cose brutte. C’è già troppo poco tempo a disposizione per fare critica amatoriale e così tanti bei lavori di cui parlare, che non ha senso perdere tempo parlando di brutti fumetti.
I secondi direbbero che è romantico e nerd parlare solo dei fumetti che piacciono, che il mondo della perfezione non esiste, che anche l’opera più riuscita ha delle macchie.
Personalmente, preferisco parlare di opere belle e intelligenti, ma non disdegno di criticare anche fortemente opere non riuscite, a patto che queste siano in qualche modo interessanti: perché sono esemplificative di tendenze; perché sono particolarmente attese; perché sono chiarificatrici di un approccio culturale o produttivo; ecc.
Le critiche negative riescono anche a dare riferimenti chiari rispetto allo stato di salute del fumetto come mezzo di comunicazione e aiutano a tracciare linee guida interpretative. La psicoanalisi freudiana si è costruita proprio a partire da quel che non funziona, per definire le funzionalità. Ciò naturalmente può portare a visioni riduzionistiche o nichiliste (come certe tendenze psicanalitiche, per rimanere all'esempio). Oppure offrire l’idea di una critica incontentabile e, perché no, distante dalla realtà.
A questo punto però si pone il bisogno di una scelta. Per anni e anni, in nome di una presunta apertura mentale e culturale, ho comprato di tasca mia e letto anche lavori che sospettavo già poco interessanti e sterili. Buttare soldi e tempo diventa più accettabile quando lo si fa in nome di qualcosa di più alto, no?!
Ma oggi decido che basta. Decido che acquisterò e leggerò solo lavori che per i più svariati motivi mi ispirano fiducia, che spero essere efficaci, divertenti, ben scritti e disegnati, non prevedibili o meccanici. Ho l’esperienza dalla mia, la conoscenza degli autori e delle case editrici, e d’ora in avanti spero di sbagliarmi raramente. Questo vuol dire dimenticare il gusto di acquistare un lavoro solo per parlarne male! E vuol dire anche “correre il rischio” di dedicare il mio poco tempo libero solo alla lettura di opere piacevoli e alla scrittura di recensioni positive.
Ma non dispero. Le delusioni sono sempre in agguato.
Piuttosto, ricordo agli editori, agli autori e ai distributori che d’ora in avanti, per avere i miei soldi, dovranno essere molto ma molto più convincenti. Le antenne della mia diffidenza saranno accese costantemente. E Dio solo sa quanto poco fanno, tutti, per essere convincenti.
Harry.
e per gli emergenti come fai? Ti affidi alle case editrici?
RispondiEliminaIo ho il problema opposto, non potendoci spendere quanto vorrei spesso mi costringo a comprare seguendo gli autori che mi garantiscono più o meno uno livello minimo.
Ma ci sono tutti quei fumetti di cui non so assolutamente nulla che ne comprerei uno a caso ogni due giorni solo per il piacere di scoprire qualcosa di nuovo.
Forse è meglio stare con le mie tentazioni che con la tua (parziale) disilluzione.
"il sabato nel villaggio" no? o qualcosa di simile...
E chi ha orecchie per intendere intenda (o in tenda).
RispondiElimina@ pog: no, non c'è la minima ombra di disillusione, in quello che scrivo. intendo cambiare il mio approccio al fumetto, e alla critica, come spiego nel post successivo.
RispondiEliminaper gli esordienti? mi informo, parlo con loro, parlo con gli editori, con gli amici, sfoglio i loro lavori e sulla base delle informazioni che raccolgo decido. sono spesso attento agli esordienti.
@ quad: è solo l'inizio.
harry