mercoledì 2 dicembre 2009

Gualdoni e Dylan Dog - mi spiego




Giovanni Gualdoni è un giovane sceneggiatore italiano con all’attivo una lunga lista di opere, rispetto al suo relativamente breve periodo di attività, prodotte per lo più per il mercato francese e successivamente pubblicate anche in Italia. L’ultima sua fatica che ha destato piuttosto interesse in Italia è stata Wondercity, Il Collegio delle Meraviglie, miniserie incentrata su giovani personaggi con poteri sovrumani.
Nessuno dei lavori che ha sinora pubblicato sono imprescindibili per gli amanti del fumetto. Si è spesso parlato di essi come di opere fresche, anzi freschissime. Come si sa i prodotti freschissimi hanno alcuni pregi ma un caratteristico difetto, scadono in fretta. E in effetti, i lavori di Gualdoni, riletti a distanza di qualche tempo, appaiono superficiali e poco incisivi.
Da circa tre anni Gualdoni è entrato a far parte del gruppo dei redattori della Sergio Bonelli Editore, affiancandosi a Mauro Marcheselli nella cura editoriale di Dylan Dog; un ruolo di rilievo, quindi, soprattutto alla luce del recente annuncio del ritiro di Marcheselli dalle sue incombenze per la casa editrice milanese.

A questo punto si pongono alcune domande. Detto dello stato quasi catatonico in cui versa da anni la serie di Dylan Dog, mi chiedo quale progettualità si potrà sviluppare con il passaggio di testimone. Da alcune parole espresse da Paola Barbato nel suo blog, sembra che ci sarà un maggior impegno di pianificazione nella realizzazione delle storie, che ricadrà meno sulla fiducia e l'esperienza del redattore che tutto coordina e tutto sa (del personaggio).
In effetti, i redattori esperti, che conoscono il personaggio e che sono figure riconosciute da anni, possono quasi da soli tenere insieme le sorti di una testata. Ricordo che, prima della chiusura, Nick Raider era tenuto in piedi dalla cura editoriale di Renato Queirolo, che faceva sforzi enormi nel dare una struttura e una coerenza a una serie senza più padre e che mostrava una preoccupante e (definitiva) deriva di autori. Le prove di Alberto Ongaro (firmate Alfredo Nogara) per il primo giallo Bonelli sono assolutamente da dimenticare, sia sul piano della trama che della caratterizzazione dei personaggi. La mia sensazione è che in Dylan Dog si sia lavorato negli ultimi anni in modo similare, contando troppo sull'esperienza di Marcheselli e poco su un reale, costante investimento personale degli sceneggiatori coinvolti. Aggiugno che il parco sceneggiatori, per quanto senza dubbio preparato sul piano tecnico, ha mostrato non poche debolezze sul piano dell'efficacia narrativa e della personalità. Pasquale Ruju è un autore prolifico quanto inefficace (come dimostrato dalla sua prova a solo su Demian), le poche prove di Tito Faraci sono sempre state fuori sintonia e meccaniche, Michele Medda ha mostrato professionalità e idee, ma con alcune cadute di tono dimenticabili. E la lista potrebbe continuare. La stessa Paola Barbato, chissà perché indicata da quasi subito come presunta erede di Tiziano Sclavi (erede di cosa, poi?!), ha mostrato il fianco per un approccio al personaggio forte ma sfocato.
Se da Gualdoni ci si aspetta una migliore programmazione di uscite, una maggiore attenzione alla coerenza interna, un maggior rispetto di impegni e scadenze, non ho dubbi che possa svolgere positivamente il suo lavoro.

Diverso è chiedersi se Gualdoni abbia una sua idea del personaggio da sviluppare con gli autori nel corso dei prossimi anni. Non leggo, nella biografia dello sceneggiatore, un percorso che possa garantire tale fondamentale ruolo strategico, ammesso che l’ingombrante ombra di Sclavi (che pesa più per la sua assenza, direi) lo permetta.
A giudicare dalle sparute prove che Gualdoni ha fatto sul personaggio come autore, viene il dubbio che egli creda davvero nel suo potenziale narrativo, considerate la leggerezza e l’inconsistenza di tali storie (e qui si aprirebbe un altro capitolo, inerente le discutibili scelte delle storie per “eventi” annuali quali il Color Fest e i Giganti).
Per il futuro sembra che la redazione intenda puntare sulle qualità di Roberto Recchioni, anche se Mater Morbi, il numero in uscita in dicembre che rappresenta la sua seconda prova sulla serie regolare, crea aspettative soprattutto per i disegni di Carnevale. Recchioni è la promessa per Dylan Dog, almeno dalle attese cresciute in questi mesi, anche se l’arrivo dello sceneggiatore in Bonelli è stato tutt’altro che semplice e in discesa, a quanto ci è dato sapere.

Altre domande riguardano la capacità di Gualdoni di gestire, guidare, “correggere” i nomi storici della testata, soprattutto tra i disegnatori. Basterà la sua affabilità? Aggiungo che anche qui, malgrado la caratura elevata dei disegnatori storici di Dylan Dog, si auspicherebbe un netto rinnovamento, per ritrovare freschezza, gioco e invenzione, per liberarsi da un certo manierismo che emerge in molti recenti lavori.

Infine, una battuta. Da quel che so, Gualdoni ha più volte detto di non leggere molti fumetti, per non farsi influenzare in fase creativa. Al di là della superficialità della considerazione, che da sola meriterebbe una discussione – e strappa una cupa risata – colpisce il fatto che un autore che non ama farsi influenzare dal lavoro altrui si ritrovi a fare il redattore di una testata e, di conseguenza, a leggere migliaia di pagine di sceneggiatura e di tavole di fumetti altrui ogni anno. Quando si dice la vocazione!
In tutti i casi, non ci resta che attendere e giudicare dai fatti.

Harry.

5 commenti:

  1. Come dice Boris Battaglia sei troppo newage :-)
    http://ippoghigno-nella-bruma.splinder.com/post/21715686/giorgia+on+my+mind+-+uno

    Ho paura che il supervisore debba solo controllare che le vignette siano sempre sei per pagina e mai scontornate (RRobe dice che le vignette scontornate in Bonelli sono poco tollerate!), che il personaggio e tutto quello che gli sta attorno non cambi mai di una virgola e che gli autori non si azzardino a discostarsi dal modo di fare fumetto fermo a venti anni fa.

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  2. luigi, intanto non ti perdono di avermi "costretto" a leggere il blog di boris. la curiosità.

    il suo pre-giudizio dice sempre e solo la stessa cosa, che quando si parla di fumetti si deve aggredire qualcosa o qualcuno. che pena.

    a proposito del post, voglio dire, non è mica poco quello che dici debba fare un redattore. ma ne sei così sicuro. io credo che non lo credi neppure tu fino in fondo.
    e posto che così sia, l'interpretazione di quei compiti di gualdoni potrebbe differire da quella di marcheselli. o no?
    e come lo farà?

    harry

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  3. ma gualdoni lo stesso che ha scritto quella porcata sulla pace che nasce e fa finire la guerra? (e torna l imbarazzo empatico)

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  4. "non è mica poco quello che dici debba fare un redattore"

    Non dico che è poco. Anzi, deve essere un lavoro molto impegnativo.
    Lo scopo di quel lavoro mi pare che sia di sorvegliare che venga rispettato il canone. Dubito che la Bonelli metta in quel ruolo una persona con una personale idea del personaggio e dubito pure che un'idea personale del personaggio la voglia dagli stessi autori.

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  5. lungi da me l'idea di difendere la politica editoriale di sergio bonelli editore.

    tuttavia, stando come dici le cose, è incredibile quante storie e personaggio buoni siano usciti in decenni di lavoro. o no?

    detto questo, credo che non si chieda a un redattore di rivoluzionare un personaggio (che nemmeno in marvel lo fanno, anche se ce lo fanno credere ogni anno) ma di dargli vita attraverso la scelta degli autori, dei soggetti e dei disegnatori che ci lavorano.
    ed è possibile. basta vedere come se la passa tex in questo periodo (nizzi escluso). non avrei mai pensato di tornare a divertirmi (perché di questo si parla) con tex.

    su una cosa però credo non ci siano dubbi. se dylan non trova nuove voci, è davvero perduto. altro che xabaras, il suo vero nemico è la noia.

    harry.

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