martedì 27 settembre 2011

Mentre morivo



Sto leggendo molti ricordi, pensieri, idee sulla dipartita assai inaspettata di Sergio Bonelli.
Una cosa è certa. Come Tex è rimasto dopo la morte del padre Gianluigi, così resterà un capitale culturale, umano e popolare dopo la morte di Sergio.
Ecco, il ricordo che mi sembra più forte, chiaro e, perché no, stimolante rispetto alle tante parole scritte su questo blog in questi mesi, è quello di Moreno Burattini, a cui ti rimando.
C'è un passaggio che mi ha colpito molto, per la sua chiarezza:
In sessant'anni, disse rivolgendosi ai suoi lettori, io vi ho talmente rispettato che mai vi ho inflitto una sola pagina di pubblicità. Bonelli era un editore puro: voleva reggersi con l'unica forza del suo lavoro, delle sue idee, delle sue storie scritte, disegnate e stampate su carta. Per questo è sempre stato fondamentalmente ostile anche al merchandising.
Forse queste cose, ancora oggi hanno un senso. Che è molto di più del lettering fatto a mano, ma che è tutto dentro a quest'idea di dignità artigianale. La forza e la debolezza della Sergio Bonelli Editore erano in queste idee, in questa convinzione, in questa determinazione più grande di qualunque altra considerazione.

Harry

2 commenti:

  1. Penso che nessuno tema la fine dei fumetti Bonelli. Quello che rischia di sparire è questo concetto di etica che Sergio Bonelli aveva imposto. Molti non erano d'accordo, e credo che sul merchandising e simili non si potrà far nulla per evitare la deriva. Speriamo solo che non si arrivi a un Tex contro Godzilla...

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  2. Negli ultimi anni Bonelli (casa editrice) aveva affrontato alcune sfide: le miniserie, i romanzi a fumetti; sempre mantenendo l'ancoraggio privilegiato alle edicole. Ora scopriremo se e quanto Sergio Bonelli fosse One Man Band o se in Bonelli si è formato un gruppo dirigente capace. In questo, la società Bonelli è una buona metafora dell'approccio italico all'industria.

    simone

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