giovedì 1 settembre 2011

Merchandising e dove siamo arrivati



Sto parlando di merchandising. Ho una posizione personale, ma mi interessa soprattutto allargare il ragionamento, perché il fumetto ne è strettamente parte, e ... vittima?
Ricorderei solo che l'Italia su queste cose insegue l'America da sempre. Segue e diventa allieva perfetta.
E quindi, per un punto storico chiaro, partirei da qui:

Negli otto interminabili anni in cui rimase alla Casa Bianca, Ronald Reagan bloccò qualsiasi proposta di legge che limitasse la presenza degli spot pubblicitari negli spot televisivi per ragazzi. Eppure l’ultima di tali proposte proponeva limitazioni addirittura risibili: 10 minuti e 30 secondi per ogni ora durante i fine settimana, 12 minuti nei giorni feriali. Due anni dopo, nel 1990, il provvedimento fu approvato dal Congresso; ma l’allora presidente Gorge Bush si rifiutò di firmarlo, appellandosi al primo emendamento della costituzione che garantisce la libertà di parola. In questo caso, libertà soltanto per i pubblicitari delle reti televisive.
Grazie alle continue pressioni di insegnanti, psicologi e genitori, alla fine il provvedimente fu “lasciato passare”, sebbene senza la firma del presidente. Comunque la sua applicazione fu episodica e, presto, cautamente disattesa. In quel decennio la “supercommercializzazione” dei programmi per ragazzi subì un’incredibile impennata: si calcolò che il bambini, prima ancora di raggiungere l’età scolare, venisse esposto a più di 5.000 ore di televisione, un quinto delle quali era costituito da pubblicità diretta e, prima di finire le superiori, il ragazzo medio aveva già riempito la sua vita con un totale di esposizione televisiva che andava dalle 19.000 alle 20.500 ore. Centinaia di ricerche registrarono una caduta verticale del profitto scolastico, della capacità di fissare l’attenzione e dell’interesse nella lettura, compresa quella dei fumetti.Nacque un nuovo formato per i programmi dei ragazzi: i comunicati commerciali erano indissolubilmente legati ai prodotti loro destinati. I legislatori si limitarono a raccomandare alla Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC) di verificare che non si perdesse di vista “l’interesse pubblico nei programmi per ragazzi”. Così l’egemonia della promozionalità si estese a tutto il mercato multimediale,  dai disegni animati agli albi a fumetti,  ai graphic novel,  gonfiando enormemente il già fiorente merchandising per l’infanzia. 

                                                                   Roberto Giammarco
dalla Prefazione di Maledetti Fumetti 
di David Hajdu (Tunuè 2010)

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