giovedì 25 agosto 2011

Merchandising e la posizione di Bill Watterson


                                                                             un'immagine a caso presa da internet


Immerso in Calvin and Hobbes fino al collo, mi lascio ammaliare dalla sconvolgente posizione di Bill Watterson sul merchiandising, a me nota da tempo, ma che mi torna alla mente con prepotenza. Una posizione che, dentro a queste pagine, dentro a questa famiglia, ha ancora più forza e senso per me.

Se non lo sai, all'apice del successo di Calvin and Hobbes sui quotidiani, il Syndacate che pubblicava la striscia ha chiesto (è un eufemismo) a Watterson di sviluppare la solita, enorme, ubriacante, miliardaria trafila dei prodotti marchiati C&H. Magliette, pupazzetti, tazzine, mutande, ... se pensi a dove nei decenni hai trovato Linus con la sua copertina, o Snoopy e gli altri personaggi dei Peanuts, sai bene di cosa parlo.
La risposta naturale, forte del successo, sarebbe stata un contratto d'oro per Watterson e un futuro da milionario vita natural durante. Eredi degli eredi compresi.

Ma

Watterson decise che no, che non voleva vedere diffuse le sue creature a fumetti in tutti gli oggetti della vita quotidiana. La ragione? La dignità del suo fumetto, dei suoi personaggi. Voleva che i suoi personaggi continuassero ad avere vita propria nella forma per la quale sono stati realizzati. Il fumetto!
Incredibile a pensarci oggi. No?
Oggi il fumetto popolare è per lo più un veicolo pubblicitario, un traino per la mercificazione spinta dei collaterali. Da anni si inventano fumetti pensando a come poterli sfruttare commercialmente. Per Watterson, uomo solitario e coerente, il fumetto dovrebbe avere la dignità di esistere per quello che è.

Quindi, se anche tu hai nel tuo cassetto una bella maglietta con Calvin che piscia contro il muro, ricordati che non è autorizzata da Watterson. E che in qualche modo contraddice i presupposti stessi sui quali Watterson ha costruito le sue creature, la sua professionalità e la sua credibilità.

Harry

19 commenti:

  1. Hallo Harry! Rileggendo proprio in questi giorni "Dieci anni di Calvin & Hobbes" & relative considerazioni di Watterson sul merchandising, non posso che sottoscrivere. Però io una splendida Tee pirata di Calvin l'ho comprata lo stesso: non è quella con l'endemica pisciata preferita dai tamarri di tutto il mondo, ed è stampata benissimo. Sighhhhhhhhhh.

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  2. ciao andrea. eh si, chi è senza peccato... :)
    redimiti! dagli fuoco insieme alle tavole di ausonia!!

    h.

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  3. Purtroppo devo comunicarti che la realtà dei fatti raggiunge vette di tristezza e sconforto difficilmente immaginabili.
    Data la mia frequentazione di ambienti periferici e tamarri, sai come chiamano quelle magliette e quelle felpe i figuri che le indossano?
    No?
    Sei pronto?
    Il pisciotto.
    La maglietta del pisciotto.

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  4. ecco, questo si che valorizza culturalmente il lavoro di watterson.
    un po' ti odio, però. la mia giornata oggi si è improvvisamente rattristata.

    ti consiglio di cambiare giro di amici.

    h.

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  5. No. La maglietta col pisciotto, no.

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  6. Pensa: dei Snoopy, dei Simpson e di tanti altri personaggi, hanno fatto di tutto.
    E il loto fumetto-cartone animato, non è cambiato per nulla, mantenendo la sua identità di opera.

    Aver paura della propria ombra.

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  7. Che poi: non è che una cosa l'ha detta Waterson è giusta a prescidenere, eh?

    Waterson aveva delle idee. Schulz altre.
    Il primo è intelligente e il secondo coglione?

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  8. Infine: quel mostriciattolo riportato qui sopra, non è nemmeno Calvin o un disegno di Waterson, oltretutto.

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  9. Ho due bimbi piccoli e disgustato dai troppi prodotti fatti solo x vendere collateri o di prendere topolino x la barchetta e leggere i fumetti del mulino bianco e fregarsene dei fumetti disney. Che destino ha il fumetto x bambini in questi termini? La posizione di watterson mi sembra ancora piu' interessante oggi di allora. Un punto di vista utile altro che ombra!

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  10. Ergo: Schulz era un coglione.
    Buona a sapersi.


    p.s.
    Calvin non direi che è un fumetto per bimbi. Non mischiamo pere e mele solo per avere ragione.

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  11. può darsi che shulz avesse torto.
    oppure no.
    non mi interessa aver ragione.
    segnalo un punto di vista che mi sembra molto importante, a maggior ragione al giorno d'oggi.
    non è plausibile?
    chissà.

    rimango convinto di un fatto: la dispersione dell'immaginario di un fumetto in migliaia di gadget rende sempre meno pregnante il valore di quel fumetto, tanto che il fumetto stesso può diventare invisibile o esso stesso gadget.
    h.

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  12. quando si dice la chiusura del cerchio.

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  13. "rimango convinto di un fatto: la dispersione dell'immaginario di un fumetto in migliaia di gadget rende sempre meno pregnante il valore di quel fumetto, tanto che il fumetto stesso può diventare invisibile o esso stesso gadget."

    I gadget cambiano la natura del fumetto?
    Ne alterano le tavole o la storia?
    No.
    Il fumetto tale è e tale resta.

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  14. Cheppalle però: bisogna per forza dividere il mondo in coglioni e no? Non si può avere idee diverse ed essere liberi di esporle, e magari rispettare idee altrui anche se diverse?
    Schultz non era un coglione, Watterson nemmeno. Preferisco la posizione di Watterson su questo specifico tema, senza dare del coglione a chi la pensa diversamente.

    I fumetti sono prodotti dell'immaginario e incidono sull'immaginario comune: sì, i gadget ne cambiano la percezione e sì il fumetto rimane uguale. Embè?

    E' una dichiarazione senza attestazioni di qualità e senza polemica. Devo per forza sentirmi dare del coglione per questo, o pensare che qualcuno sottintenda che sto dando del coglione a qualcun altro quando sto solo esprimendo un'opinione?

    Eccheccaz...
    E non fa neppure così tanto caldo.

    Baci,
    c.

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  15. pare che il dito sia sempre più interessante.

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  16. @ nuvole: ecco, esattamente la mia posizione. grazie.
    h.

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  17. Per Nuvole: no, non bisogna dividere il mondo tra coglioni o meno.
    E' per quello che obiettavo sul punto di Harry che mette da una parte i buoni e dall'altra i cattivi.

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  18. la scelta di watterson mi pare fin troppo radicale. un po' fine a se stessa. certo, è una dichiarazione politica, e ci sta. ma mi sento di condividerla fino a un certo punto.

    da bambino avevo la tazza di snoopy e mi piaceva un sacco. insomma, non stiamo parlando delle winks dove il confine tra personaggi e merchandising semplicemente non esiste. anzi, probabilmente alla base lì gli obiettivi erano invertiti. e infatti le winks le considero spazzatura e i peanuts no.

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