mercoledì 10 agosto 2011

Coprire di colore

(c) jeff smith



Torno sul Tex a colori.
Come suggerito da Tiziano Angri in un commento al post precedente, la colorazione delle storie classiche di Tex è un po' come la colorazione di vecchie pellicole cinematografiche.
Il che è comprensibile. Si interviene a posteriori su un prodotto vecchio di anni, concepito per un altro formato e... un altro gusto. Non tutti possono permettersi di investire tempo, risorse, ingegno per ripensare il prodotto originale alla luce della nuova colorazione, come ha fatto Jeff Smith con il suo Bone a colori (attualmente in pubblicazione per Panini Comics). Nel caso di Bone, l'autore ha ricreato una nuova opera, per un diverso pubblico (i bambini e i giovani ragazzi). Sono stati anche rivisti parecchi dialoghi, per renderli o meno oscuri o meno adulti nel linguaggio. Personalmente non concordo con Art Spiegelman (che a quanto si dice diede a Smith l'idea del Bone a colori) nel ritenere che i colori avrebbero perfezionato il capolavoro di Smith. Rileggo e confronto le due edizioni e sono ancora convinto che gran parte della forza di Bone stia in quel bianco e nero netto e attento, vero stile intuitivo e geniale dell'autore. Tuttavia, apprezzo e capisco il senso di tale operazione. E immagino che la nuova edizione a colori abbia davvero avvicinato migliaia e migliaia di nuovi lettori negli States (nota a margine, l'incapacità di sfruttare le potenzialità di Bone in Italia sono imbarazzanti. Vedremo cosa ne farà Bao Publishing con la One Volume Edition in bianco e nero).
Ma per Tex, la questione è ovviamente completamente diversa. Innanzitutto perché, strano ma vero, il target di riferimento del Tex a colori è molto probabilmente lo stesso che ha letto e legge il Tex classico. Credo ci sia piena sovrapposizione, o quasi (escluderei qualche nostalgico purista). E soprattutto perché sul materiale già edito di Tex è impossibile immaginare una qualunque forma di revisione in funzione del colore. L'unica via, è coprire di colore. Qualche autore ne uscirà meglio, qualche autore ne uscirà peggio, a seconda del suo personale uso dei tratteggi, dell'ombreggiatura, delle campiture, ecc.

Quel che tuttavia mi colpisce, e mi lascia davvero perplesso, è la scelta di Bonelli di non produrre neppure le nuove storie (a colori) in funzione del colore, a parte il fatto di scegliere un disegnatore che per stile meglio si adatta ad essere coperto di colore, ovvero Bruno Brindisi e la sua personale e italianissima interpretazione della linea chiara. Per il resto, Bonelli ha chiesto a Brindisi di lavorare come al solito. Nessun pensiero, nessuna riflessione, su quel benedetto colore. Ce lo dice lo stesso Brindisi in un'intervista per LoSpazioBianco.it realizzata da Davide Occhicone:

Quando sei stato contattato nuovamente dall’editore per tornare a Tex ti era già stato detto che l’albo sarebbe stato colorato, esatto?
Sì, sono stato precettato, non mi è stato chiesto se volevo farlo, del resto loro sanno che possono contare su di me.

Che cambia nel tuo approccio lavorativo quando sai che l’albo sarà colorato?
Nel caso di Tex non cambia, non è una storia a colori, ma una storia colorata, all’antica, come piace ai lettori e all’editore. Il mio stile, comunque, non è mai troppo dark, quindi si presta. Ho lasciato il cielo bianco di notte. Stop.
Una scelta per me incomprensibile. Se non, di nuovo, giustificata dal semplice sono stato costretto di cui già parlavo. Interessante notare che Brindisi accenna al gusto del lettore, quando dice come piace ai lettori. Eppure, mi chiedo, IL lettore di Tex non potrebbe apprezzare, magari anche di più, un lavoro diverso, che non consista solo nel coprire di colore i disegni ma che ne valorizzi appieno il potenziale narrativo?

Harry

3 commenti:

  1. Se questo è l'approccio che editore e disegnatori(rassegnati) hanno coi colori, tanto vale fare un albo "coloriamo tex" con tanto di pennarelloni in allegato. Risparmierebbero anche sul fotolito.
    Spero in una svolta futura che magari non sottovaluti i lettori rodati e che sia mirata a trovarne di nuovi (io per esempio di Dylan Dog compro soltanto i color fest...)

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  2. Da quello che sembra guardando la pubblicità in televisione, la colorazione di Diabolik nella nuova ristampa di Panorama è ancora più brutta di quella di Tex.
    E ce ne voleva, eh?

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