mercoledì 27 ottobre 2010

Segreti



- Your mother says you're acting crazy. Doing crazy things. True?
- I guess so.
- Nonsense. A boy who has had cancer... A boy whose parents and doctors  did not tell him he  had cancer... A boy who had to find out the truth on his own... Is this crazy?
- ...
- No, it's sad. But not crazy. You've been living in a world  full of nonsense, David. No one had been telling you the truth about anything. But I'm going to tell you the truth. Are you ready?
- ...
- Your mother doesn't love you. I'm sorry, David. It's true. She doesn't love you.


In molte famiglie esistono i grandi segreti.
Tra i più importanti e dolorosi, le cose che non si raccontano ai figli per proteggerli.
C'è un'ombra di ipocrisia dietro a quelle parole ed emozioni celate. E l'ambivalenza della sfiducia. Il messaggio esplicito è, caro figlio, non puoi capire, non hai gli strumenti per farlo. Il messaggio taciuto a se stessi è, caro figlio, non sono in grado di affrontare questo dolore, è più grande di me, non posso parlartene.


Nella mia famiglia, un segreto ha riguardato la malattia. Sono passati più di vent'anni da quando mia madre si ammalò di tumore. Fino all'operazione, i miei genitori mantennero il segreto. Io ero proiettato nel mondo delle nuvole delle mie timidezze e insicurezze. Mia sorella, un anno in più, era consapevole e annusava la paura. Rimase bruciata da quel silenzio.
Quando ci raccontarono della malattia, dell'operazione, delle conseguenze (chemioterapia, depressione, difficoltà emotive… mia madre è viva ancora oggi, sta bene, ma il passaggio è stato stretto in quegli anni) per mia sorella, da molti punti di vista, era troppo tardi.
Infranto il patto di trasparenza, in qualche modo mia sorella perse fiducia in loro e, a conti fatti, nelle persone, nelle sue emozioni, nel mistero gioioso dell'esistenza. Una scia lunga, che ancora oggi lancia segnali.



David Small lo racconta in Stitches. Parte di una famiglia molto più complessa, spaventata e spaventosa della mia, il piccolo David passa personalmente per l'inferno del silenzio, dei segreti e dell'incomunicabilità. Quello che colpisce, del suo splendido libro autobiografico, è la capacità di rendere il senso di costante terrore, apprensione e insicurezza che deriva dall'incomunicabilità con i propri genitori.
Stitches ci racconta anche della piccola America di paese, quella piccolo borghese piena di esibizione pubblica e necessità di rivalsa. E ipocrisia e totale oblio della coscienza.

Il tratto di Small è pulito e chiaro ma espressivo, a tratti espressionista, e rivela un grande gusto per la composizione, che in alcune tavole, senza perdere la semplicità, gioca con l'immagine e le emozioni che intende rivelare. Con Stitches Small non sembra cercare soluzioni, né comprensione. La narrazione è diretta, contenuta ma esposta, vera. Se l'autore non rivela, in fondo, quali percorsi personali e quali risorse abbia messo in gioco per superare i traumi e i dolori della sua giovinezza (accresciuti dalla sua parziale perdita della voce dovuta all'operazione), nell'atto necessario del racconto sembra voler gridare a tutti l'esigenza della verità e della trasparenza. Anche questa, in fin dei conti, è la testimonianza di un sopravvissuto. 


Troppo spesso i genitori, stretti nelle loro paure e nei loro bisogni, dimenticono che i propri figli ascoltano e comprendono molto prima e molto più di quanto le parole e lunghi discorsi possano permettere. I bimbi sono specchi, limpidi, della vita adulta dei genitori. Il segreto, prima che doloroso per i figli, è il più grande tradimento verso i genitori stessi. Quel che spetta ai figli, in fondo, non è altro che sopravvivere a queste difficoltà, e, da adulti, trasformare l'eredità che è stata lasciata.

Harry



stitches è pubblicato in italia da rizzoli/lizard
tutte le tavole sono (c) di david small

2 commenti:

  1. Bella segnalazione.

    Io tra un paio di tumori ci sono passato e ammetto una certa ritrosia nel leggere storie di altri sopravvissuti, magari per paura di riaprire file che ho più o meno sepolto nei ricordi.

    Però da come ne parli sembra interessante, vedrò di recuperarlo.

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  2. non so davide. la narrazione di small è pacata, anche se senza sconti. ed affronta più il tema dell'incomunicabilità e della follia psichica che della malattia fisica. non l'ho trovato disturbante, ma emozionante si.

    h.

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