giovedì 29 aprile 2010

Fortuna

Se possiedi una rivista dal nome “Fortuna” che parla di business e decidi di festeggiare la tua 500° uscita con una copertina inedita di Chris Ware, sappi che rischi di incappare in questo risultato:
(c) chris ware


Il che, tutto sommato, è un rischio molto inferiore di quello che quotidianamente affronti parlando di business in un periodo di crisi economica, soprattutto se non sei disposto in alcun modo a cambiare paradigmi, quelli stessi che hanno generato la crisi, quelli stessi che permettono, ancora oggi, le speculazioni delle grandi banche e i ricatti del FMI.

La cover di Ware è fumetto?
O solo illustrazione?
Di queste domande mi riempivo la testa, un tempo. L’approccio dell’autore canadese è ovviamente narrativo, e racchiude, in una singola tavola, un denso meta-testo. E nel formalismo tipico dell’autore, ovvero in quell’equilibrio formale che lega ogni simbolo lì rappresentato, si può trovare una facile chiave di lettura e una direzione al movimento “narrativo” che Ware ha cercato.
Mi duole dire che la tavola non è eccezionale secondo alcun punto di vista: non per composizione, non per scelta dei contenuti, non per aspirazione, non come provocazione.
Il prevedibile rifiuto di Fortune e la successiva esposizione mediatica via internet mi convince che è di questo che Ware ha voluto occuparsi da subito, della verifica di quanto possa essere favorevole per una rivista, oggi, rifiutare un lavoro commissionato perché eccessivamente provocatorio. Meglio assumersi la responsabilità dell’autoironia irrispettosa (e facile) pubblicando la copertina in questione? Meglio fare la figura dei bacchettoni e dei corporativisti non pubblicando la cover che sappiamo già verrà velocemente rimbalzata in rete in tutte le direzioni?

Alla prima domanda, invece, quella che si chiede se una tavola come questa sia fumetto o meno, fatico a trovare una risposta convincente, ma aggiungo almeno un altro spunto: le vignette singole, in stile Dennis The Menace, sono fumetto? E se non lo sono, cosa sono?

Harry.

(c) hank ketcham

2 commenti:

  1. La prima si chiama illustrazione.
    Le seconde, vignette. Vignette Umoristiche, in questo caso.
    In nessun caso sono fumetti, mancando di quasi tutti gli strumenti del medium (balloon, closure e via discorrendo).

    Comunque sia, certe volte i formalismi uccidono, eh?

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  2. sai roberto che si, certo, secondo "tradizione" le categorie che dici sono chiare.
    ma non mi convincono appieno. per es, le vignette umoristiche cosa sono, una "sottocategoria" del fumetto o tutt'altra cosa?
    e certe illustrazioni, se non queste, non condividono i meccanismi narrativi di fumetti fatti "tradizionalmente"?
    insomma, non sono convinto che le categorie funzionino.

    detto ciò, si, in questo caso il formalismo di ware è sterile, prevedibile e meccanico, ahimé.

    harry

    RispondiElimina



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