giovedì 29 ottobre 2009

Che senso ha?

Leggo oggi dal blog di Tito Faraci questo commento a questo mio post.
Riporto:
"Che senso ha una "recensione" (virgolette d'obbligo) come QUESTA? Che cosa ci racconta? Che cosa ci spiega? Ha un'utilità? È, almeno, divertente? È una provocazione - se lo è - che smuove qualcosa? Qualcosa di importante, intendo..."

A seguire Tito spiega che questo mio commento è esemplificativo di un certo modo (sbagliato) di parlare di fumetti on-line.
Mi suona strano questo commento. Tito è persona acuta. Qui c'è un tranello? Perché credo sia evidente che quel mio commento al nuovo lavoro di Serra è solo un gioco. Forse ingenuo. Era un'apertura, un'idea in merito all'attesa. Alla inevitabile separazione temporale tra la produzione di un fumetto e la sua lettura. Credo che la frase che chiude il mio post abbia abbagliato, come luce del sole riflesso. Non era un giudizio negativo, eppure è stato letto come tale.
Era una recensione? No. Chi mi legge lo sa, che raramente scrivo "recensioni" (virgolette d'obbligo). E se lo faccio, non sono di una riga.
E ancora, non credo che il commento possa essere esemplificativo di alcunché, se non del fatto che la rete, i blog e i luoghi virtuali di incontro e di opinioni possono essere anche poco seri, quando si vuole. L'importante è la consapevolezza. La gravità è un commento poco serio che si vuole sia serio. Ma il gioco, ahimé, è troppo raro in questo mondo che gira intorno al fumetto.
A Tito e a chi mi legge chiederei, da dove viene tutta questa necessità di prendersi così sul serio, nel mondo del fumetto?

Mi viene in mente quel gruppo di persone che, dopo aver commentato per anni e malamente il modo di fare giornalismo (g maiuscola? non scherziamo) della critica italiana di fumetti, decide di aprire un proprio sito e di dare una lezione. Ed eccoci, al trabocchetto dell'ego: riprodurre specularmente, ovvero attraverso lo specchio, tutti gli errori che deprecavano, senza la minima disponibilità all'autoironia e alla discussione. Per cui, autoreferenzialità, pretestuosità, superficialità, aggressività gratuita, incapacità di offrire un punto di vista vitale sul fumetto, ecc.
Leggetelo, e vi convincerete come me che a questo fumetto d'autore è preferibile il fumetto popolare.

Harry.

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