sabato 23 maggio 2009

Zombie



Complice un lungo viaggio in treno, mi sforzo di leggere la seconda uscita della nuova rivista di critica sul fumetto in pdf di De:Code. Lo sforzo deriva da un totale disinteresse personale per il tema al centro di questo numero della rivista: gli zombie. Archetipi di paure adolescenziali e di derive futili, i fumetti interessanti che hanno a che fare con gli zombie sono due. Uno è l’ampiamente citato The Walking Dead. Il secondo non appare. Ma ci torno alla fine.

De:Code in formato rivista è la nuova proposta di tre persone ben conosciute nel mondo della critica italiana: Antonio Solinas, Simone Satta e Nicola Peruzzi. Sono determinati, conoscono le cose di cui parlano e malgrado tutte le difficoltà della critica “amatoriale”, sperimentano e si rimettono in gioco. Prima della rivista gestivano il sito internet omonimo che faticava ad avere aggiornamenti regolari e sostanziosi e a offrire un senso progettuale al lettore. Da qui la decisione di chiuderlo e di sviluppare la nuova formula: una rivista in pdf che in ogni uscita si concentra su un tema specifico. A detta dei curatori, obiettivi del nuovo progetto sono l’approfondimento, lo sviluppo critico e, aggiungo io vista la “foliazione”, lo spazio per la riflessione. Ma non tutto funziona secondo le aspettative.

Il pretesto di questo numero sembra essere l’inedito italiano di Jeffrey Brown, autore assai noto in USA ma sconosciuto in Italia, che fa del minimalismo e dell’autobiografia il suo tratto distintivo. E che in De:Code è presente con una storiella zombie con protagonisti due personaggi degli X-Men. Interessante l’approccio grafico, puro divertissment fine a se stesso il racconto.
Il resto degli articoli e degli interventi è poca cosa, purtroppo, e mostra in modo chiaro le debolezze dell’impostazione della rivista, qualcosa che già dal primo numero si respirava e che qui sembra mostrarsi in modo chiaro e senza mezzi termini.

La scelta monotematica è pericolosa. Se il tema non è di qualche interesse per una parte dei lettori, la rivista li taglia immediatamente fuori. Succede a me con gli zombie. Ho proseguito la lettura per soli motivi “professionali”. Ma il punto è un altro. Non è affatto detto che il tema scelto sia sufficientemente importante e fondante da favorire lo sviluppo critico che una rivista come questa vorrebbe avere. E infatti non è così.
Vediamo i contenuti di questo numero: un’intervista leggera e insignificante ad Alex Crippa. Un articolo su Barks puramente informativo. Così come nozionistici e privi di intuizioni sono gli altri articoli: gli zombie della Marvel Comics, il ritorno di alcuni sceneggiatori statunitensi su serie che hanno contribuito a rendere celebri, i consigli agli sceneggiatori di un Recchioni sempre più in cattedra (e sempre meno ficcante), una scelta di cinque zombie cinematografici a firma Cajelli. Di qualche interesse l’intervista a Ciccarelli (SaldaPress), che sembra l’unico in grado di offrire una qualche risposta al perché dell’attualità della presunta zombie-mania.
Risulta chiaro alla fine della lettura che i tre curatori di De:Code non hanno alcun amore per l’argomento, né uno straccio di idea sul perché dovrebbero approfondirlo. In ogni articolo emerge una decisa banalizzazione del tema. Non ci sono spunti critici degni di nota. Non una riflessione significativa sulla tecnica narrativa del genere in oggetto, né tanto meno cosa lo potrebbe rendere graficamente e simbolicamente interessante. Condivido la banalizzazione per la sola ragione che il tema è di poco interesse, soprattutto in ambito fumettistico, e che non avrebbe meritato tale e tanto spazio.
Il secondo punto di debolezza è il taglio nozionistico, compilativo, bibliografico. Spiace, perché sarebbe vocazione dei curatori offrire una voce di approfondimento nel mondo del fumetto. Vocazione che giustificherebbe la scelta della rivista in pdf, a differenza della precedente vita editoriale su un sito. Se l’impostazione non cambia, De:Code su rivista rischia di sembrare un morto che cammina!
Il terzo punto di debolezza è l’impaginazione. Non mi è chiaro se De:Code sia pensata per essere letta dopo essere stata stampata o, come credo, via monitor. Nel secondo caso, la leggibilità è faticosa. Le immagini spezzettano eccessivamente il corso della lettura. Su monitor di media grandezza, senza la visione d’insieme della pagina, non si sa dove cercare i testi. Le immagini sono spesso meri riempitivi colorati. Si perde sovente il riferimento nel testo, non ci sono didascalie, il valore aggiunto all’articolo è pressoché nullo. È coerente con l’impianto divulgativo/nozionistico, ma non offre alcuno spunto di approfondimento o di analisi.
Infine, sparring partner, il giochino di Solinas. Si tratta della trasposizione di una chiacchierata via chat con Agozzino sul tema in oggetto. Un'idea interessante ma che qui non trova in nessun modo la misura: troppo superficiale per essere interessante, troppo poco dissacrante per essere pungente, troppo egocentrica e autoreferenziale per essere degna di nota.
In effetti, questo secondo numero di De:Code sembra sotto molti aspetti l’evoluzione di un circolo di blogghisti che parlano tra loro di alcune cose che gli interessa, se la cantano e se la suonano, con pochi veri spunti utili ai potenziali lettori, su un tema insignificante, per quanto di presunta “attualità”.
In tutto questo, l’approfondimento sul fumetto dov’è?

Infine, spiace vedere come nessuna delle persone che ha dato un contributo a questa rivista abbia citato quella che, a mio avviso, è la più interessante, spiazzante e originale interpretazione dell’iconografia zombie nel fumetto degli ultimi anni. Una mancanza che è ancora più importante se pensiamo alla pochezza di spessore che il tema ha nel campo fumettistico. Si tratta di Girls dei Luna Brothers (Free Books), un serial horror-fantascientifico nel quale gli “zombie” sono splendide ragazze nude extra-terrestri. Certo, l'accostamento non è immediato, ma l'impianto narrativo ha un chiaro riferimento al genere, trascendendolo con un'efficace osservazione delle dinamiche sociali e relazionali. Di Girls tornerò a parlare. Degli zombie certamente no.
Per De:Code spero invece in un deciso cambio di rotta a partire da una scelta più oculata dei temi di approfondimento.


Girls (c) Luna Bros

2 commenti:

  1. Guglielmo,

    a volte le ciambelle riescono col buco, altre volte no. Sarà una di quelle volte...
    In ogni caso, non mi sembra che il taglio sia nozionistico. Informativo, semmai, e riconoscerai che comunque i pezzi trattano di argomenti che, seppure legati al tema, non sono proprio quanto di più ovvio per quanto riguarda gli zombie.
    Per quanto riguarda il pezzo di Recchioni, io l'ho trovato proprio ottimo: molto pratico e focalizzato. De gustibus...

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  2. Ciao Antonio.
    Apprezzo le vostre risposte (la tua qui, degli altri su comicus). Il punto è che il progetto De:Code potrebbe essere davvero interessante. E questo mio commento, ahimé assai negativo, vorrebbe esplicitare soprattutto una cosa: pensatelo bene, il progetto. Non banalizzatelo. Piuttosto, spostate la periodicità. Basterebbero 3-4 uscite all'anno ma essere anche più incisivi. Tra tutte le cose, a ogni modo, ce ne sono due che funzionano proprio male, a mio avviso: i numeri a tema e l'impaginazione. Ripensateli, ripensateci.
    Ciao

    Harry.

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