Carlo Peroni dovrebbe lasciare un segno nell’immaginario del fumetto italiano.
Io non so, non sono un esperto. Osservo da oltreoceano, invischiato da altri immaginari. Ma di Perogatt qualcosa deve restare. Eppure di lui, come di molti altri professionisti di vecchia data, non si parla mai.
Oggi scrive che basta, scrive che gli Editori non comprendono, che la loro professionalità e serietà è risibile, scrive che si dedicherà a restaurare botti, come durante la Seconda Guerra Mondiale. La Seconda…? Ma quanti anni ha Perogatt? Controllo, classe 1929.
Quanti autori di fumetti della sua generazione lavorano attualmente su riviste, periodici, mensili in Italia? Temo di non averne proprio idea. Saranno pochini. Sono pochine le riviste, i periodici, i mensili...
Che Perogatt faccia parte di quella parte di cultura fumettistica da dimenticare? Quella che non ha più spazio o ragion d’essere? Quella che il fumetto è artigianato, è (sotto)cultura di serie b, è un prodotto (de)generazionale.
Di Perogatt ricordo alcuni personaggi, Gianconiglio, Nostradamus, Nerofumo. Soprattutto mi ritorna il suo tratto e i tempi delle sue battute. Carlo Peroni è un professionista da tutti i punti di vista, anche quelli “negativi”, quelli che un purista definirebbe più commerciali, robetta da ragazzini e da mode, come il fumetto di Fiorello quando Fiorello era fenomeno di massa capellone.
Che Perogatt sapesse sollevarsi sopra alla mediocrità? In fondo, a ben guardare, la sua interpretazione grafica di Fiorello è luminosa e riuscita. Non so dire delle storie. Non ne ho lette.
Perogatt non ha scritto graphic novel, non lavora per Bonelli, che ha fatto della tutela dei suoi autori storici una ragione di vita; Perogatt ha continuato imperterrito a realizzare fumetti per bambini. Sentite bene come suona: “fumetti per bambini”. Terribile, vero?
Fumetti per bambini.
Che dignità c’è oggi nel realizzare fumetti per bambini?
Forse, a Perogatt spetta solo il compito di realizzare un feroce noir in bicromia con protagonista il suo Ispettore Perogatt. Forse troverebbe il suo spazio tra Igort e Loustal.
Linguaggi diversi.
Questa non è un’agiografia, ché la cultura italiana è piena di inutili creature sentimentali e fatti risibili (i funerali di stato per Mike B., il più grande presentatore italiano degli ultimi 150 anni, parafraso).
Non so cosa mi viene in mente. Non leggo nulla di Perogatt da decenni, forse da sempre. L’avviso di sfratto, per lui, nella mia mente, è arrivato da tempo. Ci penso, mi sembra quasi scomodo, questo Perogatt, quest’uomo che dichiara di sentirsi escluso quando forse è il tempo ad averlo escluso. Cosa cerca di fare, poi, con questa sua passione di internet a ottant’anni suonati?! Il tempo, proprio lui, in fondo sistemerà le cose.
Fumetti per bambini?!
Ma per carità, nessuno scrive più fumetti per bambini, oggi.
Harry
tutti i disegni sono (c) di Carlo Peroni
Ho letto le storie di Peroni per una buona decina d'anni. Ho collezionato il Giornalino fino al termine della scuola media, quando ho fatto il passaggio definitivo a Skorpyo e Lanciostory. E questa notizia mi lascia l'amaro in bocca. Peroni è solo l'ultimo di una lunga lista di autori "storici" che si sono visti dare il benservito... le vendite calano e (a ragione? A torto?) si tenta di svecchiare il giornale licenziando gli autori di lunga esperienza, ma (a quanto pare) non più capaci di entrare in contatto con le nuove generazioni.
RispondiEliminaCon la chiusura di John Doe, Trigger, Martin Hel e Squadra Speciale..., comunque, mi sembra che il problema non sia limitato solo ai 14enni, né solo agli autori over70.
Non è la crisi, non è colpa dei lettori (inutile prendersi in giro), qualcosa non va nel reparto creativo, in quello di promozione e, infine, di vendita.
non lo conosco, ma quei disegni non possono non piacermi essendo cresciuto (anche) con dei vecchi jacovitti di mia madre.
RispondiEliminaI fumetti per bambini poi li trovo fondamentali quanto i libri per bambini: è un periodo di tempo di sensibilità unica e irripetibile.
Tra i miei libri preferiti ce ne sono due, più su di celine,calvino e tutti i bulgakov immaginabili che hanno uno spazio e un tempo ben precisi: "la società dei gatti assassini" e "il dottor dolittle".
Superano qualsiasi altro libro per il fatto (devastante) che non posso più leggerli, al contrario di altri libri che ho letto da piccolo magari di rodari e simili che oggi posso sfogliare divertendomi quei due non posso più, non mi dicono più nulla, ma ricordo benissimo quanto mi piacevano e so che li ho letti più volte di qualsiasi altro libro (poi i bambini quando si fissano in questo modo sono capaci di rileggere un libro, rivedere un film per decine e decine di volte).
Non parlo di formazione del bambino, parlo di una dinamica della percezione per la quale una boiata indifendibile che leggi oggi, se letta 10-20 anni prima avrebbe potuto essere uno dei più grandi capolavori mai letti.
Questo potrebbe aprire un discorso piuttosto interessante riguaro il ruolo della critica: un adulto può sapere per esperienza e a grandi linee cosa è utile alla formazione di un bambino, ma non può spingersi oltre.
vero.
RispondiEliminacerte letture (ascolti, ecc.) appartengono solo a un preciso momento della nostra vita.
e la critica potrebbe rifletterci su.
harry