martedì 1 giugno 2010

Ombre e luci

(c) jim valentino


Le letture si condensano.

Insieme al recupero di Savage Dragon, sto tornando al passo anche con Invincible  di Robert Kirkman e in parallelo mi ritrovo a leggere Shadowhawk Chronicles di Jim Valentino.
La vecchia e la nuova Image supereroistica si incrociano allo specchio in narrazioni diverse ma simili.

Per inciso, l’edizione di Shadowhawk Chronicles grida vendetta. In stile Essential della Marvel (lunghi cicli di storie in corposi volumi stampati in bianco e nero su carta di bassa qualità), le campiture di nero e i toni di grigio che “fotocopiano” in b/n i colori originali sono completamente impastati. Il tratto di Valentino, di per sé già non particolarmente efficace sul piano dell’espressività, diventa piatto e scompare in una confusione di ombre che il nome del protagonista non può giustificare. Soldi spesi male, quindi. Eppure è l’occasione per leggere di fila i primi numeri di una delle serie milionarie (in termini di numero di copie vendute) che hanno dato origine all’avventura Image negli anni ’90, insieme a Savage Dragon, a Youngblood, a WildC.a.t.s., a Spawn, ecc.

Valentino ha molti difetti, primo tra tutti quello di seguire la necessità commerciale di imitare con le nuove pubblicazioni stili e cliché propri dei più famosi gemelli supereroistici di Marvel e DC. In secondo luogo uno stile di disegno stucchevole, nei numerosi riferimenti derivativi a quegli stessi cliché, che appaiono malamente digeriti. Rimasticati è forse il termine migliore. Una narrazione visiva più semplificata, meno vagamente “spettacolare” (inquadrature sbilenche, piani scomposti, vignette scontornate, splash page) e alla moda avrebbe giovato alla storia. In particolare perché Valentino non sembra, come detto, all’altezza, al contrario per esempio del pirotecnico Erik Larsen dei primi Savage Dragon o della vuota ma seducente eleganza di Jim Lee su WildC.a.t.s. Altro difetto strutturale è quello d’identità. Shadowhawk è l’ennesima variante del giustiziere mascherato nevrotico in stile Batman post Frank Miller: il monologo interiore in seconda persona, l’ambivalenza tra giustizia e giustizialismo, il conflitto personale tra le diverse identità, il contrasto con le forze dell’ordine, e l’insieme di riferimenti alla notte, al buio e al lato oscuro dell’esistenza. Valentino strizza entrambi gli occhi ai lettori, per rassicurare e compiacere.
Eppure, magia del fumetto popolare, l’autore dimostra un senso del ritmo efficace, una buona capacità di creare pathos e di incuriosire il lettore dietro alle pieghe del già letto, del già sentito. In particolare, il substrato iconico di riciclo funziona sul piano meta-narrativo, al punto da venire accettato e accolto come necessario ai fini della conduzione della storia. In poche parole, Shadowhawk rappresenta un modello riuscito (nel gruppo di modelli non riusciti: Youngblood, WildC.a.t.s., Spawn) tra le prime proposte Image, insieme alla molto più divertente e consapevole Savage Dragon. Anche perché, a disdetta delle probabili intenzioni di Valentino, compare qua e là tra le tavole la vocazione e il passato indie dell’autore, che lo avvicinano più alle proposte in bianco e nero che invasero i negozi specializzati negli anni ’80 che alle pubblicazioni patinate degli anni ’90.


(c) robert kirkman, ryan ottley


Per quanto riguarda la Image, invece, in questo piccolo gioco di specchi, credo che la consapevolezza e la maturità facciano oggi la differenza sul piano qualitativo, se non su quello delle vendite. Non ho le idee chiare rispetto alla politica editoriale della casa editrice nel suo complesso, che mi sembra strutturata su una serie di proposte caotica e troppo frastagliata. Però è avvenuto un salto in avanti decisivo: agli esordi c’era la necessità di scimmiottare e ripercorrere modelli consolidati (e già stanchi) di Marvel e DC, sia per ragioni di mercato che per capacità degli autori coinvolti; oggi c’è l’abilità di rinnovare quegli stessi modelli attraverso proposte fresche e aperte. Kirkman in primis ha compreso perfettamente che lavorare oggi sui supereroi al di fuori dei dinosauri della concorrenza offre un’opportunità unica altrove assente: il cambiamento, la sorpresa, il ribaltamento. Con Invincible Kirkman dimostra di poter fare tutto e il contrario di tutto, attraverso repentini cambi di marcia e sconvolgimenti narrativi che non appaiono come semplici trucchi utili a dare l’impressione del cambiamento e della novità, ma mettendoli in atto realmente. L’autore ottiene così due successi: scrivere storie davvero imprevedibili; restituire al fumetto di supereroi il suo valore originario, genetico, del divertimento intelligente. Il lettore non si sente ingannato perché non si prevedono ricorrenti ritorni alle origini e perché può gustarsi quello che è l’ingrediente essenziale del fumetto avventuroso, ovvero un’adrenalinica partecipazione emotiva. Se ci pensiamo, un lusso che Marvel e DC non possono più permettersi malgrado sia stato, decenni fa, uno degli elementi cardine del loro successo (in particolare, della Marvel degli anni ’60).

Harry

2 commenti:

  1. ciao harry, ti racconto una cosa della image, che magari già la sai ma te la dico lo stesso. molte delle nuove testate della image sono nate su un forum pubblico, uno dei tanti forum americani dove i disegnatori si scambiano opinioni sui propri lavori (cosa impensabile in italia). questo forum ha una sezione segreta dove lo scrittore ed editor Mark Andrew Smith ha invitato gran parte della blogosfera di disegnatori e fumettisti non professionisti, per creare storie brevi. così è nata l'antologia Popgun, nominata e vincitrice di harvey haward. dall'antologia sono poi venuti fuori interessanti progetti che hanno preso vita propria e sono diventati serie regolari. non solo, ha permesso agli editor di pescare in un parco di 4 volumi da 400 pagine l'uno di nuovi, giovani e bravi autori da utilizzare in progetti futuri. non so se questo dice qualcosa sulla politica della Image però mi sembra un gettare delle fondamenta solide per le pubblicazioni a venire.

    ho letto il primo numero della viltrumite war e non solo da polvere alle varie dark reign, siege, darkest night ma conferma come ryan ottley sia diventato in breve uno dei migliori disegnatori americani. non male per essere partito come rimpiazzo di cory walker.

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  2. Di Invincible ho letto solo i primi 3 tpb, ho quindi una visione parziale di questa serie. L'impressione che ho ricevuto è che l'autore ha utilizzato le stesse formule della Marvel di Lee e Kirby coniugandole in chiave moderna , segno che le buone idee funzionano e funzioneranno sempre. Certo bisogna capirle a fondo

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