Sto leggendo molti ricordi, pensieri, idee sulla dipartita assai inaspettata di Sergio Bonelli.
Una cosa è certa. Come Tex è rimasto dopo la morte del padre Gianluigi, così resterà un capitale culturale, umano e popolare dopo la morte di Sergio.
Ecco, il ricordo che mi sembra più forte, chiaro e, perché no, stimolante rispetto alle tante parole scritte su questo blog in questi mesi, è quello di Moreno Burattini, a cui ti rimando.
C'è un passaggio che mi ha colpito molto, per la sua chiarezza:
In sessant'anni, disse rivolgendosi ai suoi lettori, io vi ho talmente rispettato che mai vi ho inflitto una sola pagina di pubblicità. Bonelli era un editore puro: voleva reggersi con l'unica forza del suo lavoro, delle sue idee, delle sue storie scritte, disegnate e stampate su carta. Per questo è sempre stato fondamentalmente ostile anche al merchandising.Forse queste cose, ancora oggi hanno un senso. Che è molto di più del lettering fatto a mano, ma che è tutto dentro a quest'idea di dignità artigianale. La forza e la debolezza della Sergio Bonelli Editore erano in queste idee, in questa convinzione, in questa determinazione più grande di qualunque altra considerazione.
Harry
Penso che nessuno tema la fine dei fumetti Bonelli. Quello che rischia di sparire è questo concetto di etica che Sergio Bonelli aveva imposto. Molti non erano d'accordo, e credo che sul merchandising e simili non si potrà far nulla per evitare la deriva. Speriamo solo che non si arrivi a un Tex contro Godzilla...
RispondiEliminaNegli ultimi anni Bonelli (casa editrice) aveva affrontato alcune sfide: le miniserie, i romanzi a fumetti; sempre mantenendo l'ancoraggio privilegiato alle edicole. Ora scopriremo se e quanto Sergio Bonelli fosse One Man Band o se in Bonelli si è formato un gruppo dirigente capace. In questo, la società Bonelli è una buona metafora dell'approccio italico all'industria.
RispondiEliminasimone