Osservando Lucca Comics da lontano mi arrivano alla mente alcuni pensieri.
Come noto, Lucca è la manifestazione che richiama più pubblico in Italia, è tra le prime in Europa, ed è determinante nella quadratura del bilancio di molti editori. È anche il momento dell’anno in cui si concentrano la maggior parte delle pubblicazioni. Un flusso che genera una vera e propria saturazione, una bolla che prima di scoppiare si ridimensiona grazie al successivo, progressivo e lento defluire del flusso nelle librerie. Spesso, mi duole dirlo, nell’indifferenza generale.
L’altro giorno è venuto a trovarmi un amico, inconsapevole lettore occasionale di fumetto popolare. Lui, che lotta con la moglie per poter riempire la propria libreria di tre, quattro pubblicazioni mensili, nascondendosi dietro all’idea del collezionismo e di una presunta e fittizia rivalutazione dei fumetti che accumula. Lui, che dice alla moglie, compro fumetti nella speranza che un domani valgano di più. La moglie non è convinta, ma si confonde con la collezione di monete di suo marito, che a quanto pare conosce più trucchi di me. Lui, che entrato in casa mia è rimasto stupefatto dal numero di pubblicazioni, dalla varietà dei generi, dalla bellezza delle confezioni, dall’infinità mutevole degli stili. C’è una linea pressoché invalicabile tra il lettore comune e l’appassionato. Proprio come nella collezione di monete, o di francobolli.
Ma torniamo a Lucca. In questa impermeabilità culturale e, perché no, percettiva, gli editori cercano di trovare strade per sopravvivere. Le più impervie. Le più improbabili, a volte. Mi è stato raccontato di editori che hanno fatto bella mostra di sé con stand di rilievo, con un fiorire di nuove pubblicazioni (superiore alla decina di nuovi volumi), con gli autori provenienti da tutta Europa, se non da tutto il mondo, a dedicare i propri libri, dimostrando un dispiego di forze economiche e organizzative importanti. Mi è stato detto che questi stessi editori spesso non pagano i propri collaboratori occasionali, letteristi, traduttori, grafici. Vale a dire, coloro, i collaboratori, che cercano di muoversi in un sottobosco di prestazioni traballanti per trovare un’indipendenza economica all’interno di un mercato editoriale ridicolo. La scelta di questi editori è chiara e avvilente. L’autore in palmo di mano, i collaboratori come ultima ruota del carro. E se non piace, se ne cercano altri. C’è una professionalità editoriale che tarda a definirsi, ad affermarsi, per colpa di un contesto lavorativo da terzo mondo. I libri guadagnano poco, perché se ne vendono pochi, per cui si cerca di tagliare il più possibile sui costi fissi di produzione.
Ma il mercato è spaccato in due. Perché accanto a queste piccole realtà, che realizzano ottimi volumi con modalità discutibili, abbiamo professionisti che stanno sviluppando sinergie nuove, e passaggi che guardano al futuro. È l’esempio di Lizard/Rizzoli, che vende migliaia di copie con Taglia e Cuci di Satrapi, che sa valorizzare il patrimonio artistico di Pratt e sviluppa volumi da libreria che sanno attrarre il lettore occasionale (di libri, non di fumetti popolari). Questa apertura è tanto più importante quando si pensa che il bacino reale di potenziali lettori per i volumi a fumetti non è quello dei lettori di fumetto popolare, ma più probabilmente gli accaniti lettori di romanzi. A Lucca abbiamo visto anche la prima tappa dell’incontro tra Coconino Press e Fandango, che non potrà che far fare un deciso salto di qualità a Coconino in termini di visibilità, distribuzione e sinergie editoriali e promozionali. E mentre Giochi Preziosi Publishing realizza i primi passi con scelte non certo semplici, Kappa Edizioni torna a pubblicare volumi dopo quasi un anno di stop che non era passato inosservato. Il nuovo libro di Vanna Vinci, che ancora non ho in mano, è l’apice di un ritorno che spero duraturo. E tra Planeta, Panini, Bonelli, Star Comics non dobbiamo dimenticare quanti piccoli editori basano la loro esistenza sul proprio lavoro di service per questi editori, attività che permette a pubblicazioni di “resistenza” di poter vedere la luce, ma che sono appese a un filo, nella più totale incertezza economica. Basta stracciare un contratto, magari per ragione di un meccanismo di concorrenza sleale, per ritrovarsi immobilizzati. Nel vuoto.
Di tutto questo, Lucca Comics rappresenta una faccia, un anello. Tanto è rilevante la mostra mercato, o festival che dir si voglia, tanto è fragile e schizofrenico il sistema sul quale si innesca. E al lettore inconsapevole resta ancora, soltanto, la possibilità di inventare strane storie per motivare i propri acquisti regolari di fumetti.
O no?
Harry
Come noto, Lucca è la manifestazione che richiama più pubblico in Italia, è tra le prime in Europa, ed è determinante nella quadratura del bilancio di molti editori. È anche il momento dell’anno in cui si concentrano la maggior parte delle pubblicazioni. Un flusso che genera una vera e propria saturazione, una bolla che prima di scoppiare si ridimensiona grazie al successivo, progressivo e lento defluire del flusso nelle librerie. Spesso, mi duole dirlo, nell’indifferenza generale.
L’altro giorno è venuto a trovarmi un amico, inconsapevole lettore occasionale di fumetto popolare. Lui, che lotta con la moglie per poter riempire la propria libreria di tre, quattro pubblicazioni mensili, nascondendosi dietro all’idea del collezionismo e di una presunta e fittizia rivalutazione dei fumetti che accumula. Lui, che dice alla moglie, compro fumetti nella speranza che un domani valgano di più. La moglie non è convinta, ma si confonde con la collezione di monete di suo marito, che a quanto pare conosce più trucchi di me. Lui, che entrato in casa mia è rimasto stupefatto dal numero di pubblicazioni, dalla varietà dei generi, dalla bellezza delle confezioni, dall’infinità mutevole degli stili. C’è una linea pressoché invalicabile tra il lettore comune e l’appassionato. Proprio come nella collezione di monete, o di francobolli.
Ma torniamo a Lucca. In questa impermeabilità culturale e, perché no, percettiva, gli editori cercano di trovare strade per sopravvivere. Le più impervie. Le più improbabili, a volte. Mi è stato raccontato di editori che hanno fatto bella mostra di sé con stand di rilievo, con un fiorire di nuove pubblicazioni (superiore alla decina di nuovi volumi), con gli autori provenienti da tutta Europa, se non da tutto il mondo, a dedicare i propri libri, dimostrando un dispiego di forze economiche e organizzative importanti. Mi è stato detto che questi stessi editori spesso non pagano i propri collaboratori occasionali, letteristi, traduttori, grafici. Vale a dire, coloro, i collaboratori, che cercano di muoversi in un sottobosco di prestazioni traballanti per trovare un’indipendenza economica all’interno di un mercato editoriale ridicolo. La scelta di questi editori è chiara e avvilente. L’autore in palmo di mano, i collaboratori come ultima ruota del carro. E se non piace, se ne cercano altri. C’è una professionalità editoriale che tarda a definirsi, ad affermarsi, per colpa di un contesto lavorativo da terzo mondo. I libri guadagnano poco, perché se ne vendono pochi, per cui si cerca di tagliare il più possibile sui costi fissi di produzione.
Ma il mercato è spaccato in due. Perché accanto a queste piccole realtà, che realizzano ottimi volumi con modalità discutibili, abbiamo professionisti che stanno sviluppando sinergie nuove, e passaggi che guardano al futuro. È l’esempio di Lizard/Rizzoli, che vende migliaia di copie con Taglia e Cuci di Satrapi, che sa valorizzare il patrimonio artistico di Pratt e sviluppa volumi da libreria che sanno attrarre il lettore occasionale (di libri, non di fumetti popolari). Questa apertura è tanto più importante quando si pensa che il bacino reale di potenziali lettori per i volumi a fumetti non è quello dei lettori di fumetto popolare, ma più probabilmente gli accaniti lettori di romanzi. A Lucca abbiamo visto anche la prima tappa dell’incontro tra Coconino Press e Fandango, che non potrà che far fare un deciso salto di qualità a Coconino in termini di visibilità, distribuzione e sinergie editoriali e promozionali. E mentre Giochi Preziosi Publishing realizza i primi passi con scelte non certo semplici, Kappa Edizioni torna a pubblicare volumi dopo quasi un anno di stop che non era passato inosservato. Il nuovo libro di Vanna Vinci, che ancora non ho in mano, è l’apice di un ritorno che spero duraturo. E tra Planeta, Panini, Bonelli, Star Comics non dobbiamo dimenticare quanti piccoli editori basano la loro esistenza sul proprio lavoro di service per questi editori, attività che permette a pubblicazioni di “resistenza” di poter vedere la luce, ma che sono appese a un filo, nella più totale incertezza economica. Basta stracciare un contratto, magari per ragione di un meccanismo di concorrenza sleale, per ritrovarsi immobilizzati. Nel vuoto.
Di tutto questo, Lucca Comics rappresenta una faccia, un anello. Tanto è rilevante la mostra mercato, o festival che dir si voglia, tanto è fragile e schizofrenico il sistema sul quale si innesca. E al lettore inconsapevole resta ancora, soltanto, la possibilità di inventare strane storie per motivare i propri acquisti regolari di fumetti.
O no?
Harry
sarebbe singolare se questo fosse l'unico posto (e mercato) in italia dove il pressappochismo è la regola di vita delle aziende...
RispondiEliminama visto che è così in tutti i rami...
non vale mal comune mezzo gaudio, vale il concetto che anche il mondo del fumetto italiano è espressione di una serietà e professionalità (italiane) mediamente inesistente
sarà che non sono italiano.
RispondiEliminama questo punto di vista non mi rassicura per nulla.
harry
la fortuna è che non vivi in italia, non che non sei italiano
RispondiEliminacheers
Su Lucca non ho niente da ribattere, tanto vai dritto e chiaro al punto. Non sono invece del tutto d'accordo sulla presunta invalicabilità tra lettori e appassionati. E' una membrana permeabile, che concede osmosi, ma unidirezionale. Il lettore occasionale può, se mi passi il termine, evolvere in appassionato (appassionato, non collezionista - la distinzione è importante, perché questo sì, è un muro insuperabile).
RispondiEliminaCome sempre, occorrono però due cose: predisposizione alla curiosità e alla scoperta, e possibilità di accedere al materiale nuovo - basta avere anche un amico che legge Taniguchi, per dire.
Poi, per il resto, per me sei un oracolo che dispensa verità. ;-)
heike, intanto grazie. nessun oracolo, solo un osservatore.
RispondiEliminanel merito, hai ragione. il passaggio da lettore distratto ad appassionato è possibile, è sempre avvenuto e sempre avverrà. però, credo che tale passaggio stia diventando nel tempo sempre più complesso, per molte ragioni. più facile, a mio avviso, che un amante della letteratura si avvicini al fumetto attraverso qualche volume in libreria. perché? forse perché più il linguaggio, in questo caso conta l'attenzione per specifiche tematiche, per certi approcci culturali, ecc. ecc.
solo un'idea.
ciao.
harry