Per molti anni le strisce a fumetti statunitensi della prima metà del XX secolo erano irreperibili.
Cose da veri collezionisti, recuperate, conservate, ritagliate dai quotidiani nei quali erano stampate originariamente. Prima che il concetto stesso di volume a fumetti (inteso come formato, contenitore) o tradepaperback diventasse comune e di successo come negli ultimi dieci anni, qualche casa editrice rischiava una collezione di strisce. Si trattava di selezioni incomplete, per nulla organiche, spesso basate più sul concetto della reperibilità che altro. Per molti, molti anni, uno dei più grandi patrimoni della cultura popolare statunitense era invisibile, inaccessibile, dimenticata.
Come dicevo, c’erano i collezionisti. E c’erano gli studiosi. E poi vennero gli autori underground. Agli inizi degli anni ’70, moltissimi autori sconosciuti pescarono tra ristampe disordinate e vecchi quotidiani e riportarono all’attenzione del pubblico il mare magnum delle vecchie strisce. C’era insieme il gusto della scoperta e il senso di appartenenza a una elite. E c’era la volontà di dimenticare il fumetto supereroistico, che aveva immobilizzato il medium per molti anni, e ripartire da altre radici. Dimenticare insomma i vari Jack Kirby, Steve Ditko e compagnia, per ritornare a Winsor McKay, Frank King, Elzie Crisler Segar, George Herriman. Tale riscoperta, negli USA, corrisponde alla nascita di un nuovo senso di autorialità nei fumetti, ai cosiddetti art comics, all’affrancarsi dai tanti personaggi i cui diritti sono in mano alle grandi compagnie, per diventare a tutti gli effetti i proprietari delle proprie creature a fumetti.
Grazie alla forza di quegli autori, le strisce sono uscite dall’anonimato o dal sentito dire per diventare veri miti iconografici. Miti molto spesso irraggiungibili. Fino a pochi anni fa.
Oggi, nelle librerie specializzate di fumetti statunitensi, è possibile vedere un gran numero di volumi di grandi dimensioni, dal diverso formato, che ristampano in modo integrale, cronologico e con sensibilità storiografica alcune delle più importanti strisce della storia del fumetto. Alcuni di essi godono anche di una pubblicazione italiana: Popeye (Planeta De Agostini in Italia, Fantagraphics Books in USA), Krazy Kat (Free Books/Fantagraphics Books), Peanuts (Panini Comics/Fantagraphics Books), Little Nemo in Slumberland (001/Taschen).
Accolte con grande successo editoriale, le ristampe cronologiche hanno preso il largo in Nord America. Si può dire che non ci sia decade che non abbia la propria striscia rappresentativa ristampata in volumi. E così abbiamo Gasoline Alley e l’opera omnia di Calvin & Hobbes, Little Orphan Annie e Mary Perkins On Stage, Dick Tracy e Terry And The Pirates e così via. Ogni mese si aggiungono gemme su gemme. L’ultima che mi è arrivata in mano è Explainers: The Complete Village Voice Strips (1956-66) di Jules Feiffer. Per non parlare del Doonsbury della Black Velvet, prima operazione del genere completamente prodotta in Italia. Sembra la riscoperta di Atlantide. Un mondo sommerso che torna a vedere la luce. E che luce!
Da qui l’idea di raccontarvi alcune di queste ristampe nei prossimi mesi. Senza la pretesa di essere esaustivo né analitico. Ma con l’idea di offrire alcuni spunti di lettura per poter riscoprire questi capolavori.
Harry.